libertà di pensiero

Suca!!!!!


SUCA, si legge interminabilmente sui muri del piazzale. È la scritta che a Palermo viene tracciata su ogni parete ben in vista. La scritta di benvenuto. C’è chi la maschera con imbarazzo aggiungendo un po’ di vernice dello stesso colore, ma inutilmente, perché suca ricompare il giorno dopo. Suca può essere anche trasformata: la S diventa un otto, la U e la C sue zeri, soltanto la A resta tale, e alla fine di quest’operazione si legge 800A, ossia la stessa offesa, se è vero che molti palermitani talvolta scrivono direttamente in questo modo. Se chiedo a un palermitano di scrivere qualcosa senza pensarci troppo, poco importa come, può avere un gessetto o un cervello elettronico, lui non ha dubbi, perché la prima cosa che gli viene in mente è soltanto suca.Ovviamente esiste la dialettica, quindi l’umanità che vive a Palermo si divide in due categorie: quelli che scrivono suca e gli altri che cancellano suca. Questi ultimi, come Sisifo, sono i palermitani più infelici, i vinti, perché, come è evidente guardando i muri, suca vince sempre: su insegne e saracinesche, cassonetti dell’immondizia, porte e anche monumenti; ne riappaiono a centinaia di tutte le dimensioni, suca brevissimi a matita e lampostyl, e suca giganteschi immersi in un diluvio di vernice.Non è importante che suca accompagni un nome, suca non ha genere, non è maschile né femminile, e solo di rado ha bisogno di un volto certo a cui rivolgersi. Suca è come un punto fisso nello spazio e può bastare, come ogni insulto, anche soltanto a se stesso.Si sa che prima o poi qualcuno leggerà, soprattutto uomini perché, questo sì, suca è un insulto maschile, rivolto castamente al mondo degli uomini, nonostante esprima una cosa che si desidera quasi sempre venga fatta da una ragazza. Talvolta suca è accompagnato dalla raccomandazione FORTE, ma SUCA FORTE non muta l’essenza dell’offesa, piuttosto fa comprendere senza fatica cos’è il plusvalore.Tra i suca che si trovano nel piazzale, quello visibile anche dal mio balcone, benché nascosto dalle ombre dei portici, è disegnato con la vernice gialla spray. Non è tra i più grandi che mi sia capitato di notare, è discreto senza però dimenticare il suo compito crudele. I negozianti, nonostante l’abbiano davanti, evitano di cancellarlo, devono aver pensato che comparirebbero altri ben più giganteschi e solenni: ne hanno così fatto un amuleto che li salva da tutti gli altri suca che potrebbero crescere come rampicanti, perché suca, come il muschio, vive sui muri anche dopo essersi seccato, quindi per anni e anni aspetta di sbiadire senza mai cancellarsi.