Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 20 Novembre 2008 da coach09

Cossiga, perchè non parli?

video_cossiga_parlamentopulito.jpg

La proposta di legge popolare “Parlamento Pulito” è sempre in attesa di essere discussa in Senato dalla Commissione Affari Costituzionali(*). La richiesta ai membri della Commissione di esprimere sul blog la loro opinione sulle tre modifiche alla legge elettorale:
- nessun condannato in Parlamento (oggi sono 18)
- due legislature e poi a casa
- elezione diretta del candidato con voto nominale
è stata accolta solo da Pardi e Belisario (IDV). Nei prossimi giorni pubblicherò i filmati con le dichiarazioni.
Il resto della Commissione tace.
Un silenzio comprensibile: se perdono il posto da parlamentari che altro possono fare nella vita? Chi gli dà più uno stipendio?
Il silenzio di Cossiga, membro della Commissione, invece mi sorprende. “Francesco, perché non parli?”
Faccio una chiamata nominale al senatore a vita e presidente emerito. Si pronunci. Nelle ultime settimane ha picconato professori e studenti ricordando i bei tempi del terrorismo e degli infiltrati, ma anche i presunti responsabili politici e operativi (Fini, Scajola, De Gennaro) della mattanza del G8 con la richiesta di una Commissione d’inchiesta che:
“ dovrà fare piena luce sui dolorosi fatti accaduti, compresa l’uccisione del giovane Giuliani ad opera di un carabiniere e piena chiarezza sull’operato del Governo, ed in particolare dell’allora Vice Presidente del Consiglio onorevole Gianfranco Fini, stranamente presente in Questura durante l’accadimento dei dolorosi fatti, dell’allora Ministro dell’Interno Claudio Scajola e soprattutto, specie dopo le dichiarazioni dell’attuale Capo della Polizia Manganelli, sull’operato dell’ex Capo della Polizia Gianni De Gennaro, perché fu egli, secondo il significato complessivo delle dichiarazioni del dottor Manganelli, il responsabile massimo della gestione operativa di vertice in quelle giornate e perché oggi è al vertice del Sistema per la Sicurezza della Repubblica ed è suo interesse che piena luce si faccia sul suo operato...”.
Cossiga, una Commissione per cambiare l’Italia c’è già, è quella in cui lei è presente. La faccia funzionare e porti il disegno di legge in Parlamento. Il pesce puzza sempre dalla testa. Da lì bisogna partire.
Fuori i pregiudicati che si fanno le leggi. Fuori i politici a vita. Fuori mogli, amanti, parenti, compari e portaborse nominati dai segretari di partito.
L’aspetto sul blog.

(*) La Commissione è presieduta da Vizzini (PDL) e composta da Benedetti Valentini (PDL), Incostante (PD), Adamo (PD), Bodega (LNP), Bastico (PD), Battaglia (PDL), Belisario (IDV), Bianco (PD), Boscetto (PDL), Ceccanti (PD), Cossiga (UDC-SVP-Aut), De Sena (PD), Fazzone (PDL), Lauro (PDL), Malan (PDL), Marino (PD), Mauro (LNP), Nespoli (PDL), Pardi (IDV), Pastore (PDL), Pistorio (Misto), Procacci (PD), Saltamartini (PDL), Sanna (PD), Saro (PDL), Sarro (PDL), Vitali (PD).

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 11 Novembre 2008 da coach09

Mafiocrazia

passaparola_10-11-08.jpg

YouTubeQuickTime 56k3GPiPod VideoAudio Mp3

>> COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:
venerdì 14 novembre invito tutti i milanesi ad andare in ufficio e a scuola in bicicletta. E' il mezzo più veloce, pulito e economico. Chi va in bicletta non dipende dal prezzo del petrolio o dai disservizi dei mezzi pubblici. La bicicletta è rivoluzionaria. Io ci sarò a Milano nel primo pomeriggio con la mia bicicletta e i miei potenti garretti. No alle macchine inquinanti a pagamento. No alle leucemie infantili. Si all'aria pulita e alla libertà di muoversi senza rischiare di essere investiti. Quanti assessori o consiglieri comunali milanesi vanno in ufficio in bicicletta? Se ci fosse qualcuno lo aspetto per farmi da Cicerone. Beppe Grillo <<

