FIDELIS

Post N° 47


La lotta contro la mafia Premessa "Un mafioso è uno che lucra per avere prestigio e poi goderne in tutti i settori. E chi lucra è pure capace di uccidere. E, prima di uccidere, intendo assassinio anche come morte civile, è pure capace di usare espressioni come: 'paternalmente, affettuosamente ti consiglio...'. ( ... ) Nelle stesse pieghe delle amministrazioni locali e statali sono, con molta probabilità, inseriti elementi legati al fenomeno mafioso e il loro mimetismo non solo garantisce il proseguimento del successo dell'illecito ma contribuisce anche a quel 'prestigio' su cui il mafioso deve poter contare in ogni sede". (da un'intervista del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a Epoca nel 1982) "Il giovane che poi sarebbe stato conosciuto come il pentito Antonino Calderone, era il nipote di un importante capomafia catanese morto nel 1960 in un ospedale di Milano, era cresciuto nell'ambiente di Cosa Nostra ed era candidato all'affiliazione. Durante una visita allo zio malato, cui era molto legato, Antonino si vede indicare una rosa. "Vedi quella rosa sul davanzale della finestra?" - gli dice con voce affaticata lo zio che ben sapeva della sua candidatura - "E' bella, molto bella, ma se la prendi, ti punge". Silenzio. Poi: "Sapessi come è bello addormentarsi senza il timore di essere svegliato brutalmente nel cuore della notte. E camminare per strada senza doversi continuamente voltate per paura di ricevere un colpo alla schiena". (dalle memorie del giudice Falcone in Cose di Cosa Nostra). Storie vecchie, storie nuove di mafia e di soldi, di morti ammazzati e di corone di fiori secche, di brillanti blitz e di processi a bolla di sapone, di roboanti indignazioni e di silenziosa indifferenza, di arroganza e di senso dello stato. Il percorso dei Carabinieri nella loro più che centenaria storia si è sempre imbattuto nelle profonde contraddizioni italiane tra cui quelle riassunte nelle tre parole: mafia, camorra, n'drangheta.