FEDELISSIMI GRANATA

Ebagua, ritorno al Toro che non credeva in lui


Contratto triennale: la punta primo acquisto dell'era Ventura FRANCESCO MANASSERO Mezzo nome africano, Osariemen, in onore del suo sangue: è nato a Benin City in Nigeria. E mezzo italiano, Giulio, a ribadire il suo senso di appartenenza. Ebagua, 25 anni, è il primo acquisto dell'era verde targata Ventura. Dopo una maratona di due giorni, Petrachi l'ha strappato al Varese grazie ad un triennale da 280 mila euro a stagione, al club 1,2 milioni per la comproprietà, più metà Carrieri.Ebagua torna a casa. Il ciclone che faceva impazzire gli allenatori perché dormiva poco e divertiva i compagni per la simpatia e i capelli – «Ogni giorno arrivava con un taglio diverso, sua mamma faceva la pettinatrice», ricorda un amico –, è diventato grande. La sua è una bella favola del nostro calcio.Borderline del pallone fino a due anni fa, nel 2009 lo salva dall'anonimato la telefonata dell'amico Sean Sogliano, allora ds del Varese: i due sono così legati che l'attaccante ha chiamato suo figlio, nato ad inizio settimana, Sean Luis, in suo onore. Nel Varese di Sannino, Ebagua si riscopre calciatore. Il sogno però è tornare a Torino, squadra per cui fa il tifo passando dalla porta principale: sei anni fa è uscito da quella secondaria. Il Toro è una rivincita, ma anche la sfida più importante della vita. Per arrivarci, Ebagua mangia terra sui campi minori e gira mezzo Piemonte: Casale, Novara e Canavese.Ora torna laddove la sua avventura era partita nel 1997, prelevato da una società dilettantistica cittadina – il Cit Turin – grazie ad un'intuizione di Giacomo Ferri, rimasto colpito dalla sua facilità di gioco, e dalla prontezza di Gigi Gabetto, l'allora supervisore del settore giovanile granata. «È un trequartista nato, molto dotato», il giudizio di Ferri, che poi lo allena. Ma non tutto va liscio. Dopo esordienti, giovanissimi e allievi, Ebagua comincia la spola tra Berretti e Primavera. L'ultima stagione è quella 2004-2005. La mazzata gliela dà un giudizio (sbagliato) che rischia di rovinargli la carriera. «Non sai fare l'attaccante, puoi solo giocare in difesa», sentenziano al Torino.Ebagua entra in crisi. Diventa un tappabuchi: seconda punta, esterno sinistro d'attacco, terzino, stopper. Non fa in tempo a vedere il fallimento di Cimminelli: a luglio 2005 finisce in prestito al Casale, ultimo nome di una lista di giovani promesse granata – le altre, mai mantenute. Sembra la fine del sogno, invece è la riscossa. Il secondo anno, retrocesso in D, incontra Franco Lerda, che gli cambia la posizione. E la vita. Da difensore torna attaccante. Ebagua riprende a segnare: 10 gol in 23 presenze. Tenta il grande salto a Novara ma fallisce. Finisce alla Canavese, Lega Pro Seconda Divisione. Si mette il cuore il pace. Sogliano, il suo mentore, lo salva: «Vieni a Varese», gli dice.È la svolta: 24 gol in due stagioni. Diventa un attaccante moderno: fisicità strabordante, progressione, abile di testa. Ma anche gol di classe, come il colpo di tacco al Siena, o la rovesciata al Portogruaro. Con Sgrigna si giocherà la maglia per fare la spalla di Antenucci.