FEDELISSIMI GRANATA

Cairo: "Non posso liquidare il Toro"


Terzo anno di fila in serie B, ma il presidente non molla: «Confermo Petrachi ed entro una settimana scelgo il tecnico» PAOLO BRUSORIO Dieci anni degli ultimi venti in serie B. Di questi, quattro in quota Cairo incolpevole solo per il primo che ha ereditato e che è rimasto di gran lunga il migliore della sua gestione. Per entusiasmo e premesse, persino più delle due salvezze in A. Con questi precedenti, il giorno dopo il disastro ha smesso di essere speciale. Urbano Cairo, in fuga domenica dopo la sconfitta con il Padova, fatica a riprendersi dalla batosta, ma cerca nel suo innato (e ieri forzato) ottimismo gli stimoli per guardare avanti. Chi ne vuole la testa, e non sono pochi, si rassegni: il presidente non si muove.Niente promozione e nemmeno i playoff: il punto più basso della sua gestione, lo specchio del fallimento, tutto il peggio possibile, ma non sufficiente per trovare al Toro un compratore: «Non posso dimettermi da presidente. Ho messo in vendita il club, ma nessuno si è fatto vivo. Potrei metterlo in liquidazione, ma non mi sembra il caso». Neanche il catastrofico campionato cambia le prospettive, salvo che un acquirente si faccia avanti ora: il prezzo, gioco forza, è calato, il Toro in B non è un affare, ma lo può diventare. In caso contrario, Cairo e la società sono costretti a un matrimonio cui nessuno tiene più tanto, ma che nessuno può interrompere.Quindi si riparte da lui. Il presidente si è preso un paio di giorni per riflettere sulla stagione, ancora gli sembra incomprensibile che con un simile potenziale offensivo non siano arrivati nemmeno i playoff, «centrati invece l'anno scorso con Bianchi e seconde punte come Pia, Salgado e Arma»: il principale colpevole è Lerda che infatti ha non le ore, ma i minuti contati. Il tecnico ha dimostrato nei fatti di averci capito ben poco di questa squadra, di aver trovato scarso feeling («Ha visto cos'ha combinato Dal Canto a Padova?» è l'omaggio ammirato di Cairo): così il presidente, che pure apprezza le potenzialità di Lerda, deve solo comunicargli il licenziamento. Per farlo attende che l'Atalanta liberi Colantuono, la prima scelta granata.Sistemato l'allenatore, si tratta di capire chi sarà il nuovo direttore sportivo. «Ma noi ce l'abbiamo già, è Petrachi. E resta qui». Confermato il ds di due fallimenti con tempismo persino sospetto, è possibile che in società entri una terza figura. Sarebbe utilissimo il «famoso» direttore generale che svincoli Cairo dagli impegni di campo e che si occupi, da vicino non dal centro di Milano, della squadra. Una figura che tolga a Petrachi mansioni cui l'attuale direttore sportivo è inadeguato. Una per tutti: la gestione dello spogliatoio e i rapporti tra l'allenatore e i giocatori. Opzione che Petrachi poco gradirebbe, ma che Cairo potrebbe decidere di prendere in considerazione.Decisioni comunque che il presidente intende prendere in fretta: «Entro una settimana avrò fatto le mie scelte. Il mancato accesso ai playoff almeno ha una conseguenza positiva: poter cominciare subito a lavorare per la prossima stagione». E non ripetere patologie rivelatisi devastanti in passato: come ingaggiare il ds a giugno inoltrato (Pederzoli nel 2008), bruciandosi così fette cruciali di mercato. Questo se Cairo avesse deciso di imparare dai macroscopici errori del passato, ma di certezze in tal senso non ce ne sono. L'unica è che ancora una volta sarà lui a timonare il Toro nella serie B per la terza stagione consecutiva, la settima della sua gestione. Repliche infinite di un fallimento.