LA FATA IGNORANTE
Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.
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Nella penombra degli ombrelloni infuocati dal sole di un tardo agosto, pensava: "Basta uccidermi e smembrarmi per scoprire un segreto dietro le rovine. Nessuna dottrina né maestro mi potrà più istruire, né alcuna scuola". Si guardò attorno come fosse la prima volta. Il cielo qui era azzurro, là giallo, più oltre verde e la sabbia si mischiava nelle narici irritate dal tabacco. Tutto ciò, il giallo e azzurro, tabacco e sabbia penetrava per la prima volta la sua vista. Non era più l'incantesimo e il velo di Maja, non era più insensata e accidentale molteplicità del mondo delle apparenze da superare con il pensiero filosofico della relativizzazione dell'io: l'azzurro era l'azzurro, ma anche giallo e questo andava bene e s'accordava con la vista e le narici. Il libro era letto e le pagine ingiallite.
Nella mezza penombra, lui giaceva in dormiveglia. Presto i suoi piedi si trovarono al sole e lei glieli coprì con un lembo di asciugamano che le avanzava. Ogni tanto lui si ridestava per il passaggio di qualche donna in topless. In numerosi momenti della giornata, lei avrebbe voluto fermare il suo tempo con un gesto pacato e volontario, ma la bellezza delle onde che si infrangevano sulla spiaggia le farfugliava di lasciare andare. Sempre, lasciare andare.
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