Creato da nicolafm il 21/09/2006

THE ROOF IS ON FIRE

Tutto ciò che c'è, c'è già... Blog della Fondazione Alma Lucci Studiorum

 

 

Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 20 Novembre 2007 da nicolafm
Foto di nicolafm

PERUGIA - E’ addirittura un’icona del nuovo mondo liberato e senza pregiudizi: un’americana e un italiano, un congolese e una ragazza britannica Erasmus all’allegra università per stranieri.
Il massimo del politicamente corretto.
Lietamente praticanti sesso droga e rock’n roll, niente problemi, niente patemi.
Il ritratto stesso della felicità terrena proclamata da tutti i pulpiti laici, dalla pubblicità, dalla TV, da l’Espresso, da Radio Radicale.
Mondializzazione in atto.
United colors of Benetton.
C’è scappata la morta ammazzata.
Come a Garlasco: via i genitori, lei invita lui a una «full immersion» d’amore, come disse lei a un’amica.
Ignara degli effetti di una «full immersion» su un ragazzo perbene, ma con dei problemi occulti in fatto di sesso, nascosti sotto una pietra pesante, e che premevano inconsci.
Morta ammazzata.
A Perugia, l’inglesina ci stava.
Senza problemi.
E’ una Erasmus: saprà ben «controllare le situazioni», è istruita, matura, studiosa.
Infatti stava facendo sesso col congolese da discoteca.
Solo che, pare, quando entra l’altro, l’italiano, lei si ribella.
E perché?
E’ tutto così facile, nei videoporno.
Sesso a quattro, a dieci, e alla fine tutti contenti.
Perché no?
Com’è che una di colpo rifiuta l’intrusione di un estraneo nel suo corpo?
La sgozzano.
Con una coltellata precisa, da assassino professionale.
Come mai?

Enigma.
I giornali non ce lo spiegano.
Sorvolano su questo enigma orrendo, fanno finta di non vedere l’assurdo mostruoso di una serata di sesso plurimo, fra giovani studenti «evoluti»,  finita in stupro omicida.
Si vietano di far domande.
Altrimenti dovrebbero mettere in discussione la falsità totale dei «principii» e dei «valori» che ogni giorno decretano: il sesso chiamato «amore», per essenza liberatorio purchè non represso; via i sensi di colpa, fate «l’amore» e così non farete la guerra, perché la violenza non nasce che dalla repressione sessuale, si sa.
Anche il razzismo è sesso represso, anche il moralismo intollerante…
Il fatto dimostra il contrario: quando si aprono i bassifondi della sensualità, ne vengono fuori entità che era meglio lasciare tappate nel buio, con una pietra pesante sopra, o un piolo di frassino nel cuore.
Non si sa come chiamarli: klippoth, jinn, spettrali residui cadaverici del mondo intermedio, potenze dell’aria che influiscono sulla psiche, e la infettano.
Lucrezio li chiamava «manes», residui, e «umbrae» che abitano i sepolcri.
Ma quella sapienza è cancellata.
A Perugia, era anche la notte di Halloween, la nuova-antica festa commerciale che per gioco evoca questi senza-nome.
Ma guai a farlo notare: retrivo, superstizioso reazionario.
Naturalmente è vietato dire quasi tutto, in questo campo.

E’ proibito gridare che ai giovani va raccomandata la castità, il pudore, o almeno il ritegno sessuale. Poi cadranno e ricadranno (ciascuno di noi lo sa) ma la norma ideale pedagogica dev’essere quella, e non solo perché il carattere ancora inesistente o malleabile non diventi una poltiglia lubrica,
sub-umana.
E’ che bisogna porre il bersaglio in alto, in modo che si faccia uno sforzo per centrarlo.
Lo sforzo stesso addestra a non cadere nell’abisso.
Perché il sesso non è la felicità terrena; è un abisso, senza limiti verso il basso, e confina con le zone oscure del sangue versato.
Più è liberato, più rompe i limiti (questo dicono, quando lo vogliono «trasgressivo»), fino a vedere nel corpo - nel corpo della donna - solo un cadavere caldo da usare senza riguardi per l’essere umano che lo scalda da dentro.
E non ci si ferma finchè il cadavere non si fa freddo, rigido, e il lago di sangue nero e rappreso.
No, non la vogliono capire.
Ci sono grossi interessi in ballo da non sacrificare al moralismo.
L’eccitazione al desiderio fa vendere: bevande gassate e mutande di pizzo, telefonini, lampade al quarzo.
Coupè e roadster.
Veline e villaggi-vacanze.
Il moralismo vuol rovinare il business.

