Il Fornaio

Rusalka


 Feci per accomiatarmi. Non volevo salire. [...] Cercava di convincermi con una sorta d'ansia, quasi di paura. [...] Una volta a casa sua, la conversazione stentò: non facevamo che passare da un argomento all'altro, oppure restare a lungo in silenzio... Feci qualche tentativo di andarmene, ma ogni volta Sergej saltava su trattenendomi, e intanto la sua inquietudine non faceva che aumentare. – Non te ne andare. Se sei stanco, mettiti pure a dormire. [...] Voleva aver compagnia fino al mattino. Aveva paura. Il suo terrore della solitudine era tanto forte che quando, verso le sei del mattino, me ne andai, svegliò sua sorella e la convinse a stargli vicina. – Siediti qui sul divano. Ti leggo qualche poesia. (Evgenij Sokol sugli ultimi giorni di Esenin)Parlava sempre al pluralema Io lo riconoscevo