Creato da EasyTouch il 05/09/2008

LA FATA IGNORANTE

Per chi ignora, le colline sono sempre in fiore.

 

Messaggi di Maggio 2024

II. Felicita la stupida

Post n°1129 pubblicato il 06 Maggio 2024 da EasyTouch

Cosa dire di Felicita la stupida, un caso semplice.

Le ultime visite cui si era diligentemente sottoposta con il suo usuale animo pacato, avevano rivelato danni al tessuto ippocampale e diversi problemi nel funzionamento dei neuroni specchio. Non erano a lei infrequenti episodi di deficit di memoria e disorientamento e sempre più spesso accadeva che mostrasse segni di amnesia anterograda, cioè incapacità di formare o mantenere nuovi ricordi. Continuamente sottoposta ad overflow di informazioni senza poterle passare a setaccio, non riusciva a mettere a fuoco i suoi pensieri e nemmeno le sue voglie, incapace di distinguere desideri da necessità. Il motore le batteva nella pancia che rifletteva immagini generate dalla testa ma senza alcun collegamento, sintesi e ritenzione-o ritegno? Ogni discorso ascoltato, ogni dialogo faticosamente sostenuto erano come un fiume veloce, un rapido passaggio di corrente dal gruppo elettrogeno che correvano ogni volta sempre più in là oltre il limite invalicabile anche a se stessa. Nessun filtro di protezione, nessun filo spinato a segnare i confini. Ambiente o struttura? Ambiente che vince e assedia la struttura. Ordine? Non poteva imporre nessun ordine. Ogni informazione la entusiasmava, tutte la facevano rattristare, ognuna di loro la faceva morire ogni volta. Ma ogni giorno lei ci rinasceva sopra. Ogni prossima parola, ogni azione da compiere era per lei a poco prezzo, prive di peso, consistenza e conseguenze.

Gli ultimi accadimenti e queste anamnesi non furono affatto una sciagura, ma l'occasione per dare l'ultimo giro al chiavistello del portone che la separava  dal mondo. Felicita riusciva ad essere quello che era sempre perchè non sapeva esistere in maniera diversa dal sopravvivere.

 

 

 
 
 

I. Sapphire, ormai

Post n°1127 pubblicato il 02 Maggio 2024 da EasyTouch

Ormai divenuta pietra preziosa scintillante e luccicante, contro ogni sua precisa volontà e previsione, si apprestava ai suoi soliti compiti obbligati. L'animo affascinante ormai la superava travolgendola: quel giorno la grazia e femminilità innate impallidivano di fronte alla forza e determinazione infuse da un vento proveniente da un altro emisfero, forse da un punto del mondo in cui lei non sospettava di vivere una vita in prima linea. Ormai non le importava più niente. Se mai le fosse mai importato davvero e questa era la domanda che le arrovellava i circuiti cerebrali soprattutto dopo essersi masturbata. Accadeva di rado, come di rado accadeva che si sentisse compresa e presa dentro la sua relazione. Anni a pensare e a credere di essere uscita difettosa dalla fabbrica. Certo, poteva essere, ma quel pensiero che anni addietro la portava a rimedi e pozioni magiche da ingurgitare per guarire, adesso si affacciava come una possibilità, una strada aperta, uno spiraglio che solo lei vedeva, dove tutti vedevano mancanze o, peggio, dove tutti non vedevano proprio un bel niente. 

"E se fosse che quei tutti siano privi di occhi? Non ciechi, proprio deoculati?"   

Questo era il nuovo punto di partenza. Le strade neuronali che si era costruita pazientemente tra lamette e tagli sulla pelle avevano generato un baccello. Il seme rimasto nascosto nella terra umida e buia aveva partorito se stesso in una piccola protuberanza che tendeva alla luce. Ma tutto era ancora celato nel rassicurante umido del terriccio dei compiti quotidiani, nel ruolo di affidabile e presente compagna. Non era un problema, quell'abito ormai sdrucito lo aveva indossato appena nata, sulla pelle fresca e le fibre dure l'avevano ormai levigata fino alle ossa. Era allenata a non sentire dolore e anche a negarlo. La svolta delle nuove strade neuronali però, ormai, era di poter scegliere se sentire e soprattutto per chi sentire. Si voltava a guardare la stanza in disordine mentre contava il tempo che le rimaneva prima di adempiere ad un obbligo scelto, uno dei tre di cui aveva deciso lei, senza alcun sentimento se non quello che dichiarava con ipocrisia. Si voltava e si compiaceva di quanto poco ormai riuscisse a sentire dentro, e di quanto fosse fiera di quel poco rimasto solo per lei, dopo anni di vagabondaggio nelle proprie viscere e pieghe del pensiero. Di quanto niente le importasse più di quel tanto, il tempo di dover adempiere al compito e poi null'altro, non ormai, ma finalmente.

 

 
 
 

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