FEDERALISMO VENETO

STORIA DEL POPOLO VENETO (PARTE 2)


DA L'IMPERO ROMANO AL MEDIEVOPrima e durante l'Impero Romano, per quanto se ne sa, i Veneti furono soltanto "nazione", cioèuna popolazione dai caratteri fisici, linguistici e organizzativi ben delineati. Una organizzazione politica, anche se non ci sono precise evidenze storiche, ci doveva essere, considerato che gli storici affermano che poteva armare un esercito di 120.000 soldati. I Veneti, da sempre nemici dei Celti, vedevano nei Romani degli alleati ed in più occasioni corsero in loro soccorso per bloccare le invasioni celtiche. Nel 395 a.c. e del 225 a.c. inviarono in difesa di Roma ca. 20.000 tra fanti e cavalieri. L’alleanza tra veneti e romani condusse, tra il 2° ed il 1° secolo a.c., alla integrazione dei primi nel nascente impero dei secondi, a differenza di altri popoli e territori conquistati con la forza e brutalmente sottomessi, ed alla nascita della provincia “Venethia et Histria”. Nell’impero romano furono parecchi i veneti a sedere nel senato imperiale e a ricoprire cariche importanti. Tacito ricorda che Peto Trasea, padovano vissuto nel primo secolo d.c., era unanimemente ricordato come l’ultimo grande senatore di Roma repubblicana per l’onestà ed il coraggio dimostrati nella difesa della Repubblica, quando l’impero stava inesorabilmente scivolando verso la dittatura. Venne condannato a morte da Nerone per averne coraggiosamente condannato l’arbitrio e lo strapotere nonché la corruzione dei costumi di Roma ed il suo degrado morale. Nelle guerre civili del primo secolo d.c., i veneti appoggiarono la fazione perdente, e ciò causò l’occupazione ed il costoso mantenimento delle truppe imperiali della fazione vincente, la riduzione dei privilegi ed il pagamento di cospicui tributi. Con la decadenza e la caduta dell'impero romano (476 d.c.) la pianura veneta, non più difesa dauna organizzazione militare efficace, divenne terra di passaggio e di saccheggio da parte degli eserciti barbari, che da oriente si spingevano verso le Gallie. Arrivarono in disordine e si dispersero in tutto il territorio della pianura Padana. Talvolta vi si insediarono stabilmente e sostituirono le strutture dell'amministrazione romana con le proprie consuetudini, fondate sulla prassi, più che su leggi scritte, e sul potere autoritario dei duchi e dei condottieri. Influenzarono il linguaggio indigeno, ma più con infiltrazioni lessicali che con modifiche morfologiche arricchendo la lingua veneta che, comunque, poi fecero loro. Goti, Longobardi, Franchi si sovrapposero in ordine di tempo. Per tutto il medioevo la nazione Veneta restò spezzata in feudi (contee, marche, ducati e sculdascie) assegnati a uomini d'arme o alla nobiltà straniera di fiducia degli imperatori germanicie invisa alla popolazione. Di qui ebbe origine l'aristocrazia delle dispotiche Signorie di terra mentre nell’area lagunare si sviluppò la comunità veneta nella sua forma più consona, quella repubblicana e democratica, da cui trasse origine l'aristocrazia veneziana quindi esclusivamente indigena e mercantile (benemeriti della Repubblica).