Chiamate subito Oliviero Toscani!
Subito un bel manifesto che, mentre vi vende dei maglioni, moraleggi contro «la violenza sulle donne»!
Due uomini che si palpano: e che uno sia negro mi raccomando.
Due donne angeliche che si baciano, una etnica vestita da suora.
United Colors, ecco la soluzione del male, dell’infezione che viene dall’abisso aperto.
Farabutti, mandanti di omicidio sessuale continuato.
Ma non possiamo dirlo.
E’ vietato per legge.

Nota:

Questo articolo non è recentissimo e grida un pò a vanvera all'inizio (come fanno del resto tutti i giornalisti, non aspettano mai prove certe , perchè il caso va montato subito così fa audience ma così non si va in cerca della verità), però tutto il discorso post-vanvera mi sembra interessante.... 

 
 
 

COME SARà IL NOSTRO '29????

Post n°75 pubblicato il 18 Settembre 2007 da nicolafm

Mercoledì scorso, nel disperato tentativo di trattenere i depositanti, la banca Northern Rock ha acquistato uno spazio pubblicitario in prima pagina del Daily Telegraph: «Offriamo il 6.30 per cento sui vostri conti correnti».
Molto conveniente, finalmente: erano 2,5 punti in più di quel che le banche inglesi davano ai depositanti ad agosto.
Pensate solo quanto danno le banche italiane per i nostri risparmi: tasso zero.
Ma il goloso tasso d'interesse non ha provocato la corsa dei risparmiatori a mettere il loro gruzzolo alla Northern.
Al contrario, la folla che chiedeva di ritirare i suoi soldi è cresciuta.
Ed ora anche le altre banche cominciano ad essere assediate dalla gente che rivuole i quattrini.
Finalmente, i grandi media scrivono che queste scene ricordano dal vicino il 1929.
Gli stessi media che ancora due settimane fa deridevano chi metteva in guardia dalla demenza speculativa, dal traffico mondiale di debiti e derivati sui debiti.
«Comprare», consigliava il Times il 27 luglio, a proposito delle azioni Northern Rock.
«Comprare», strillava il Telegraph lo stesso giorno.
Un noto commentatore del Financial Times, il 24 agosto, confessava per iscritto: «Ho comprato Northern Rock, incapace di resistere ad un prezzo di 645 pences, il che dà un prece-earning di 6 e un dividendo del 6,2 per cento».
Quei buoni consigli sono stati seguiti.
Il 25 agosto, tutti ad accaparrarsi le azioni così tentatrici.
Il volume di scambi a Londra aumentò del 50%, concentrato sui titoli bancari e trascinando in alto la Borsa.
Era un altro trionfo dell'economia liberista.
Basato, come gli altri, sulla menzogna deliberata e consapevole emessa dalla stampa più autorevole: i media che tengono il sacco ai ladri.


Oggi le golose azioni comprate a 645 pences ne valgono 400, e stanno scendendo a 350.
Adesso, un osservatore celeste, senza risparmi in banca, potrebbe osservare con oggettiva soddisfazione l'applicarsi automatico della legge del contrappasso: è geometricamente bello vedere banche assuefatte al «carry trade», ossia a prendere denaro in prestito in Giappone allo 0,1% con cui compravano ogni sorta di titoli che rendevano almeno il 5, offrire ai clienti il 6.30.
Un tasso altissimo, eppure alla Northern ancora conviene: altrimenti deve andare col cappello in mano alla Banca d'Inghilterra, che accetta come collaterale i suoi mutui impacchettati (che non valgono più nulla), ma al tasso punitivo del 6.75%.
O peggio, ricorrere al mercato interbancario, ossia farsi prestare dalle banche colleghe che - pescecani mangiano pescecani - chiedono il 6,80% per un prestito a tre mesi.
Ma alla Northern avrebbero chiesto di più: di fatto, la banca inguaiata non ha trovato alcun collega voglioso di soccorrerla, a nessun prezzo.


