Cuore e regole

Non cosa ma chi


°°° Analisi cristiana dell' ultimo post di Elisar81Continuando il discorso sul post di Elisa che invito a leggere vorrei porre in rilevo delle peculiarità dell'esperienza e della spiritualità cristiana. Mi soffermo sull'aspetto cristiano perché quello esoterico è camaleontico; è come l'Idra di Eracle: tagli una testa ne spuntano due.Mi soffermerò solo su alcuni punti ma il discorso meriterebbe di essere approfondito. 1) Il cristiano si distacca dal mondo per scegliere Dio, è Dio il suo unico interesse. Il cristiano si libera dal mondo e dalle cose che lo distraggono da Dio. Egli ha bisogno di fare spazio a Dio e permettere che Egli agisca nella sua intimità. Il cristiano entra nel deserto per potersi mettere in ascolto, per questo ha bisogno del silenzio interiore, è nel silenzio che la voce di Dio risuona. Il cristiano nel deserto impara a rizzare le antenne non solo per ascoltare la voce di Dio ma anche per ascoltare il grido del mondo. Il deserto non estranea il cristiano dal mondo ma trasforma il suo modo di sentirlo,  egli diventa sensibile all'uomo. La vicenda dell'umanità lo interessa,lo coinvolge e lo provoca. Le voci del mondo s'imprimono nella sua anima e feriscono il suo cuore e così che egli comincia ad assomigliare a Cristo crocifisso, specchio e punto d'arrivo per ogni cristiano. Cristo infatti non sale sulla croce per allontanarsi ma per avvicinare a Dio il nostro dramma.2) Il discorso del tempio è molto significativo per noi cristiani ed è un discorso molto ampio. Noi siamo tempio e sappiamo anche chi lo abita. L'inabitazione che avviene con il battesimo ci rende non solo una dimora. Non siamo solo un tempio che ospita passivamente la Trinità, noi stessi siamo cristificati attraverso il battesimo. Nel battesimo ci viene data una nuova identità e trasformata la nostra natura e noi veniamo divinizzati. Nella radice del nostro essere è impressa la natura divina indelebile e cristiforme. La purificazione consiste nel togliere ogni realtà che nasconde questa identità e permettere che questa identità cristica esca allo scoperto. Dio è quindi sempre presente nel tempio ma può rimanere velato, distorto o negato dalle nostre azioni. Noi quindi dobbiamo liberare ciò che siamo per dono. Dentro di noi c'è la "Forma" alla quale ci conformiamo e non abbiamo soltanto il "Progetto" ma anche Chi ci plasma.3) Nascere a nuova vita è una azione di Dio, noi non abbiamo il potere di diventare ciò che non siamo ma è Dio che lo fa in noi. Noi quindi dobbiamo lasciarci plasmare. Quindi si richiede che il cristiano sia duttile, docile alla Mano di Dio, siamo come argilla e Dio è l'Antico Vasaio. Noi rinasciamo quando iniziamo a vivere la vita di Dio. Quando incominciamo ad assomigliare a Cristo. L'umiltà in tutto questo processo non basta, bisogna anche possedere una virtù sorella e cioè la magnanimità ossia la consapevolezza della nostra dignità superiore e l'ambizione di esprimerla appieno. Bisogna quindi avere la consapevolezza che abbiamo una dignità divina e dei doni divini ma a questa consapevolezza deve unirsi l'umiltà che tutto ciò che abbiamo ci è stato dato in dono.Ne esce che tutta l'attività spirituale del cristiano, dal primo impulso alla comunione totale o matrimonio mistico (che differenza tra un matrimonio e la visione monistica dei esoterici!) si svolge come relazione sempre più intensa e trasformante di due persone libere, autentiche e uniche: noi e Dio.