LA FATA IGNORANTE

L'era del Qualsiasi


(IV)“Chi sono tutti?” rispose lei,  “Mi vuoi forse dire che per queste persone non è QA, l’Era del Qualsiasi? Avanti, chiedi alla signora del b and b, che giorno è e che anno è. Avanti”. Giuseppe si zittì ma non per essere stato contraddetto. Si fece cupo e sussurrò: “Come, non dirmi che non lo sai. Oggi, nel vederti in bagno, ho pensato tu lo sapessi, ho sperato tu lo sapessi…”. “Cosa, Giuse, cosa? Potresti essere un po’ più resiliente apertamente più o meno?”. “Smettila di parlare come quei cretini al lavoro! Quaffuori tutti fingono di capirli, perché se si accorge Lui che le cose non girano come vuole…”. “Giuse, lui chi? Stai vaneggiando, farneticando, pullulando, che c’hai?”. Giuseppe si era fatto scuro ma proseguì abbracciando tutto il coraggio che poteva avere: “Nessuno possiede più un giorno, i mesi non esistono più e gli anni sono diventati QA perché non abbiamo più scelta. Anzi, non l’abbiamo mai avuta veramente, se esiste un veramente, se esiste una realtà”. Giuseppe faticava a proseguire e si affidò all’energia di un gesto del braccio verso l’alto per sottolineare le fievoli parole: “Guarda bene il cielo, se ti capita. Se lo osservi per almeno un minuto o quello che ti ricordi essere stato un minuto, puoi scorgere un buco. Facci caso. Stiamo andando verso una fine, dicono i vecchi perdenti e gli ultimi. Alcuni addirittura raccontano di aver visto oltre il buco nel cielo la grossa mano di un infante intenta a ravanare le cime degli alberi e ad incastrarle come si fa con i lego. I rigurgiti di realtà che abbiamo potrebbero essere i sintomi di un inizio di consapevolezza, anzi, lo sono.” Giuseppe non si reggeva più in piedi e si accoccolò seduto sul marciapiede dell’angolo della strada in cui si erano fermati a discutere. Lei lo imitò, rivolgendo lo sguardo al cielo, cercando di non perdere l’equilibrio e al contempo di trovare la misura di un minuto per poter scorgere il varco. In quel momento, al di sopra di ogni traffico stradale, voce, schiamazzo, musica a tutto volume e continuo squillare dei telefonini, risuonò forte un gemito, si sentì un puzzo terrificante di merda e dalla montagna si alzò un tumulto di sabbia e polvere. Era opera di un bambino e doveva averla fatta, la marachella di aver sradicato troppi alberi e la cacca fuori dal pannolino.