LA FATA IGNORANTE

Trattatemi come un oggetto


(II)Non appena riaprii gli occhi, dopo aver visto scomparire mio padre a braccetto con una ballerina di danza del ventre, vidi gli occhi a palla di uno strano personaggio, vestito di rosso e arancione con i capelli sparati in aria. L’immagine mi spaventò a morte ma non ebbi nemmeno il tempo di emettere il primo vagito che il tipo già mi faceva volteggiare in aria, inclinandomi verso una fonte di luce chirurgicamente diretta. Farfugliava aggettivi come "elicoidale", "ritorto" e "a spatola" e si affannava come se fosse in cerca di ispirazioni ulteriori. Avevo freddo e credo comprese presto il mio stato, poiché si affrettò a coprirmi riponendomi nella mia custodia originaria, dove tornai a sentirmi al sicuro. Di tanto in tanto mi approvvigionava di liquidi, tanto che iniziai ad affezionarmi a quello che ormai consideravo il mio papà a tutti gli effetti.