E' oggettivamente bello vedere che il Regno Unito è sempre avanti a tutti nel liberismo.
La teoria è nata lì, da Adam Smith, e da allora l'Inghilterra non ha fatto che imporla al mondo come la sola teoria scientifica: la dittatura della mano invisibile del mercato.
L'Inghilterra è stata la prima ad applicarla a sè con purezza ideologica, la prima a dare l'esempio.
E' stata la prima ad esultare perchè la dottrina, nella sua purezza assoluta, veniva estesa al mondo per ordine della World Trade Organization.
La più brava ad applicare integralmente il trucco del debito: i debiti dei cittadini britannici superano l'intero prodotto interno lordo del Paese, non ce n'è uno che sia in attivo, tutti devono qualcosa a qualcuno.
E' stata la prima a guadagnare in questa nuova economia: le attività speculative della City costituendo ormai il 30% del prodotto interno lordo (tutto il resto, tutta la popolazione, non faceva che fornire servizi alla City, essendo ogni industria scomparsa).

Un modello, l'Inghilterra.
La prima della classe in liberismo globale assoluto.
Ora, è la prima a subire gli effetti inevitabili della teoria, sotto la forma classica di assalto agli sportelli.
La prima ad entrare nel nuovo '29.
Un osservatore paradisiaco - che non ha bisogno di mangiare, nè di lavorare per vivere - potrebbe osservare con oggettiva soddisfazione come il liberismo finanziario senza confini ci sta rovinando tutti, per la geometrica legge del karma.
Perchè se le banche tra loro si prestano al 6.8%, figurarsi a quanto presteranno alle imprese col fido aperto, alle famiglie che hanno contratto il mutuo: all'8%, al 10%?
Come sempre, i pescecani usurari, quando sono alle strette, non si fanno alcuno scrupolo di rovinare l'economia produttiva, portare al fallimento le imprese e alla insolvenza i consumatori, e con ciò di accelerare la propria fine: il pescecane è il più idiota dei predatori.
O meglio, la metafora giusta sarebbe quella del cancro: quando finalmente vince sull'organismo che ha invaso, esso muore e con ciò muore anche il cancro che lo divora.
Chi indebitare, ormai?


La Northern cresceva del 20% l'anno, era l'invidia dei concorrenti.
Ora ha dovuto ammettere di avere in pancia un'esposizione ai mutui sub-prime americani pari a 275 milioni di sterline, a cui vanno aggiunti altri 325 milioni di sterline in «posizioni su veicoli di investimento strutturati», le letali confezioni di debiti trasformati in derivati, comprati a credito: splendide invenzioni dell'ingegneria finanziaria.
Ora qualcuno scrive che la sua attività di mutui era sana, ma ha voluto crescere troppo, ad un tasso che non ha proporzione con la crescita (bassissima) dell'economia reale.
Ma non l'ha ffatto solo la Northern, l'hanno fatto tutte: anzichè limitarsi a tosare la pecora produttrice, l'hanno scuoiata.
Prelevando interessi sempre più alti dei profitti.
E' molto divertente vedere come i grandi sacerdoti della «mano invisibile» continuino a predicare il dogma nello stesso istante in cui il dogma sta rovinando il Paese e il mondo: il Financial Times critica il governatore della Banca Centrale perchè sta cercando di salvare la Northern, «in contraddizione con la ferma posizione di principio, non pagare la cauzione per banche che hanno preso decisioni arrischiate di prestito».
E' la prova che il liberismo non è una scienza, ma una religione: il Financial Times difende l'alta moralità della «mano invisibile», chi ha sbagliato paghi.
Anche se questo significa la rovina per milioni di persone: è la teoria che va protetta, non la vita.
E' per alta moralità ideologica che, mentre la Federal Reserve e la BCE gettavano miliardi su miliardi in liquidità al sistema, la Banca d'Inghilterra è rimasta dura e pura a guardare per tutte queste settimane, senza muovere un dito, lasciando agire «la mano invisibile del mercato».
Ora interviene smentendo la teoria (intervento pubblico nell'economia: ecco l'eresia suprema), ma in ritardo.
Nè del resto la FED e la Banca Centrale Europea hanno maggior successo spargendo denaro con gli elicotteri: dato che la massima parte della speculazione è in mano a non-banche, fondi «hedge» o «private equity», fuori da ogni libro contabile e da ogni controllo, salvare le banche è inutile.
E' come spegnere un incendio immane con la canna dell'acqua del giardino.


