Cuore e regole

La trascendenza


°°° Si parlava di teologia apofaticaLa ragione umana ha la capacità di conoscere Dio. Questa conoscenza è condivisa non solo da noi cristiani ma anche dalle altre religioni e filosofie umane perché l'essere umano stesso è capace di conoscere Dio. La nostra conoscenza di Dio rimane sempre limitata e ancora di più è imperfetto e inadeguato è il nostro linguaggio su Dio. Non possiamo parlare di Dio se non partendo dalla nostra condizione creaturale, dalla nostra esperienza e con similitudini e metafore secondo il nostro modo umano, limitato, di conoscere e di pensare. Nelle creature, nel creato in genere e in particolare in noi esseri umani troviamo delle somiglianze con Dio. Di conseguenza, noi possiamo parlare di Dio a partire dalle perfezioni delle sue creature. Non dobbiamo dimenticarci però che Dio trascende ogni creatura. Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio “ineffabile, incomprensibile, invisibile, inafferrabile” con le nostre rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del Mistero di Dio.Parlando così di Dio, il nostro linguaggio si esprime umanamente ed esprime in modo valido il mistero di Dio ma non può esprimere la sua infinita semplicità. Ci si deve infatti ricordare che “non si può rilevare una qualche somiglianza tra Creatore e creatura senza che si debba notare tra di loro una dissomiglianza ancora maggiore”, e che “noi non possiamo cogliere di Dio ciò che Egli è, ma solamente ciò che Egli non è, e come gli altri esseri si pongano in rapporto a lui”