FIDELIS

Post N° 31


Il dopoguerra Premessa Le prime settimane per l'Italia liberata e reduce da cinque anni di aspra guerra sono durissime. Ancora nel 1945 gli jugoslavi, cercando una rivincita e una riparazione (oltre che una compensazione) all'aggressione nazifascista, cercano di annettersi tutto il territorio oltre l'Isonzo. Nell'aprile occupano gran parte della Venezia Giulia e sottomettono la popolazione ad un tristo regime d'occupazione. Nelle sei settimane della presenza delle formazioni titine, le foibe si riempiono di italiani che si oppongono all'invasione jugoslava, tra cui non pochi carabinieri. Il PCI, all'epoca di credo stalinista e quindi favorevole anche alle pretese titoiste, sceglie di chiamare le bande straniere "esercito di liberazione" e solo la minaccia di un risoluto intervento angloamericano costringe Tito ad arretrare. "Eravamo faccia a faccia nei dintorni di Trieste e vedevamo i soldati jugoslavi minacciarci aggressivamente con le armi dalle loro posizioni. Ho dato ordine ai miei di fare esercitazioni con il lanciafiamme. Ha fatto effetto e si sono abbastanza calmati", ricorderà in seguito un capitano americano. Quella vissuta al confine nordorientale del nostro Paese in coincidenza con la fine della guerra fu un'esperienza drammatica e lacerante, che provocò un numero enorme di vittime. La memoria di quei giorni terribili non si è cancellata, e le recenti spaventose vicende che hanno frantumato la ex Jugoslavia hanno contribuito a riaprire molte di quelle ferite.