Testo:
"Buongiorno a tutti.
Finalmente, si fa per dire, riparte la commissione parlamentare antimafia. Voi sapete che è dall'inizio degli anni Sessanta che il Parlamento italiano si costituisce in commissione bicamerale antimafia per combattere la mafia, soprattutto nei suoi rapporti tra mafia e politica.
C'è una contraddizione: la politica che combatte i rapporti tra mafia e politica è come dire la mafia che combatte i rapporti fra mafia e politica.
E infatti non li ha, almeno negli ultimi quindici anni, mai combattuti; da quando, cioè, non c'è più un'opposizione forte a chi sta al governo ma ci sono, sulle questioni che contano, finte divisioni fra maggioranza e opposizione e poi una sostanziale unanimità. Infatti, come sappiamo, negli ultimi quindici anni tutte le normative serie in materia di lotta alla criminalità organizzata sono quelle che erano contenute nel papello di Totò Riina. Sono state abolite le carceri nelle isole con l'isolamento del 41bis serio, Pianosa e Asinara; sono stati di fatto aboliti i pentiti, nel senso che nell'anno 2000 destra e sinistra insieme hanno messo mano alla riforma che aveva voluto Falcone all'inizio degli anni Novanta e hanno deciso di togliere tutti i benefici che rendevano conveniente, per un mafioso, schierarsi dalla parte dello Stato tradendo la mafia. Per cui i mafiosi hanno capito l'antifona, quelli che avevano qualche intenzione di pentirsi se la sono fatta passare, quelli che si erano già pentiti si sono pentiti di essersi pentiti e hanno ritrattato.
In più sono state ridotte di molto le scorte ai magistrati e ai testimoni antimafia. E' stato svuotato dall'interno il 41bis per cui quando il cosiddetto ministro Alfano racconta che non è mai stato così efficace sa benissimo - spero per lui - di raccontare favole perché lo sanno tutti che il 41bis è diventato una specie di barzelletta da quando è stato stabilizzato per legge.
Quando voi sentite il presidente del Senato Schifani dire: "noi nella legislatura del governo Berlusconi II abbiamo stabilizzato un provvedimento che prima era provvisorio e veniva attuato dal ministro della Giustizia di sei mesi in sei mesi, abbiamo stabilizzato per sempre il 41bis", spero che anche lui - ma credo che lo sappia - sia conscio di raccontare favole. Perché il 41bis quando era provvisorio era molto più efficace che oggi quando è diventato legge definitiva. Per quale motivo?
Per un motivo molto semplice: quando un provvedimento viene rinnovato di sei mesi in sei mesi i tempi burocratici necessari per il mafioso recluso per chiedere la revoca dell'isolamento, sono talmente lunghi che di solito la risposta alla sua domanda non arriva in tempo in sei mesi, quindi quando gli rispondono c'è già stato un nuovo provvedimento semestrale, contro il quale deve di nuovo ricorrere.
I ricorsi, quindi, contro il 41bis non venivano quasi mai accolti perché non si faceva in tempo. Praticamente il 41bis durava molto a lungo ed era molto difficile revocarlo. Ora che è diventato un provvedimento che vale per sempre, preso una volta vale per sempre - o almeno fino a che non ce ne sono i presupposti - i ricorsi sono molto facili perché anche se durano 7-8 mesi ne basta uno perché la persona possa vincerlo, allora si va alla discrezionalità del magistrato singolo il quale ogni volta che riceve il ricorso deve valutare se la persona sia ancora socialmente pericolosa, collegata con l'organizzazione mafiosa. E come fai a saperlo? Come fai a sapere se una persona è potenzialmente pericolosa? Come fai a sapere se ha ancora legami dopo anni che è in carcere? Lo puoi presumere ma se non lo puoi dimostrare, spesso puoi concedere la revoca del 41bis senza alcun rischio e senza alcuna formale irregolarità.
Quindi molti detenuti mafiosi, anche stragisti, che stavano al 41bis hanno ottenuto, in buona o cattiva fede dei magistrati di sorveglianza, il trattamento carcerario normale.
Quindi adesso incontrano quando gli pare avvocati, parenti eccetera. Non raccontiamoci balle: le commissioni antimafia sono un paravento per far finta che lo Stato ancora combatte la mafia. Non sono più le commissioni antimafia degli anni Sessanta e Settanta che addirittura anticipavano il lavoro della magistratura.
