Cuore e regole

Il paradigma cattolico


°°° Confronto tra cattolicesimo e protestantesimo 2 Questo tema è un po' più complesso e lungo e quindi lo tratterò suddividendolo in più parti. Mi fa molto piacere trattarlo perché mi permette di affrontare diversi aspetti di fondamentale importanza per il cristianesimo. Nel post precedente ho messo in evidenza come i protestanti hanno messo al centro la Scrittura. Facendo così però hanno perso il contesto nel quale e per il quale sono stati scritti quei testi e che dal punto di vista cattolico è invece fondamentale. La scelta protestante è  compensibile perché dettata dalla loro polemica verso la Chiesa ma ha provocato un enorme impoverimento del loro Deposito di fede. La loro impostazione dottrinale ed etica è carente di un aspetto fondamentale che io chiamerò aspetto esperienziale. La fede nasce dall’esperienza personale. La stessa Scrittura si basa sull’esperienza: l’esperienza di Abramo, di Giacobbe… prima ancora che Dio rivelasse il suo Nome-non-nome a Mosè l’ebraismo come religione è solo l’esperienza di una serie di patriarchi e poi di una famiglia che pian piano cresce di numero fino a diventare una piccola nazione.  L’esperienza viene vissuta poi interpretata, condivisa ed in fine scritta. La Chiesa nasce proprio dall’esperienza che gli apostoli e i discepoli hanno avuto di Cristo. Loro hanno vissuto un'esperienza determinante che ha sconvolto le loro vite, un evento che ha dovuto essere capito e interpretato. Ecco qui un testo molto significativo preso dalla Prima Lettere di Giovanni: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. (1Gv,1-4)Le Scritture sono il frutto dell’esigenza di trasmettere qualcosa che travalica non solo la capacità di esprimerla verbalmente ma di esaurirla con qualsiasi mezzo d'espressione umana: essi infatti cercano di dire a noi ciò che essi hanno toccato. Ciò che i discepoli hanno toccato non è semplicemente un corpo umano ma il Verbo della vita, nel testo citato si può intuire tutta la difficoltà di Giovanni a trasmettere questa realtà da lui provata e che va oltre il tangibile e visibile.  Ciò che essi scrivono quindi non esaurisce “l’esperienza Cristo” e la prima conclusione del Vangelo di Giovanni scritta ben 50-60 anni dopo confessa questa limitatezza:Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. (Gv 20, 30-31)Continua nel prossimo post