Euskadi

MANIFESTAZIONE SABATO 7 MARZO BASTA VIOLENZA ALLE DONNE!!!TORINO


[7 Marzo] Siamo cittadine del mondo e andiamo dove ci pare!Tutti gli episodi di violenza che hanno accompagnato la cronaca degli ultimi mesi sono stati non a caso amplificati dai media in corrispondenza dell'approvazione del Pacchetto Sicurezza. Queste vicende hanno messo in luce quanto però sia distorto e falso il discorso pubblico sugli stupri e più in generale sulle violenze degli uomini sulle donne. Un discorso tutto al maschile, dove il corpo della donna è soltanto la posta in gioco dello scontro tra bande di uomini. Noi donne siamo prede da catturare o vittime da proteggere. Il governo ci promette sicurezza, che giustizia sarà fatta, che ci proteggerà. Una logica che quasi riproduce quegli stessi istinti che sono alla base dello stupro: l’idea che il maschio possa “dominare” sul corpo della donna, farne oggetto delle proprie volontà, dei propri desideri. L’obiettivo come al solito è di spostare l’attenzione: la risposta politica è più sicurezza, maggiore controllo del territorio. La politica istituzionale risponde disponendosi in assetto di guerra, minacciando di assediare le strade, le piazze, con tutti i “corpi di Stato”: poliziotti, militari, vigili dotati di pistola, polizia penitenziaria, Forestale, Guardia di Finanza. Questo approccio è devastante: cancella l’aggressore “in quanto uomo”, cancella la realtà statistica che conferma che la maggior parte degli stupri, delle molestie, delle violenze fisiche e psicologiche, avviene tra le mura domestiche, per mano di coniugi, amici, parenti. E poi innesca una reazione pubblica di razzismo e intolleranza nei confronti dei migranti. La violenza sulle donne diventa un problema di ordine pubblico. E il corpo delle donne un luogo pubblico su cui il governo fa le leggi, e per la Chiesa il terreno di una crociata feroce e spietata. Dall’aborto alla fecondazione assistita, dalle case chiuse alla pillola del giorno, ogni argomento è buono per metterci sotto controllo, per normare i nostri corpi, ridurre le nostre libertà. La violenza maschile sulle donne è un problema culturale, un problema che chiama in causa gli uomini. È una violenza che non ha colore, che non ha passaporto, ma che invece ha mille facce. La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio. NO alla VIOLENZA MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e repressive. In questi anni gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria, sessista, e razzista del nostro paese. La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella istituzionale: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo smantellando lo stato sociale. Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all’estero e militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute e indipendenza. Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i. Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono il posto di lavoro, e viene meno  un sistema educativo - il tempo pieno - che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimento e autonomia. L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e dell’università è di renderci sempre più precarie e meno garantite:mogli e madri “rispettabili” rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini. Non pagheremo noi la vostra crisi! Vogliamo reagire alla violenza fisica, psicologica, economica, normativa, sociale e religiosa agita verso di noi, in famiglia e fuori, "solo" perché siamo donne. Vogliamo dire basta al femminicidio. La VIOLENZA MASCHILE non ha classe né confini, NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura domestiche, e NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO MA E' UN PROBLEMA DI ORDINE CULTURALE E POLITICO! Ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che SIAMO TUTTE CITTADINE DEL MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE! SABATO 7 MARZO 2009 - MANIFESTAZIONE ore 15 in Piazza Vittorio (Torino)