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“LA LINGUA VENETA NON ESISTE”? BALASSO SA SEMPRE COME FARCI RIDERE

Post n°445 pubblicato il 10 Ottobre 2011 da FEDERALISTACONVINTO
 

Ricordo una trasmissione cultural-comica del Balasso, di pochi anni or sono, dove il vecchio cabarettista - oggi stimato opinionista del Fatto Quotidiano - impersonava tra gli altri una lavandaia il cui canto era diventato un tormentone qui in Veneto: "Me piase i bigoli, co le luganeghe, Marieta dàmene, par carità".
Scopro solo ora che il Balasso, nativo di Rovigo, pensava di cantare su reti nazionali per i soli "rovigotti" suoi conterranei, mentre i suoi gorgheggi erano ben compresi anche dalle mie parti, la pedemontana Bassanese. Dal suo blog sul sito del Fatto, infatti, egli sentenzia che "un vicentino non capisce quello che dice un rovigotto (o rodigino?)" e che "i veronesi capiscono molto male il trevigiano".
Per spiegare questa strana sintonia linguistica tra un rovigotto come il Balasso e un vicentino come me ci sono solo tre possibilità.La prima è che, visto che c'era comunicazione, lui stesse parlando italiano. Capisco che neanche il Balasso sia un linguista, ma spero gli sia evidente che la sua lavandaia non cantava in italiano.
Una seconda possibilità, poiché appunto la comunicazione era efficace, era che lui da rovigotto stesse cantando nel mio vicentino. Tuttavia la cosa suona strana, soprattutto perché in realtà anche i padovani lo capivano, e pure i veronesi e i veneziani.L'ultima possibilità è che stesse cantando in un modo che non è né italiano, né vicentino, né rovigotto. Escluso il caso di una spaventevole telepatia, stava cantando proprio in quella stessa "Lingua Veneta" di cui disconosce l'esistenza. Le cose migliori, si sa, spesso capita di farle senza neanche accorgersene. 

Probabilmente per dare un velo di tecnicismo, poi, a un certo punto scrive: "si cerca un esperanto che non esiste in natura". Pregevole tentativo. A parte che una lingua è un mezzo di comunicazione, e quindi deve essere flessibile e varia quanto basta per adattarsi all'evoluzione dei significati da comunicare, mi piacerebbe soffermarmi proprio su questo concetto di "in natura". La mia domanda è diretta: in quei 150 anni fa di cui si fa tanto sparlare, la lingua italiana, che era conosciuta da circa il 2% della popolazione del regno, era forse la lingua naturale degli italiani? Quanti sforzi è costato agli italiani il dover imparare la lingua italiana?
Un paio di guerre mondiali, con qualche altra guerretta di contorno (giusto per non perdere l'abitudine), un Ventennio Fascista, radio di regime, scuola pubblica, televisione di Stato. Dopo 145 anni (il Veneto è in Italia dal 1866, non dal 1861) di questo continuo lavorìo di massa, si è ancora piuttosto lontani dall'obiettivo: secondo dati Istat del 2007, in Veneto a usare sempre e solo la lingua italiana è il 24%.
Pare che in Veneto ci sia una strana resistenza che, al contrario di quanto sostengono gli esponenti del cicaleccio intellettualoide italiano, non è certo dovuta a scarse capacità linguistiche dei Veneti, che anzi si collocano tra i primi in Italia per l'apprendimento di lingue straniere. E' una questione di forte e persistente identità veneta, cui l'identità italiana si è sovrapposta allo stesso modo in cui una trapunta può confezionare o nascondere un materasso. 

Ciò che si può dire delle parlate venete è che, nella piena naturalezza e specifica identità che da sempre le contraddistingue, il padovano non è identico al veronese. Certo, come l'italiano parlato dai pugliesi non è lo stesso parlato dai veneti. Ma che veronesi e padovani "non si capiscono" quando parlano veneto è un panorama immaginario buono solo per chi ha gli occhi bendati, e tien salda la benda.
Facciamola finita con queste strumentalizzazioni pseudo-culturali, che trasformano temi importanti come quello della lingua in terreno di scontro non politico, ma più tristemente partitico, col risultato che la cultura vera viene o semplicemente ignorata, o peggio ridotta a mero strumento di propaganda ideologica. La nostra lingua veneta (e così la lingua siciliana per i siciliani, il napoletano per i napoletani e il sardo per i sardi) è per noi cosa seria, è un valore cui teniamo, e i vostri giochetti non fanno più ridere. 

Per l'Associazione "Veneto Nostro - Raixe Venete"
Alessandro Mocellin 
info@raixevenete.net 

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