FIDELIS

Post N° 46


Bilancio di un'epoca La lotta al terrorismo non ebbe né rapida né facile soluzione dopo questi drammatici episodi che svelarono la pericolosità per le istituzioni non solo delle Brigate Rosse ma anche di numerosi altri gruppi terroristici, di destra e di sinistra, più o meno ricchi di militanti e di mezzi, che erano passati dalla violenza diffusa alla lotta armata clandestina.
Attorno al Nucleo Speciale Carabinieri, che aveva dato prova di così elevata efficienza, l'Arma creò una più ampia struttura anticrimine, con il compito di raggiungere una conoscenza globale della minaccia e di tradurla in termini di contrasto operativo. Era divenuta infatti chiara l'esigenza di adottare metodi e mentalità differenziate rispetto a quelli utilizzati contro la criminalità comune; bisognava affrontare il nemico sul suo stesso terreno, con gli strumenti e le tecniche più adatti per contrastare quel tipo di organizzazione, sostenuta da motivazioni ideologiche e radicata nel tessuto sociale. Prima di tutto, quindi, la ricerca di informazioni qualificate e capillari, che da tutti gli innumerevoli comandi territoriali dell'Arma affluissero continuamente agli specialisti, in grado di analizzarle e sfruttarle in modo scientifico e coordinato. Le Sezioni Speciali Anticrimine, pur dirette a livello centrale, avevano poi ricevuto aree di competenza corrispondenti alle zone ove operavano le strutture eversive, e in particolare le colonne delle Brigate Rosse, al fine di essere ancor più aderenti all'esigenza. Sull'aggiornamento costante della piattaforma informativa si sono plasmate le tecniche operative più sofisticate, costituite dall'uso di mezzi informatici, foto?cinematografici, di trasmissione e di locomozione, che consentissero agli operatori di svolgere un'azione investigativa aderente ed efficace. Ma, soprattutto, la mentalità operativa tradizionale subì modifiche imposte dalla necessità di raggiungere obiettivi non limitati al tradizionale intervento di polizia, fatto di una serie di arresti e di sequestri, proponendosi invece di incidere a fondo sull'aspetto associativo, e quindi sull'essenza stessa dell'organizzazione da combattere.
Da qui indagini protratte, basate su estenuanti servizi di osservazione e pedinamento di persone sospette, i cui movimenti, i contatti, le attività, potessero consentire l'individuazione di tutta una serie di militanti e. soprattutto, di risalire alla direzione e alle basi clandestine dell'organizzazione. Anche quando aveva luogo l'intervento, venivano preservati alcuni spunti, i cosiddetti "rami verdi", sui quali proseguire le indagini fino a risalire ad altri spezzoni della struttura terroristica da disarticolare. Un lavoro, dunque, incessante sul terreno, indirizzato dall'analisi di documenti e del materiale di volta in volta sequestrato, per aggiornare e perfezionare al massimo l'indispensabile conoscenza dell'avversario. Con professionalità e specifica preparazione, abbinate alla sensibilità umana, lo stesso personale che arrestava il terrorista, iniziava poi una paziente attività di persuasione, agevolata dall'adozione di una legislazione premiale, fino a provocarne la crisi ideologica e la collaborazione processuale. Da questi sforzi, dalla tenacia di questi uomini, sostenuti operativamente da tutta l'Arma territoriale, sono giunti risultati determinanti nella lotta contro il terrorismo, che dopo il clamoroso sequestro Moro e una serie impressionante di delitti, ha progressivamente subito l'offensiva dello Stato e lo sgretolamento finale delle sue strutture. Ma questa lunga campagna contro l'eversione, peraltro mai completamente cessata, poiché fermenti ideologici e sporadici tentativi di riaggregazione si manifestano periodicamente, e con tempestività devono essere individuati e prevenuti, ha prodotto un ulteriore importantissimo risultato per l'Arma: ha cioè creato una cultura investigativa nuova, basata su un approccio sistematico ai fenomeni criminosi e sul contrasto delle organizzazioni, anziché sull'analisi dei singoli fatti. Questo metodo, inizialmente patrimonio della ristretta componente anticrimine, è stato assimilato e adottato da tutti i Reparti investigativi dell'Arma e, con gli opportuni adattamenti, è divenuto lo strumento per affrontare in modo sistematico e permanente le non meno temibili organizzazioni della criminalità mafiosa.