FEDELISSIMI GRANATA

Torino, serve programmazione per vincere


 Il paragone fra Torino e Novara è impietoso per i granata. Il Novara è stato costruito con una programmazione fatta per migliorare e vincere, il Torino finora è andato avanti per tentativi. Cairo, consapevole degli errori, vuole ripartire con slancio Il paragone fra il Torino e il Novara è il classico coltello che viene rigirato nella piaga, ma va fatto. Cairo è arrivato al Torino nell’estate del 2005, la famiglia De Salvo ha comprato il Novara all’incirca un anno dopo. I granata nel primo anno del nuovo presidente hanno disputato il campionato di serie B e attraverso i playoff sono subito giunti nella massima divisione, mentre gli azzurri erano in serie C1 girone A e vi rimasero. In seguito il Torino di Cairo ha disputato tre campionati in A per poi retrocedere in B, invece il Novara di De Salvo rimase in serie C, divenuta poi Lega Pro, fino alla stagione 2009-'10, per poi approdare alla B e grazie alla vittoria di ieri nella finale dei playoff disputerà il prossimo campionato di serie A. Il Torino ha avuto un cammino negativamente discendente e il Novara ha effettuato una scalata vincente. Qualcuno potrà dire che se forse ai granata non fosse andata subito bene con l’approdo in A le cose sarebbero andate diversamente, forse. Ma forse alla base dei successi del Novara c’è una programmazione per vincere, fatta di costruzione per gradi in primis con il centro sportivo di Novarello, che a breve si arricchirà anche di un albergo, poi la scelta del sintetico per il terreno del Piola e l’ampliamento dello stadio. In parallelo la netta divisione dei ruoli in società: con il presidente Accornero che ha un ruolo di rappresentanza, con il vice presidente esecutivo e amministratore delegato Massimo De Salvo che si occupa della programmazione amministrativa, con il direttore sportivo, prima Sensibile e ora Pederzoli, che si occupa del mercato e della parte tecnica. Mentre gli insuccessi del Torino sono frutto di una programmazione per tentativi o di una navigazione a vista, nella speranza di riuscire con il minimo sforzo ad ottenere risultati positivi. Ora Cairo vuole ripartire con slancio. A marzo aveva detto che avrebbe lasciato la proprietà del Torino a giugno, ma non lo farà perché non esiste nessun compratore e se lui lasciasse: il Torino dove finirebbe? Chi pagherebbe gli stipendi? Chi metterebbe i soldi per il mercato? Chi garantirebbe le fideiussioni imposte dai regolamenti, che prevedono che gli ingaggi non superino il 65 per cento del fatturato della stagione precedente, e che secondo stime, effettuate dallo stesso patron granata, ammonterebbero a 4 milioni di euro? A queste considerazioni Cairo aggiunge che: “sul mercato metto i soldi che servono” e sulla formazione della nuova squadra “prenderemo i giocatori che abbiano caratteristiche utili al gioco di Ventura”, per quel che riguarda la società “stiamo operando per costruire un settore sanitario di grande livello con professionisti radicati sul territorio” e per quel che concerne i rapporti con istituzioni e tifosi “voglio avere relazioni più strette con la città, con le istituzioni. Voglio essere ancora più aperto alle sollecitazioni del mondo esterno per fare sistema, voglio avere un rapporto più stretto e collaborativo anche con i Media. Verso i tifosi cercheremo di essere ancora più vicini: prova ne sia che andremo di nuovo in giro per il Piemonte per l’amichevole infrasettimanale. Proporrò una campagna abbonamenti stupefacente, a condizioni commerciali speciali, che consenta ai nostri tifosi di dire: il presidente paga dazio per i suoi errori, ma adesso ci chiama per tornare a casa. L’Olimpico deve tornare inviolabile: più sarà pieno, più sarà facile per noi”. Queste le parole di Cairo rilasciate a Piero Venera nell’intervista pubblicata oggi su Tuttosport. Le dichiarazioni del presidente granata sono totalmente e assolutamente condivisibili: ora si aspettano i fatti concreti e i risultati, in primis la serie A diretta.