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Addio Professore

Post n°23 pubblicato il 04 Ottobre 2005 da Giginho_10

GENOVA, 3 ottobre 2005 - E’ morto così, da un momento all’altro, in diretta, senza saperlo, senza immaginarlo, senza prevederlo - lui che tutto sapeva, immaginava e prevedeva -. Franco Scoglio è morto lunedì sera, in tv: non davanti alla tv, come uno spettatore qualsiasi, ma nella tv, dentro lo schermo, dentro uno studio, con il microfono attaccato alla giacca, la spia rossa accesa, gli ospiti collegati per telefono, la pubblicità che smorza le polemiche ma non gli infarti. E’ morto parlando di calcio, che era la sua passione, la sua vita. E’ morto - viene da dire - per troppo calcio, per troppa passione, per troppa vita. E’ morto pensando e parlando del Genoa, che era la somma di tutto questo: calcio, passione, vita e, in quell’istante, addirittura morte.
In fondo, avrebbe detto Scoglio, la morte è nient’altro che l’ultimo atto della vita, un gran gol in zona Cesarini. Scoglio è morto negli studi di Primocanale, emittente tv di Genova, ospite del programma intitolato "Gradinata Nord" e a Marassi la Gradinata Nord è la cattedrale del tifo rossoblù, un monumento storico, nazionale, umano, un coro di 15 mila cuori, anime, fantasie. Aveva avuto una vivace discussione per telefono con Enrico Preziosi, patron del Genoa. Poi un malore. Il cuore, si dice sempre, in questi casi. Un bicchiere d’acqua, no, programma sospeso. Soccorsi. Niente da fare. Si è capito subito che stavolta non ci sarebbe stata nessuna ripartenza, solo un maledetto fuorigioco.
Facile dire, adesso: quelle trasmissioni, quei processi, quegli appelli sono dei falò, degli incendi, sono dei festival di ugole e giugulari, sono il peggio del calcio. Aria fritta, aria marcia, malaria. Sono dei teatrini, dove si arrabbiano e s’insultano, poi appena s’interrompe il collegamento, tarallucci e vino, caffè e brioche, pacche sulle spalle, ciao ci vediamo la prossima settimana. Ma Scoglio no. Lui ormai frequentava più gli studi che i campi, e di questo si dispiaceva. Ma per fingere, non fingeva mai. Non parlava per contratto, non obiettava per soldi, non discuteva perché costretto. Lui, di quei teatrini televisivi, era l’unico personaggio vero, autentico, originale. Tuonava, sognava, sempre soffriva, raramente rideva.
Scoglio era così com’era: burbero, vulcanico, scoppiettante, ciclopico e ciclonico, probabilmente folle, o comunque attraversato da qualche vena di pazzia, intesa come quel territorio oltre la frontiera della normalità, e certo della banalità. Era provocatore, integralista, scontroso. Lo dichiarava lui stesso: "Voglio essere antipatico, scorbutico, rispettato e, possibilmente, odiato". Ma era se stesso. Era Scoglio. Era il Professore. Prendere o lasciare. Era quello capace di metterti le mani addosso, ma nel senso di un abbraccio, fatto con le braccia, appunto, però sentito e vissuto e dettato dal cuore. Era quello pronto a frugare nella memoria e ripescare un antico articolo, ormai dimenticato perfino dagli archivisti, ma non dai labirinti e dai meandri della sua formidabile memoria, e poi abile a selezionare un aggettivo usato, e - per lui - sbagliato.
Era quello disposto ad abbandonare la famiglia e trasformarsi in un carcerato per studiare il sistema dell’uomo in più. Era quello che rispondeva, quasi svogliatamente, al telefono, "hello", e poi ti travolgeva con uno tsunami di schemi, giocatori, formule. "Ad minchiam" l’ha inventato lui. E poi zona sporca, meccanismo di pressing a L rovesciata, 21 diversi modi di battere un calcio d’angolo. Stupiva, scopriva, sorprendeva. Spiazzava. Era quello che ha evangelizzato e colonizzato la Tunisia, e la fotografia che gli stava più a cuore era quella in cui lui, seduto, firmava autografi e regalava carezze a bambini che indossavano magliette come quelle di Khaled Badra e Hassen Gabsi.
Era quello che i calciatori li allenava facendoli giocare a rugby, che al suo pupillo Ruotolo spiegava "vedi Collovati, vedi com’è bello, lui può fare tutto, tu invece no", era quello che diceva che "la squadra dovrà tirare fuori gli attributi fino a farsi venire la prostata", era quello che alla morte di Signorini era un po’ morto anche lui. Era quello che studiava le lingue, dall’inglese all’arabo, pronto a rituffarsi in campo, sulla panchina, alla lavagna, era quello che pensava che il pallone avesse una sua musicalità, era quello che una sera in Gazzetta ha preso carta e penna e scritto: "La formula del calcio è spazio per tempo diviso 2". Era quello che confessava: "A volte penso che Gesù Cristo sia rossoblù". A quest’ora avrà finalmente trovato la risposta.
di Marco Pastonesi