Un inizio di cosa giusta l'ha fatta l'amministrazione Bush: il tentativo di salvare meno i prestatori che i debitori, ossia coloro che hanno contratto i mutui essendo poco solvibili.
Là, lo Stato garantisce i loro debiti, se non pagano, paga lo Stato.
Ma il meccanismo copre soltanto 80 mila indebitati, e gli indebitati sono un paio di milioni. D'altra parte, anche questo provvedimento è giusto solo relativamente: ciò che davvero occorre è un'economia reale - che produca cose, merci utili, richieste -, una riduzione dell'indebitamento delle famiglie, delle imprese e dello Stato.
E la drastica repressione delle attività speculative incontrollate, che sono come la cocaina a cui l'economia liberista è diventata dipendente.
La droga eccitante dei profitti puramente finanziari, rapidi e predatorii, devastatori.
Tutto ciò costa cure dolorose.
E i mezzi mancano: già in USA gli introiti fiscali stanno calando, perchè calano i redditi su cui sono prelevati.
Calano i prezzi immobiliari, calano i posti di lavoro.
E in Italia?

Magari qualcuno sarà tentato di  imitare gli inglesi, di affollarsi agli sportelli.
Calma, calma, l'Italia va benissimo.
Inutile affollarsi, per molti motivi.
Anzitutto, quei vostri soldi in banca non ci sono più, non ci sono mai stati nemmeno prima. Inoltre, le banche italiane non hanno forse esibito profitti immensi?
Unicredit-Capitalia non è un gruppo che vale 100 miliardi di euro?
Niente paura: qui da noi non si segue dogmaticamente l'alta moralità del mercato.
Le nostre banche non sono nel «mercato», ma in un altro business.
Non si sono esposte sui sub-prime e sui derivati: hanno esposto voi risparmiatori e le aziende che hanno aperto fidi con loro.


