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bolle di pensiero..


Torno nel mio habitat di origine. Sono partita e ho spostato i soprammobili dalla mensola dell´abitudine nella mia testa: hanno lasciato, inconsapevoli esistenti, l´alone privo di polvere della loro presenza, passata. Il viaggio pulisce via la polvere, ogni volta che ne sono benedetta; appoggio i soprammobili in posizioni diverse, quando torno a casa.Fuori foglie molli piangono giù dai guardiani dei viali e attutiscono il fastidio dell´asfalto. Le radici del prato mi succhiano sotto la terra, sono figlia di ciò che mi circonda e lascerò che i miei capelli siano sciolti nell´aria.Ma non sono capace di esprimermi, forse dovrei inventare un verso efficace per la mia specie.La lingua che parlo sarà anche vera ma non è autentica, il significato dei simboli e delle convenzioni non conserva più il suo spirito ancestrale. Perché so che cosa è una sedia? Perché chiedo `come va?´ e `cosa fai?´? Perché, nonostante mi scorrano fuori e dentro, le parole non riescono ad afferrarsi in certezze?Sento vero il contatto e ciò che i corpi trasmettono senza censurarsi. Stringere una mano, intrecciare le dita, toccare un volto.Purtroppo, me ne rendo conto, la poesia del sangue non è una lingua che tutti sono disposti a comprendere, sempre per la maggior parte preoccupati a battezzare ogni cosa. Così chiudo la mia morbosa sensibilità fuori da questi tempi e solo io capisco veramente chi sono, peccato. Il mondo mi tortura dolcemente, per questo sono sua, libera.