La magistratura negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto in Sicilia e a Roma in Cassazione, era quella magistratura che proclamava la non esistenza della mafia oppure scambiava la mafia per un'accozzaglia di bande che, scompostamente e senza alcun vertice, agivano per i campi.
La commissione antimafia, molto più avanzata di quella magistratura, già faceva i nomi e i cognomi dei personaggi.
Salvo Lima era citato decine di volte nelle relazioni di minoranza della commissione antimafia come referente della mafia ben prima che venisse assassinato e ben prima che nel processo Andreotti e nel processo sull'assassinio Lima i magistrati poi stabilissero nero su bianco che Lima era un noto mafioso.
Negli ultimi anni la commissione antimafia è diventata un ente inutile, anzi dannoso, proprio perché ha diffuso la sensazione che il Parlamento continuasse a occuparsi dei rapporti fra mafia e politica, mentre non ha mai avuto il coraggio di mettere le mani sul caso Dell'Utri.
Non ha mai avuto il coraggio di mettere le mani sul caso Berlusconi. Non ha mai avuto il coraggio di mettere le mani sul caso Andreotti, nemmeno dopo che la magistratura aveva già squadernato, sotto gli occhi dei commissari e del Parlamento, le carte necessarie e indispensabili per poter tirare almeno le conclusioni politiche di quei rapporti ormai accertati.
Io ricordo che, con Elio Veltri, scrivemmo il libro "L'odore dei soldi" nel 2001 con gli editori riuniti proprio perché Veltri faceva parte della commissione antimafia.
Venne da me e mi disse: "abbiamo fatto arrivare dal Tribunale di Palermo le carte del processo Dell'Utri, le perizie sui finanziamenti ambigui della Fininvest negli Settanta e Ottanta,
i rapporti sui finanziamenti delle varie finanziarie del gruppo Berlusconi.
Quando io ho chiesto di discuterne in commissione, eravamo alla fine della legislatura del centrosinistra, mi hanno tutti guardato come un matto e abbiamo votato.
Ho votato da solo per parlare del caso Dell'Utri - Berlusconi in commissione antimafia e tutti mi hanno votato contro, compresi persone oneste della sinistra come Beppe Lumia dei DS e Giovanni Russo Spena di Rifondazione".
Allora facemmo il libro.
Ora perché vi racconto tutto questo? Perché si sta reinsediando la commissione parlamentare antimafia.
Se voi andate sul sito della Camera, andate nella finestra che riguarda le commissioni, andate nelle commissioni bicamerali e trovate "Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno di mafia e sulle altre associazioni criminali anche straniere".
Poi trovate la legge istitutiva, è una legge nuova ogni volta, rispetto a quella vecchia.
Di solito ricopiata, questa volta - sono anche spiritosi - hanno voluto scrivere che questa commissione antimafia indagherà anche sui rapporti tra mafia e politica con particolare riferimento al periodo delle stragi del '92-'93. Quindi mandanti occulti, trattative fra Stato e mafia eccetera. Speriamo che sia vero. Alla voce presidente, vicepresidenti e segretari c'è il bianco, perché non hanno ancora designato il presidente.
Ci sono invece i cinquanta componenti, venticinque deputati e venticinque senatori.
Buona notizia: non ci sono pregiudicati. Ve lo dico perché nella scorsa legislatura ce n'erano due: Vito Alfredo e Paolo Cirino Pomicino. Questa volta hanno pensato di non metterceli.
In compenso abbiamo dei personaggi che forse, valutate voi, non sono proprio il non plus ultra per la commissione antimafia.
Soprattutto il presidente: pare il che il favorito alla presidenza dell'antimafia sia Beppe Pisanu.
Premetto che Beppe Pisanu è persona estremamente seria ed è uno dei migliori, o dei meno peggio a seconda della visuale, di Forza Italia. Ma più per demerito degli altri che non per merito suo!
Voi sapete che Pisanu è completamente uscito dall'orbita di Berlusconi: nessuno ne parla più.
L'avete mai più visto in televisione, l'avete mai più sentito nominare?
Eppure era il ministro dell'Interno durante le elezioni del 2006. Secondo alcuni, Enrico Deaglio, è il ministro dell'Interno che si oppone ai tentativi golpistici di broglio ventilati dal Cavaliere e per questo è protagonista di una rissa memorabile a Palazzo Grazioli.