 
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Commenti al Post:
Blasco_Genoano
Blasco_Genoano il 05/10/05 alle 06:16 via WEB
Grazie di avermi dato la possibilità di leggere questo articolo, descrive perfettamente il Nostro Professore.
(Rispondi)
 
Giginho_10
Giginho_10 il 05/10/05 alle 15:24 via WEB
Grazie a te x il sentito contributo alla memoria di un grande uomo di calcio.
(Rispondi)
Blasco_Genoano
Blasco_Genoano il 05/10/05 alle 06:17 via WEB
Ciao Professore!!! Non dimenticheremo mai gli anni passati insieme, tutti i momenti felici e quelli meno, le grandi gioie che ci hai dato ed i dispiaceri quando te ne andasti. Sei sempre stato nei nostri Cuori e sempre lo sarai! Vola in alto, vola lassù come il Vecchio Grifo, a guardarci a fianco del Nostro Grande Uomo e Grande Capitano Gianluca, del povero Andrea Fortunato, insieme a Edo, allo Zio, Spagna, Bacci e tutti i Grandi Amici Rossoblù che per il Genoa o altro ci han lasciati con un grande vuoto. Lassù sapranno accoglierti nel migliore dei modi. Mai il nostro Cuore dimenticherà l'esultanza sotto la Nord in quel mitico derby... nessuno mai potrà scordare Tu che picchiavi sulla testa di quegli sconsiderati che già allora, all'epoca della mitica promozione, ti facevano Volare esultanti verso il Cielo; nessuno mai i mitici 50 diventati 51.. Ciao Mitico Prof, insegnante di lezioni di vita, già quando venivi al liceo per parlare di sport e vita, sempre con quella verve, con quel calore. Ed i tuoi discorsi sempre controcorrente, ma spesso nel giusto, sicuro di te e dei tuoi ideali come pochi oramai. Ciao Franco, ci lasci un gran vuoto nel cuore, ma sappiamo che da lassù potrai sicuramente accudirci ancor più di quanto non potessi fare in questo strano mondo che spesso ci priva, senza senso nè spiegazioni, di persone importanti come Te, che resteranno sempre nei Cuori di Tutti Noi che abbiam avuto la fortuna di poterti vivere da vicino, perchè son le persone come Te che Vivranno Per Sempre!!! Ciao Prof!! Tutti i Genoani (son convinto) amavano seguirlo nelle trasmissioni alle quali prendeva parte, perchè amavamo quel Suo modo di portar avanti le sue idee, a volte pazze, spesso controcorrente, ma altrettanto spesso vere e valide, che ci ricordavano quel Grande Uomo che avevamo avuto la possibilità di vivere da vicino, fieri di aver condiviso con Lui parte della nostra vita sportiva, Grati che Lui l'avesse voluta condividere con noi, Grati di quello che per noi aveva fatto, Grati a Lui di esser entrati così tanto nel Suo Cuore. Ciao Franco, non sai quanto ci sei mancato, non sai quanto ci stai mancando ora che sappiamo che non ci sarai più. Forse ora da Lassù lo stai sentendo. Lo spero tanto.
(Rispondi)
volandfarm
volandfarm il 24/03/09 alle 22:09 via WEB
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