Gesù nelle mani aveva i chiodi non impugnava bastoni ed armi
Si parla sempre di pace, pace nel continente Africano, pace in Asia, pace tra palestinesiebrei e cristiani nella terra di Gesù, ma di pace a casa nostra, tra di noi, noi italiani,noi famiglia, noi girovaghi del web, nelle nostre menti nei nostri cuori, noiabbiamo le “nostre” verità , le “nostre” certezze, , basta fare un giro in questonostromondo di blog, che spuntano soggetti depositari di verità assolute, , convinzionie non solo di calcio, ma di religione, di politica, di storia, tutti siamomaestri a difendere,il nostro orticello, quelle che noi crediamo siano le verità,verità e a cui forse non crediamo più neanche noi,, allora ci riscaldiamo, ciinsultiamo, senza sapere che difendere le proprie idee, le proprie convinzionipropri pensieri comporta principalmente il rispetto dell’altro, di quello cheabbiamo davanti, anche se virtuale. Allora voglio raccontare una storia,che mia nonna mi raccontò quando ancora ero una ragazzina, una storiavera, drammatica per una bambina ma che mi ha fatto comprendere alloracome oggi, che ancora una volta il cuore può vincere sull’odio, sulladiscriminazione, sulle barriere ideologiche, sugli insulti politici. Era l'inizio del novecento, ad una zia di mia nonna nasceva dopotre figlie femmine un maschio, non vi dico la festa, la gioia di lei,di suo marito delle sue figlie già signorine. Il tempo passava , arrivòil fascismo, lei e suo marito divennero due sfegatati fascisti, lei facevavolontariato in un ospedale era come si dice una crocerossina ed operavaal pronto-soccorso dell’ospedale del paese.La maggiorparte di quelli chearrivavano nei pronti-soccorsi di allora, erano vittime di quegli anni diterrore, tra loro molti giovani oppositori al fascismo , intanto il suo figlioloprediletto diventava un bel giovanotto ed anche lui come i suoi genitori iniziòa far parte del fascio del paese, fino a qui niente di tanto strano, dalle tantevicende di quei periodi, se non fosse che questo bel ragazzo era cresciutocon un cugino“comunista” figlio della sorella della mamma, i ragazzi nonostante leloro divergenze politiche si volevano molto bene, entrambi non avevano fratelli,è vero con il passare degli anni a causa delle divergenze loro e principalmentedei loro genitori si erano un po' allontanati ma al cuore non si comanda . Ungiorno durante una riunione del fascio si decise di fare un imboscata e dareuna lezione a dei giovani comunisti , il ragazzotto fascista che partecipava allapiccola assemblea, ascoltata la notizia e preoccupato per il cugino, con unascusa, abbandonò la riunione e corse in cerca del'amato cugino per avvisarlo,dopo un lungo girare invano, si diresse al luogo della “punizione”, ma ahimènel correre per avvertire il cugino, lui stesso venne scambiato dalla ronda peruno dei reazionari e colpito a morte fu portato all’ospedale. Al capezzaledell’ospedale vi era la mamma crocerossina che nel vedere un altro feritograve arrivare e non riconoscendo il figlio nell’immediato commentò :"..ne arriva un altro!". Ma quell'altro era suo figlio. Potete immaginare ladisperazione di quella madre nel constatare subito dopo che quel corpoche stava morendo era la sua carne.Questa è una storia come tante, una storia che i libri non scrivono mache fa parte senza ombra di dubbio della nostra storia una storia fattasi di odio di violenza di persecuzione ma anche di tanto amore, amoreche guarda caso coinvolge due giovani,non carnefici ma vittime, vittimedi violenze . Sono passati settant'anni anni da quella dittatura dalla fine dellaguerra, e noi?Noi continuiamo ad insultarci per la politica, per la religione e chissà percosa altro, e con il nostro odio con la nostra rabbia armiamo i nostri figli dimolotof e bastoni , odio genera odio, violenza genera altra violenza, c'è bisognodi pace, di solitadietà e non solo fuori casa ma dentro le nostre case dentrola nostra quotidianità, dentro i nostri computer, amiamo i nostri giovani, cerchiamo di seminare pace facciamo come la mamma di Baltimorra,che non hasparato alle gambe dei dimostranti ma amato, ha amato anche con qualcheceffone il figlio, ma ha amato. Noi, noi che ci riteniamo cristiani, credenti inDio Padre Figlio e Spirito Santo crediamo che Gesù è morto in Croce per l’interaumanità, le sue mani non si sono armate di manganelli, bastoni, molotof, spadee fucili, le sue mani hanno portato e portano sempre il segno dei chiodi.