Il come, l'ha spiegato su «Libero Mercato» Andrea Consoli, un imprenditore che dai derivati è stato rovinato (1).
Non che lui abbia chiesto alla banca di comprargli dei derivati.
No, lui voleva solo un ampliamento del fido di 100 mila euro, non poi tanto per un'azienda come la sua, con 25 dipendenti e 3,5 milioni di euro di fatturato.
La risposta delle banche con cui lavora - Intesa San Paolo e Unicredit - è stata picche.
«La direzione Unicredit ci chiede performances più alte», ha risposto un funzionario, «ed oggi i risultati non si fanno con gli interessi passivi che i clienti pagano sui prestiti concessi, ma con strumenti finanziari diversi. Ma se voi collaborate all'aumento dei nostri risultati, vi lasciamo sforare dal fido in essere».
E come collaborare?
«Potremmo aprire un prestito vincolato di una certa somma che in realtà voi non riceverete e quindi non dovrete restituirci. In cambio vi lasceremo sconfinare oltre il vostro fido».
Non c'è altro da fare.
L'imprenditore si trova ad accettare, firmando documenti, un prestito fittizio («Che non dovrete restituirci») pari a un milione di yen.
Perchè yen, se i miei clienti sono italiani, anzi concittadini?
L'imprenditore non se lo chiede.
Evidentemente, Unicredit sta facendo «carry trade»: compra yen a tasso zero, e li investe in tassi alti in Europa.
Ma non lo fa a proprio rischio: obbliga una impresa ignara ad accollarselo.
Quanto alla concessione di sforare, non è un regalo: sul fido il cliente paga il 9%, sugli sforamenti il 13,50%.
Un affare aggiuntivo.
Passa il tempo.
Di colpo, le altre banche con cui l'azienda lavora gli ingiungono il rientro: il suo indebitamento è eccessivo rispetto al giro d'affari.
E difatti, il peso degli oneri finanziari dell'azienda prima sana è salito a 85 mila euro d'interessi. Di cui 35 mila sono gli interessi sul prestito in yen, mai ricevuto, mai utilizzato e non utilizzabile.
Nulla di grave, risponde il funzionario Unicredit: le offriamo un prestito semestrale di 75 mila euro, rinnovabile, con cui potrà chiudere i conti presso le altre banche.
C'è una sola, piccola condizione: acquisti uno strumento finanziario «piuttosto conveniente», sempre per aiutare la banca a fare i risultati «veri» chiesti dalla sede centrale.


Lo strumento finanziario conveniente è un derivato, una scommessa sul cambio euro-dollaro: inutile per il cliente, che non esporta e quindi non ha rischi di cambio.
Appunto, risponde il funzionario: alla peggio, il derivato per lei è ininfluente, alla meglio ci guadagna anche lei.
«Oggi anche le aziende medie si affacciano, contestualmente alla loro attività, sui mercati finanziari».
Ancora una volta, l'imprenditore deve accettare.
Compra il derivato.
Solo più tardi si accorgerà che «quando sottoscrivi un derivato, contestualmente sottoscrivi (spesso senza saperlo) il prestito per accedere al derivato, la parte chiamata 'il nominale'».
Nel caso dell'imprenditore, il nominale era 500 mila dollari.
La banca che non gli ha ampliato un fido di 100 mila euro (troppo rischioso), ora lo ha esposto per mezzo milione di dollari.
Su questo prestito, il cliente paga interessi passivi «da vertigini», schiacciato dall'effetto-leva tipico della strumento «piuttosto conveniente».
Ancora una volta, la banca speculava sulla finanza creativa, ma a spese del cliente produttivo.
Non è il caso di raccontare il resto.
Le altre offerte di salvataggio avanzate da Unicredit a favore dell'impresa che Unicredit ha rovinato: messa l'azienda sotto un consorzio «di garanzia»  di perfetti sconosciuti (trovati dalla banca),  l'offerta di un altro derivato (stavolta da un milione di euro), la richiesta di sempre nuove garanzie per le quali l'imprenditore ha ipotecato la casa di proprietà...
Tutto inutile, perchè le spese bancarie, commissioni e interessi passivi hanno mangiato tutto, tutto.
Fino al giorno in cui un bancario arriva nel negozio e, di fronte ai clienti, gli urla di pagare sull'unghia 5 mila euro, un assegno passivo emesso sul conto corrente.
Ma il conto corrente non aveva un attivo di 20 mila euro?

