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Il diritto di morire - parte seconda


''Si', stiamo lavorando per intervenire''. Cosi' il premier Silvio Berlusconi ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se il governo stesse lavorando per intervenire sul caso di Eluana Englaro. L'assessore alla sanità della Regione Friuli Venezia Giulia dà lo stop alla casa di riposo 'La Quiete' di Udine, dove da ieri è ricoverata Eluana Englaro, ma la struttura sanitaria replica subito e dice di voler andare avanti nell'attuazione del decreto della Corte di Appello di Milano, in sintonia con i sanitari che assistono la donna. "Fino a quando saremo nella legalità non ci fermeremo", spiega l'avvocato della famiglia Englaro, Giuseppe Campeis. Ma il governo - a quanto si apprende in serata da fonti della maggioranza - sta ancora valutando anche l'ipotesi di un decreto d'urgenza per bloccare l'attuazione della sentenza della Corte d'appello che autorizza la sospensione della nutrizione artificiale della donna. E' la sintesi dello scontro che è esploso ancora una volta sulla tormentata e dolorosa vicenda della donna in coma da 17 anni. E' successo tutto in serata, a Roma, dove l'assessore regionale alla Salute, Vladimir Kosic, da sempre contrario all'interruzione dell'alimentazione ad Eluana, ha incontrato il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, manifestando le proprie riserve - ha riferito Roccella - sull'idoneità della casa di riposo udinese e sulla possibilità di affidare Eluana all'associazione 'per Eluana', sorta la scorsa settimana per l'applicazione del decreto dei magistrati lombardi. Per l'avvocato Campeis la casa di riposo invece è una "struttura confacente" all'attuazione del decreto dei giudici milanesi. Peraltro la volontà della Quiete di andare avanti è stata manifestata con una lettera scritta alla Regione nel pomeriggio di ieri. E Carlo Alberto Defanti, il neurologo che segue Eluana fin da quel tragico incidente stradale del 1992, ha confermato che la procedura - prevista e disciplinata dalla sentenza - potrebbe partire già oggi o, al massimo, venerdì. "Non è possibile sapere se Eluana soffrirà o meno - ha aggiunto - ma allo stato attuale della ricerca medica la risposta è no". 'Noi - ha aggiunto Campeis da Graz (Austria), dove si trovava per lavoro - ci fermeremo nel momento in cui c'é qualcosa di illegittimo o di illegale nella procedura o se, per ipotesi assurda, uscisse un provvedimento normativo che qualifica la condotta che stiamo tenendo come penalmente rilevante". Già a dicembre un atto d'indirizzo del Ministro Maurizio Sacconi aveva letteralmente fermato l'ambulanza partita da Udine per andare a prelevare Eluana nella clinica di Lecco. Nelle parole di Campeis è ritornata l'ombra di eventuali interventi legislativi o normativi e lo stesso Campeis stamattina, insieme all'anestesista Amato De Monte, che guida l'equipe sanitaria che segue Eluana a Udine, sarà alla Procura della Repubblica del capoluogo friulano, convocato dal Procuratore, Antonio Biancardi. Sui motivi e la natura giuridica della convocazione il riserbo è totale. L'incontro di Roma è servito anche a chiarire a Roccella i rapporti tra La Quiete, l'Azienda sanitaria di competenza, la 'Medio Friuli', e l'associazione 'per Eluana', definiti in un protocollo messo a punto nei giorni scorsi dai tre soggetti. "Il 'protocollo di morte' per Eluana Englaro è inapplicabile", ha detto Roccella al termine dell'incontro ribadendo che il decreto della Corte di Appello di Milano "é sostanzialmente incompatibile con le regole del Servizio sanitario nazionale". A Udine, intanto, proseguono le manifestazioni delle associazioni cattoliche "affinché Eluana possa continuare a vivere". Oggi un centinaio di persone della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, ha manifestato davanti alla Quiete. "Si vuole tornare alla cultura di Sparta - ha detto il responsabile generale, Giovanni Poalo Ramonda - dove solo i forti vivevano. Noi invece vogliamo essere la voce di chi non ha voce". Nel precisare "che siamo giunti alla mostruosità dell'amore che uccide", i manifestanti della Comunità Giovanni XXIII hanno chiesto che "a papà Beppino venga revocata la tutela della figlia perché il suo comportamento va contro la Costituzione che tutela la salute e il diritto alla vita". --------------------------------------------------------------------------------------------------------- Cosa dire? Se non che dissento profondamente con ciò che dice Berlusconi e la Chiesa. Soprattutto con quello che questo Don Benzi ci vuol fare credere. Tornare ai tempi di Sparta? Qui non si parla di una persona con una malformazione fisica. Qui si parla di una ragazza la cui vita è stata spenta diciasette anni fa. Non si parla di genitori crudeli che si vergognano della propria vita ma di gente che soffre da quasi vent'anni accanto a quel letto. Un uomo senza pensiero può considerarsi tale? Personalmente Credo in Dio, non prendete le mie parole come una forma di ateismo ma tutt'altro. Chi siamo per giudicare? Chi è la chiesa? Chi è Berlusconi? Siamo per caso Dio? Non credo.