FANTASIA E REALTA'

Non tutti sognano i muratori.


Entrai nell'ufficio del magazzino ancor mezzo vestito da cantiere con le scarpe antinfortunistica ai piedi e me la trovai lì ad attendere. Non bella, non brutta, più giovane di me di 1o anni o poco più. Seduta sulla scrivania a gambe aperte mi guardava torva. Lo sguardo sopratutto lasciava  inebetito, ti guardava come può guardati la cassiera del supermercato, quando capiti a far la spesa 5 minuti prima della chiusura del negozio, stanca e incazzata. Mentre mi guardava così, con il resto mi chiamava, facendo intendere che andava tutto bene, era d'accordo, mi invitava.  Spostando lo sguardo vidi la mano, lá in mezzo. Solleticava con le dita da sopra le mutandine  nere, scostando di un poco la stoffa per pizzicare, torcere tirare la pelle e la peluria. Solo allora perse di un poco l'arrabbiatura nel volto, lasciandolo cadere leggermente indietro e schiudendo la bocca. Titubante mi avvicinavo, mentre lei continuava nel suo gioco solitario, finché a vederla così  il mio turgore prese il sopravvento sul timore. Così senza tanti preamboli tirando giù solo la cerniera dei pantaloni la presi, tre quattro colpi, cercando la sua bocca che lei prontamente chiudette, senza donarmi nemmeno un bacetto. È mentre entravo e uscivo da lei, mi guardava, lucida, osservando la mia bocca, la mia pelle ed il sudore da esso trasudato, con disgusto nonostante i lamenti che uscivano dalla sua bocca. Finii gemendo o quasi grufolando, cercando la sua spalla ove appoggiare la testa, pensando gradisse un momento di tenerezza, quand'ecco che lei, con fare distratto, spostó le spalle scansandomi di lato per spendere dalla scrivania. Sistemando le mutandine mi guardó dall'alto in basso, nonostante la differenza di altezza fosse decisamente dalla mia parte e con voce secca disse solo " ho cercato una chiavata e quella ho avuto".