Non più: la banca l'aveva prosciugato qualche ora prima, per pagarsi le competenze sue e gli interessi del famoso derivato.
Un derivato che non aveva venduto, nonostante l'ordine del cliente.
Il quale scopre altro: per esempio di avere quattro conti anzichè i due che sapeva, evidentemente su cui la banca faceva operazioni a suo nome, e a sua insaputa.
Ora, la vittima ha portato i libri in tribunale.
Fallito: 25 dipendenti sul lastrico.
Un'azienda sana strangolata da Unicredit.
Con i metodi che l'imprenditore descrive.
Se ha detto la verità, questi metodi sono una intera biblioteca di delitti, crimini penali e civili evidenti: patto leonino, truffa, usura, falsi...
In altri Paesi, un magistrato avrebbe già aperto una pratica contro Alessandro Profumo e i suoi complici, lo ridurrebbe alla condizione di galeotto come è accaduto in USA ai mascalzoni di Enron, suoi pari.
Ma in Italia, queste denunce cadono nel vuoto.
Non c'è un giudice a Verona, sede di Unicredit.
Profumo, Geronzi, Bazoli, i nostri splendidi banchieri, sono ammanicati con la Casta, protetti dalla Casta, parte di essa.
Hanno speculato sui derivati, ma non ci hanno perso niente.
Hanno fatto perdere non si sa quante piccole imprese che andavano bene, che i derivati nemmeno sapevano cosa fossero, e non ne avevano bisogno.
Vedete: qui non c'è «l'alta moralità della mano invisibile».
Qui ci sono zampini e zamponi che ti derubano, ti spogliano e ti mandano in fallimento in due modi: con le tasse e con l'usura truffaldina.
Ma l'entità è la stessa, ed una sola.
Qui, il nostro '29 non somiglierà a quello inglese.

A questo punto, c'è chi chiede (persino a me) cosa deve fare, come salvare i suoi risparmi.
Non so cosa dire.
E' tardi.
In Francia, Sarkozy sta alzando la voce contro la BCE, come già faceva da tempo.
Ed ha  pronunciato un discorso a Rennes, che suona così: «Il nostro Paese ha ancora più bisogno dei suoi agricoltori e delle sue imprese agro-alimentari. Agricoltura, pesca e industria alimentare sono un pilastro essenziale della nostra economia».
Strano, insolito discorso.

Da trent'anni, l'agricoltura europea è vissuta come «un problema di sovrapproduzione»: l'Europa pagava gli agricoltori perchè abbattessero bestiame e lasciassero incolti i campi, dove producevano troppo e a prezzo troppo caro.
Solo la Francia resisteva a questo smantellamento dell'attività economica primaria.
Tony Blair, il primo della classe del liberismo, ripeteva la lezione di Adam Smith: è stupido produrre grano e alimenti a così caro prezzo, quando si possono comprare nel vasto mondo a prezzi competitivi.
Ora il grano rincara, e tutti gli alimentari.
Ora, nell'imminenza del nuovo '29, Sarkozy esalta la produzione nazionale: ancora un po' è lo vedremo, a torso nudo, replicare una vecchia recita, «La battaglia del grano».
Nella recessione mondiale, c'è la tendenza a tornare all'autarchia, e in agricoltura la Francia è messa meglio di noi, e Sarkozy avanza progetti per rilanciarla e renderla più produttiva, non meno. Almeno, i francesi mangeranno.
In più, hanno 400 testate atomiche, il che aiuta nei tempi di grandi crisi.
Ma noi?
Come salvare i risparmi?
Dove investire quel poco che resta?
Magari lo sapessi.

Mi limito qui a riportare i consigli di Richard Daughty, general partner della Smith Consultant Group, autore di una spassosa newsletter che firma «Mogambo Guru», ed è molto letta negli ambienti finanziari (3).
Perchè Mogambo Guru è un economista vero: nel senso che ha studiato la storia economica, e sa dove fu conveniente investire nel '29, durante la recessione provocata - come oggi – dall'eccesso di debito e di creazione di moneta dal nulla.
Ecco i suoi cinque consigli:
1) «Vendete l'auto estera che non potevate permettervi. Se ci riuscite».
2) «Procuratevi un buon paio di scarpe di cui avrete bisogno per camminare da una parte all'altra implorando uno dei posti di lavoro che le vostre imprese hanno delocalizzato in Cina».
3) «Cercate di acquistare buone capacità negoziali; vi serviranno per cercare di mettervi al posto degli immigrati che hanno lasciato entrare nel Paese, perchè ciascuno voleva profittare di manodopera a basso costo».
4) «Mangiate sano e tenetevi in salute: credete forse che gli ospedali sprecheranno risorse per gli over-50?».
5) «Tenete in tasca un cucchiaio. Le mense dei poveri che distribuivano la zuppa gratis negli anni '30, il cucchiaio non lo davano».
Mogambo Guru è uno che scherza.
Speriamo.

