FEDELISSIMI GRANATA

Cairo lascia il club? Macché, raddoppia: chiamato Colantuono


 GIANLUCA ODDENINO TORINOI giocatori e il tecnico si nascondono negli spogliatoi, i tifosi contestano tutti e Cairo scappa dallo stadio prima della fine della partita. Nel Toro il copione non cambia mai, ma questa volta il film si conclude con un fallimento sportivo e societario senza precedenti. Perché questo significa arrivare ottavi nella serie B meno competitiva di sempre, neanche qualificarsi ai playoff promozione ed avere una prospettiva futura pari allo zero. Una pagina nera così segna anche il punto di non ritorno della presidenza Cairo, oltre che fare a pugni con quella convinzione espressa a inizio stagione: «Questo è il Toro più forte della mia gestione», disse il patron. Il campo e la sfiducia popolare hanno detto il contrario.Ora per Cairo si apre un bivio: vendere il Toro al primo che passa o ripartire per la terza stagione consecutiva in B? La domanda alberga nel mondo granata, ma i primi segnali sarebbero quelli di voler proseguire e dare il via a una nuova rivoluzione. O forse meglio definirla una restaurazione, visto che nei giorni scorsi Cairo ha preso contatti con Stefano Colantuono per un clamoroso ritorno a Torino.Il tecnico dell'Atalanta difficilmente proseguirà nell'avventura bergamasca e non andrà neanche a Genova, sponda Sampdoria, visto che è stato ingaggiato Atzori. Per questo l'ipotesi granata è forte e concreta, a meno di una sollevazione popolare nei suoi confronti. Colantuono, infatti, negli spogliatoio di Brescia subito dopo la finale promozione persa un anno fa, ferì i tifosi del Toro parlando di «un ritorno a casa» per annunciare il suo passaggio ai nerazzurri neoretrocessi. Cairo, però, ha capito che Colantuono è l'uomo giusto ed esperto per tornare in serie A e adesso è pronto a riaffidarsi nuovamente a lui per centrare l'obiettivo. Il destino di Lerda, infatti, è già stato scritto e il suo sogno granata si è trasformato in un incubo che porterà al secondo esonero in una sola stagione. A meno di improvvise dimissioni, ma ieri sera il tecnico non le ha presentate e, senza metterci la faccia, ha lasciato l'Olimpico come se niente fosse.Con il possibile ritorno di Colantuono, a rischio di siluramento c'è anche il ds Gianluca Petrachi. Non solo per incompatibilità ambientale, ma per la volontà di fare piazza pulita a tutti livelli da parte di Cairo. «Io non mi sento in discussione - ha risposto ieri il dirigente granata - e poi perché dovrei dare le dimissioni? Penso di aver fatto il mio lavoro con onestà e professionalità».Neanche le due mancate promozioni lo smuovono dal suo ragionamento. «Io ho preso il Toro a due punti dai playout - aggiunge Petrachi - e l'ho portato alla finalissima. Quest'anno il problema erano le zavorre economiche che ci hanno penalizzato sul mercato e la gestione del gruppo». Ogni riferimento a Di Michele, Pisano, Diana, Loviso e compagnia non è casuale. Però non può giustificare un fallimento totale. «Errori ne abbiamo commessi - ragiona -, ma non abbiamo sbagliato il mercato e questo Toro, se Cairo chiudesse i battenti, non va in fallimento. Non abbiamo milioni di “puffi” (di debiti, ndr) e si è sempre guardato al bilancio».Su cosa farà Cairo, Petrachi non si sbilancia ma lascia aperta la porta: «Il Toro deve andare avanti e da quando è in vendita, non c'è stato nessuno che si è presentato dal presidente. Ora bisogna ripartire per fare una squadra che torni in serie A». Il ds sembra sicuro di restare in sella, ma su di lui si allungano le ombre di Pradè (fuori dalla Roma) e quella dell'ex Salvatori (un altro ritorno clamoroso). In ogni caso c'è da rifare un Toro (mezza squadra è in prestito) e fare cassa con la cessione di Bianchi (il Parma è in pole e Petrachi dice «Sarà difficile tenerlo, vedremo che offerte arriveranno») per evitare un'altra figuraccia così.