FEDERALISMO VENETO

STORIA DEL POPOLO VENETO (PARTE 6)


La grande emigrazioneL’Italia, o meglio la casa Savoia, con l’ultima guerra di indipendenza si indebitò talmente da essere sull’orlo della bancarotta (si pensi, p. es., al costo delle due corazzate d’acciaio, le prime del Mediterraneo, affondate dagli austriaco-veneti a Lissa). Con l’annessione del Veneto all’Italia nel 1866 il primo atto amministrativo del regno italiano fu far pagare ai Comuni veneti le spese di guerra. Ed i Comuni, già impoveriti da tempo, furono costretti a vendere i terreni comunali che venivano lavorati da secoli dai cittadini più poveri e che garantivano un tenore di vita decoroso a tutti. Con l’arrivo dei nuovi proprietari, pochi latifondisti massoni per lo più non veneti, buona parte della popolazione fu cacciata dalle terre e divenne braccia da lavoro per i facoltosi latifondisti, in condizioni di estrema miseria e precarietà, tanto che ci furono rivolte contadine soffocate nel sangue. Allora venne coniato il motto “Dime can ma no talian!” ed altri simili in spregio ai nuovi occupanti. Il Veneto entrò in una crisi disastrosa senza paragoni. Così, nel ventennio successivo l’annessione, quasi 600.000 veneti furono costretti ad emigrare per non morire di fame.Se l’Italia dell’epoca ha subito una emigrazione fino al 7% della popolazione, il Veneto videpartire in quegli anni il 25% della sua popolazione. Imprecando e bestemmiando: “Porca Italia,