Maurizio Blondet

 
 
 

"THE ROOF IS ON FIRE" L'AVEVA GIà DETTO!!!!!!!!!

Post n°74 pubblicato il 18 Agosto 2007 da nicolafm
Foto di nicolafm

Leggetevi il messaggio n.64 del 28-05-2007 di questo blog, che parla in anticipo dei problemi della bolla immobiliare e delle riserve di oro.

 
 
 

Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 13 Luglio 2007 da nicolafm

Nello Gatta
Preghiera dell'Ardito
(da "Laudi degli Eroi")


E' partita una tradotta che ha svuotato le galere
con destinazione Sdricca battaglione fiamme nere

Siamo fiamme nere arditi per voi solo farabutti
ma gli arditi non si arrendono se non son morti tutti

La preghiera nostra è acciaio che nel sole alto scintilla
santa icona un drappo nero dove un teschio bianco brilla

Raccogliamo dall'altare il pugnale consacrato
per averlo tante volte tinto di sangue croato

Siam tutti comunicati con un'ostia tricolore
più del paradiso è premio la vittoria per chi muore

Al di là delle trincee splende il nostro paradiso
ci scagliamo oltre la morte con due bombe ed un sorriso

Siamo gentaglia, gentaglia, gentaglia siamo noi
siamo gentaglia, gentaglia, non siamo come voi
siamo gentaglia, gentaglia che lotta e muore noi
brava gente che diserta, che tradisce, quello siete voi

Contro luride trincee all'assalto ci scagliamo
con frate il nostro pugnale sora bomba nella mano

Con un grido che è un ruggito, a noi!, voliamo nella battaglia
mentre sgrana il suo rosario sora nostra la mitraglia

Cantando andiamo all'assalto col pugnale e bombe a mano
siam felici di morire sopra un candido altipiano

Tra le rade macchie d'erba che innaffiamo di vermiglio
affrontiamo vita e morte con identico cipiglio

E rimbomba il nostro passo se all'assalto ci scagliamo
siamo fiamme dell'inferno siamo pezzi di uragano

Fiamma nera splende alta su nel cielo della gloria
poggia in terra nell'assalto e divampa nella storia

Siamo gentaglia, a noi!

 
 
 

tolgo il disturbo....

Post n°72 pubblicato il 09 Luglio 2007 da nicolafm

Reduce da una rissa al bar, un ubriaco sale in auto, invade la corsia opposta di marcia e uccide quattro ragazzi di vent'anni. Resta ferito lievemente e viene ricoverato all'ospedale di Cremona. Dopo qualche giorno migliora, si toglie il pigiama, saluta gli infermieri e se ne va. Dove? Fatti suoi. Uno avrà bene il diritto di bere fino a sfondarsi, attaccare briga in luogo pubblico, mettersi al volante, guidare contromano a centocinquanta l'ora, investire quattro persone, farsi curare a spese dello Stato e poi volare via, libero e riverito come un uccellino di prima classe, senza dover rendere conto a nessuno.

Forse le cose sarebbero andate diversamente se un pubblico ministero, o qualcosa di simile, avesse approfittato della settimana di immobilità forzata dell'assassino per recapitargli in ospedale un mandato d'arresto. Ma gli autori comici che scrivono i testi di certa magistratura italiana hanno sostenuto che il fermo di un imputato in vestaglia era inutile, «non essendoci pericolo di fuga». Infatti non è mica scappato. E' uscito dalla porta principale. Magari gli avranno chiamato anche il taxi. E così il signor Ashim Tola, albanese (non è un'aggravante, ma non può essere neanche un'attenuante), ha potuto riparare presso altri lidi, dove adesso starà raccontando ad altri balordi quale enorme pacchia possa essere l'Italia, a saperla prendere per il verso giusto, e cioè facendo tutte le cose sbagliate.


 
 
 
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9 LUGLIO 2006

 

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