Da allora - noi non sappiamo se è vero, Deaglio con alcuni indizi l'ha sostenuto nella sua inchiesta sui presunti brogli nel 2006 - sta di fatto che Pisanu non ha più avuto alcun incarico di prestigio ed è stato posato, anche se è rimasto in Forza Italia.
Adesso pare che, proprio per questo suo ruolo non più fidato per Berlusconi, stia diventando una figura di garanzia che piace anche all'opposizione per fare il presidente dell'antimafia.
Purtroppo, però, Pisanu non è un pivellino appena uscito dalle Università.
E' un signore nato a Sassari nel 1937.
Ha un anno in meno di Berlusconi, ne ha 71. Laureato in scienze agrarie, era nella DC - nella sinistra DC - amicissimo di Cossiga.
E' stato nella segreteria di Zaccagnini, capo della segreteria di Zaccagnini negli anni del compromesso storico.
Poi è stato sottosegretario al Tesoro e alla Difesa nei governi Forlani, Fanfani, Spadolini, Goria e Craxi.
Nel 1994 era vice capogruppo di Forza Italia alla Camera e nel 1996 è stato nominato capogruppo quando hanno cacciato Vittorio Dotti perché era fidanzato di Stefania Ariosto, che aveva il grave torto di avere parlato di Previti.
Nel 2001 ministro per la verifica del programma nel governo Berlusconi II e poi ministro dell'Interno dopo che Scajola ebbe la splendida idea di definire "rompicoglioni, avido" il povero Marco Biagi dopo l'assassinio.
Insomma, è in Parlamento da dieci legislature.
Questa è la sua undicesima.
Perché dico che forse non è l'uomo giusto al posto giusto? Perché nel 1983 era sottosegretario al Tesoro nel governo Fanfani V.
Cosa successe? Il caso Ambrosiano.
Andiamo con ordine: Pisanu è sottosegretario al Tesoro e il Tesoro ha il dovere di sorveglianza, insieme alla Banca D'Italia, sulle banche, soprattutto sull'Ambrosiano che era un'enorme banca.
Bene, lui, che avrebbe dovuto vigilare come sottosegretario al Tesoro, in realtà era amicissimo di Roberto Calvi, il bancarottiere, e di tutti gli uomini che gli avevano dato una mano a fare bancarotta, a cominciare da Flavio Carboni.
Flavio Carboni non era coinvolto tanto negli aspetti finanziari del caso Ambrosiano quanto piuttosto nella fuga di Calvi in Svizzera e poi in Inghilterra, tant'è che è stato addirittura imputato per l'omicidio Calvi, assolto in primo grado ma adesso credo ci sarà il processo di appello.
Insieme a Licio Gelli, ad esponenti della banda della Magliana, un bel giro.
Pisanu ci andava in barca, in Sardegna con Flavio Carboni, e sulla barca - che si chiamava la "Punto Rosso", 22 metri - c'era anche un omino: il nostro presidente del Consiglio attuale, Berlusconi.
Sempre sulla barca, in Costa Smeralda.
A un certo punto condannano Calvi per reati valutari, lo mettono in libertà provvisoria.
Va anche Calvi in barca, dopo essere stato condannato in primo grado, arrestato e messo in libertà provvisoria, va in barca pure lui con Pisanu e il resto della compagnia.
Poi nel 1982 arrestano Carboni per la fuga di Calvi, che poi è stato trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri di Londra; Carboni viene arrestato e Pisanu viene interrogato sulle sue frequentazioni con Carboni e risponde al magistrato Pierluigi Dell'Osso: "incontravo Carboni perché era un interlocutore valido per le forze politiche richiamantisi all'ispirazione cattolica".
Carboni era un'anima pia: parlavano di teologia, probabilmente, in barca nei giorni del crack Ambrosiano.
Carboni, aggiunge Pisanu riuscendo a rimanere serio, "mi disse che Berlusconi aveva interesse a espandere Canale5 in Sardegna, tal che lo stesso Carboni si stava interessando per rilevare, a tal fine, la più importante rete televisiva sarda, Videolina, e mi disse di essere in affari col signor Berlusconi anche a riguardo di un grosso progetto edilizio denominato "Olbia 2"".
Era quando Berlusconi e Carboni volevano rovesciare una colata di cemento sulla costa Smeralda.
Questo pio sodalizio si estende poi al Banco Ambrosiano perché, come vi ho detto, il sottosegretario al Tesoro, anziché vigilare su quello che stava facendo Calvi, già condannato per reati valutari, incontra Calvi quattro volte, in quei giorni.
Subito dopo viene chiamato a rispondere alla Camera da un'interrogazione parlamentare delle opposizioni che, allarmate per il crack dell'Ambrosiano, del quale già si parla anche se non è stato ancora ufficializzato, chiedono notizie al governo, al sottosegretario al Tesoro.
