FRATTAGLIE

Elucubrazione sul dolore


Cara P.,ho vissuto tanti anni sentendomi inadeguata, poco amata, sola in un letto in cui avremmo dovuto essere in due; ho deciso di dare una svolta alla mia vita, in un certo senso obbligata dagli eventi, con un dolore sordo che mi consumava, fisicamente e mentalmente, con una rassegnazione stanca, come se non ci fosse più nulla per me, come se il mondo, attorno, fosse pronto solo a intrappolarmi, con tutte le mie insicurezze, i miei dubbi, le miei paure. Poi però ho capito…ho capito che il dolore non deve fare paura, va amato, va vissuto. Il dolore è come una terra secca, brulla, che sembra non possa dare nulla…occorre viverlo, rivoltarlo, conoscerlo fino alla sua parte più profonda; così facendo si trasforma in un humus fertile, le zolle, dure, lentamente, si ammorbidiscono e cambiano forma, colore, odore. Ho imparato che se avevo voglia di piangere dovevo lasciare che le lacrime sgorgassero libere, perché non era un male, era l’unico modo per dare vita a quella secca terra, per aiutarla a perdere la sua rudezza e ad ammorbidirsi. Ho imparato che io avevo un valore per me stessa, e non in funzione degli altri, ed imparando questo ho visto la luce e l’amore negli occhi delle persone che davvero mi volevano bene, e questo amore profondo è divenuto il fertilizzante per quella mia brulla terra. E ho trovato dei nuovi sogni, piccoli semini, che all’inizio sembravano persi in tutta quella terra scura, ma che poi, lentamente, con pazienza, con fiducia, hanno messo radici, e sono divenute piantine. Che dirti…alcune non sono sopravvissute, ma altre, si sono rinforzate, si sono riempite di fiori, e la mia brulla terra è diventata un giardino colorato e profumato. Ogni tanto arriva una tempesta, che sembra distruggere il mio bel giardino…ma io non ho più paura, perché so che la terra è buona e sono certa che domani tornerà il sole. Il tuo giardino è li, ti aspetta. Non dimenticarlo. Un sorriso.