LA FATA IGNORANTE
Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.
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AndareCosì poco attento al suo amore, così egoisticamente attaccato al mio da farla morire. Si ecco, questo è accaduto, un distillato di pochi anni di vita rappresi in rigagnoli di sangue usciti dalle sue labbra dopo la tosse. E mi è testimone Luker'ja che aveva intuito prima di me che il suo ultimo guerreggiare altro non era che un balzo di riscatto ad una vita infelice. L'opporsi non era nella sua natura di donna calma e modesta, sempre troppo riservata per esprimere un'opinione, molto affidabile nel momento in cui dovevo riscuotere le solite cifre di pegno. Peraltro, non si sarebbe mai tenuta nulla per sè e mai protestato che le mancasse alcunchè. A volte mi fermavo ad osservarla prima di entrare in quella stanza dove lei era seduta al tavolo e dove vicino, solitamente, sedevo anche io. Lei credeva davvero che tutto sarebbe rimasto così, immutato e cristallino fino a sessantanni circa. All'improvviso compaio io, il marito, e al marito occorre l'amore. Che equivoco. Che cecità, la mia. Così poco attento alla delicatezza delle movenze della sua anima perchè distratto dal contollo ossessivo della sua fedeltà, mentre andava a discutere sul prezzo imposto dai miei favori, per me e i miei affari, da non accorgermi che caderle improvvisamente ai piedi e baciarglieli dopo averla guardata estasiato fosse l'errore più grande che potessi fare, tale, addirittura, da spingerla alla morte. Luker'ja annuisce mentre vaneggio e non mi degna nemmeno di un abbraccio consolatorio. Ma non mi risparmia la sua presenza grave dietro le spalle: lei sapeva ma non poteva spiegare cose che non vanno spiegate. Scioccamente poco accorto nel non trattenermi a raccontare il mio entusiasmo ogni volta che provavo impeti d'amore per una sua dimostrazione di carattere, salvo poi spiegarla con il buonistico concetto di ribellione intelligente. E non ho mai pensato invece che di sanguigno quel corpo avesse il cuore, non la testa. Lei mormorava sempre che esageravo di fronte a tali esternazioni passionali maldestramente argomentate. "Vi prego, mi confondete" ricordo che sapeva solo sempre rispondere così. Avremmo potuto accomodarci, ma lei ha preferito voltarmi le spalle e volgersi alla finestra. Avremmo potuto riacclimatarci e lei avrebbe potuto capire.. Capire. Luker'ja si china e mi sussurra all'orecchio, incurante degli ospiti che tolgono l'ossigeno alla stanza: " Non avete ancora compreso voi.."
(liberamente ispirato da La Mite, F. Dostoevskij)
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il 20/05/2024 alle 17:20
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