FEDELISSIMI GRANATA

Il Toro non c'è più


 MARCO ANSALDO TORINONeppure la soddisfazione di entrare nei playoff, magari per uscirne all'ultimo atto come l'anno scorso, però con una scarica di adrenalina e di speranza. Il Toro ha concluso così, a secco come l'aveva condotta, una stagione malinconica quanto una gita al lago in un giorno di pioggia. La sconfitta con il Padova è stata avvilente al punto da non scatenare la rabbia incontenibile dei grandi tradimenti: la gente ha sfollato rassegnata dopo un applauso sportivo ai veneti che festeggiavano il 2-0 e gli ultras sono rimasti minacciosi a bordo campo senza invaderlo almeno finchè Rolando Bianchi non ha avuto la bella pensata (o gliel'hanno suggerita) di dirigersi verso la curva con l'aria contrita e il capo cosparso di cenere. Non l'hanno fatto avvicinare. «È stato un fallimento completo», commenterà in lacrime.Di scuse postume non sanno più che farsene i tifosi del Toro che si sono poi fermati fuori dallo stadio per contestare Cairo e la squadra. Per il terzo anno consecutivo vedranno la serie B, frequenteranno Gubbio e Nocera Inferiore invece di San Siro, respireranno l'aria di un calcio senza glamour al quale è difficile affezionarsi almeno per chi ha ancora nelle narici il profumo di una storia diversa. Il problema è che il Toro si sta ormai radicando nella B più di quanto non facciano le provinciali che una volta guardava dall'alto: con la prossima saranno 10 le stagioni vissute in questo purgatorio negli ultimi 20 anni e per uscirne non bastano un nome e il passato. Servono scelte intelligenti che sono diventate un optional.Ieri guardavamo i granata rotolare faticosamente in un match che dovevano solo vincere e non capivamo come pensassero di farlo. Certamente non con il ritmo e l'aggressività, due sostantivi che non appartengono al vocabolario di Lerda: c'è più fluidità nella corsa di un treno per pendolari che in un'azione passata per i piedi di Budel e De Feudis, per di più in inferiorità numerica contro il centrocampo del Padova.Non esisteva il pressing, non funzionava lo spunto sulle fasce dove Pagano non piazzava un cross e Gabionetta invogliava a chiedere perché Petrachi si sia infervorato per comprare un'ala la cui caratteristica è di sbattere sempre la palla addosso all'avversario più vicino. La difesa reggeva, la manovra offensiva brillava invece per casualità. Il Padova è una squadra qualunque. Se vincerà i playoff (primo avversario il Varese), dovrà cambiare moltissimo per sperare nella permanenza in A. Eppure Dal Canto, che l'ereditò quasi in zona di pericolo, l'ha inquadrata attorno alla regia di Italiano e l'ha fatta funzionare: idee semplici ma con un filo conduttore che nel Toro non si vede. Questo è il vero fallimento di Lerda.Si resta dubbiosi sull'impiego tardivo di Gasbarroni, entrato in una squadra che aveva perso ogni fisionomia tattica, eppure l'unico a mettere in area due assist. Tuttavia chi ha giocato nella ripresa, cioè Lazarevic e Antenucci, ha fatto persino peggio di chi sostituiva. Il Toro è una squadra costruita male, con un tecnico confuso e giocatori aiutati a essere ancora più modesti del loro modesto valore. Persino Bianchi è irriconoscibile: nel primo tempo, al 27', ha sbagliato una ribattuta a porta vuota, nel secondo ha centrato da mezzo metro il palo e sarebbe stato il gol dell'1-1 che avrebbe riaperto i giochi. A parte Ogbonna, uscito nel finale per un infortunio che ha lasciato la squadra in dieci, dove si poteva andare con un gruppo tecnicamente ruvido e caratterialmente lontano dalla tipologia dei granata?Il Padova, privo di El Shaarawi fermato dall'Under 19, ha semplicemente scelto il gioco di rimessa: ai veneti sarebbe bastato il pari per mantenersi davanti in classifica e hanno lasciato il pallino agli avversari sapendo quanto si sarebbero trovati in difficoltà. In effetti a parte un tiro parato a De Feudis e un paio di tentativi di autogol, il Padova non ha rischiato nel primo tempo e prima dell'intervallo ha trovato il gol di testa dell'argentino Cuffa su angolo.Nella ripresa, mentre Lerda infarciva come uno strudel il Toro di punte e mezze punte in una disperata anarchia, i veneti completavano il piano, aiutati dalla fortuna per l'occasione sprecata da Bianchi, però bravi a meritarsela con il contropiede del 2-0 di De Paula. Applausi a loro.