IL BLOG DI EVA

LO SAI CHE SUCCEDE?


(Foto di Paul Banner)Lo sai che succede se, distesa sulla sabbia a prendere il sole, stringo forte le gambe?Sì che lo sai... succede che lo slip s’accartoccia un po’ al centro e si solleva... So che sei dietro di me, a meno di due metri, disteso sul telo. So che ti chiami Luca, o Gianluca. Che abiti proprio di fronte al mio palazzo, che hai cinque o sei anni meno di me e che ti fai le seghe quasi ogni sera sul piccolo bagno che dà verso la strada. Dovresti spegnere la luce, mentre lo fai, no? Oppure spostarti dall’altra parte della stanza, almeno. Oppure... oppure ti metti proprio tra la lampadina e la finestra apposta? No... non lo faresti. Non lo faresti, no, tu. Sei solo un pulcino, in fin dei conti. Un piccolo ed indifeso pulcino. So che sei partito con la tua moto da sbarbo per andare al mare, oggi. E so che t’ho seguito. Ho parcheggiato a venti metri da te. Mi sono presa l’aperitivo al chioschetto d’ingresso e mi sono stesa proprio di fronte a te, in modo che tu possa vedermi benissimo. Mi sono tolta la maglietta e le bermuda corte. Ho steso il telo e mi ci sono accomodata sopra, supina. Ho sollevato pian piano il reggiseno, per appoggiarlo vicino alla borsa. Ho steso due veli di crema, passando con cura le dita sulle areole e sulla punta dei capezzoli, fino a farli inturgidire. E poi mi sono stesa, iniziando a stringere forte le gambe. So che i tuoi occhi sono lì, fissi. Che seguono ogni mia contrazione di cosce. Che sbirciano, spiano, indagano, per spingersi fin dove è possibile. Dal monte di venere al pube. E poi più giù, sempre più giù. E dentro, sempre più dentro. So che le tue dita fremono. E vorrebbero sollevare la stoffa, per lasciarmi scoprire del tutto. Che vorresti guardare davvero quello che accende il tuo inguine e fa accelerare ancora il tuo battito. Che vorresti non avere pause e non avere tormenti. Che vorresti non doverti spostare più, per infilare gli occhi nei pertugi nascosti. Stringendo le gambe, oscillo il bacino, a destra e a sinistra, con calma. La stoffa si solleva di più. Il mio inguine si offre lascivo, glabro, in tempi sempre più lunghi.  So che sussulti. Che sei arrossito per ciò che ti s’ingrossa sotto al costume. Che stai stringendo anche tu, senza farti vedere, le gambe, per sentirti la pelle d’oca percorrere l’addome e sparpagliarsi sulla schiena, salendo verso le spalle. Mi eccita, il movimento sotto al tuo sguardo. Oscillo di più. E sento il clitoride prendere forza. Diventare prepotente e farsi largo, verso l’esterno. Sento gli umori sfiorarmi le labbra e colare, lenti e leziosi, verso il basso. Sento il calore farsi vampate; le vampate farsi contrazioni, sempre più forti. Ed i miei capezzoli sfidano il cielo, irridenti e vivi, mentre il mio sesso inizia a pulsare. So che ti senti il respiro pesante. Che non riesci a nascondere la voglia che cresce. Che vorresti stringere il pugno sotto al costume e scuoterti, fino a soffocare i gemiti. Per poter trovare pace. Mi alzo. Gli umori mi colano a fiotti leggeri, ma densi. Prendo il reggiseno, lo lancio verso di te, fingendo di volerti colpire. “Ciao, Luca!” ti grido. E me ne vado a fare il bagno. Chissà se avrai il coraggio di alzarti e raggiungermi subito...