Pisanu, l'8 giugno del 1982, risponde alla Camera. Già all'epoca c'era un enorme buco, c'era il buco del banco Andino, affiliato al Banco Ambrosiano, che stava rischiando di trascinare anche l'Ambrosiano nel crack.
Ma Pisanu rassicura: niente paura: è tutto sotto controllo, nessun allarme. Dice: "le indagini condotte all'estero sull'Ambrosiano non hanno dato alcun esito".
Non tanti giorni dopo, un giorno dopo, il 9 giugno Pisanu va di nuovo a cena con Flavio Carboni.
Un altro giorno dopo, il 10 giugno, Calvi scappa dall'Italia per finire, come sappiamo, sotto il Ponte dei Frati Neri, appeso.
Nove giorni dopo l'uscita di Pisanu in Parlamento - tutto sotto controllo, nessun problema per l'Ambrosiano - il governo suo, Fanfani, mette l'Ambrosiano in insolvenza.
Lo dichiara insolvente e manda sul lastrico migliaia di risparmiatori, che perdono tutto quello che avevano.
Poi, sia l'Ambrosiano, sia l'Andino fanno la loro regolare bancarotta.
La commissione P2, presieduta da Tina Anselmi, convoca Pisanu perché Angelo Rizzoli, editore, all'epoca proprietario del Corriere della Sera, P2, poi coinvolto in un crack, anche lui arrestato, racconta: "a proposito del Banco Andino, Calvi disse a me e a Tassandin - l'uomo della P2 al vertice del Corriere della Sera - che il discorso dell'onorevole Pisanu in Parlamento l'aveva fatto fare lui - Calvi. Qualcuno mi aveva detto che per quel discorso Pisanu aveva preso 800 milioni da Flavio Carboni".
Quest'accusa, che poi verrà riesumata anche dal portaborse di Calvi, Pellicani, non ha mai trovato conferma, quindi possiamo ritenerla falsa o non provata.
Ma il problema è politico: Pisanu è il signore che ha messo la faccia, è andato in Parlamento a dire che il Banco Ambrosiano era una meraviglia mentre era alla vigilia del crack.
Il tutto a causa dei suoi conflitti di interessi, cioè dei suoi rapporti con Carboni, con Calvi e con Berlusconi.
In commissione P2 si scatenano le opposizioni: i più accesi sono Teodori, dei Radicali, e Tremaglia, del Movimento Sociale, che ne dicono di tutti i colori di Pisanu.
Se volete trovate in "Se li conosci li eviti", la biografia di quei giorni terrificanti, tant'è che urlano "dimissioni, dimissioni, dimissioni!" e alla fine, il 21 gennaio del 1983, Pisanu si dimette da sottosegretario al Tesoro.
Poi rientrerà in un altro governo e verrà riciclato da Forza Italia, perché sapete che in Italia non si butta via niente!
Lo ritroviamo, Pisanu - ve lo racconto di nuovo il suo possibile ruolo di presidente della commissione antimafia - nel 2004, 10 gennaio, in una telefonata.
Non è lui al telefono: al telefono ci sono Berlusconi, presidente del Consiglio, e Cuffaro, all'epoca governatore della Sicilia per il centrodestra.
Cuffaro, sapete, era preoccupato perché c'era un'indagine per favoreggiamento alla mafia da parte della Procura di Palermo, Berlusconi lo rassicura e gli dice: "io ho saputo qui, la ragione perché ti telefono, il ministro dell'Interno mi ha parlato e mi ha detto che tutta la... è sotto controllo, è tutto sotto controllo".
Chi era ministro degli Interni in quel periodo? Pisanu.
A che titolo Pisanu sapeva notizie o controllava notizie su un'indagine segreta della magistratura a Palermo, un'indagine di mafia che coinvolgeva anche il governatore?
E a che titolo informava Berlusconi di queste eventuali notizie segrete di cui aveva saputo?
E a che titolo Berlusconi informava Cuffaro?
C'è, per caso, un reato di favoreggiamento in questo comportamento? Lo domando perché Cuffaro è stato condannato per avere avvertito dei mafiosi su notizie riservate su indagini in corso.
Se fosse vero quello che dice Berlusconi al telefono, forse ci sarebbe qualcosa di illecito anche nel comportamento di un ministro dell'Interno che si procura notizie su un'indagine segreta, che le rivela al presidente del Consiglio, che le rivela all'interessato, cioè all'indagato, cioè a Totò Cuffaro.
Perché non sono stati chiamati a risponderne penalmente? Perché in quel periodo la procura di Palermo adottava una linea morbida nei confronti dei politici.
Pisanu fu sentito come testimone, Berlusconi non fu nemmeno sentito.
La procura, presieduta da Piero Grasso, chiese e ottenne la distruzione di quei nastri, anziché mandarli al Parlamento per ottenere l'autorizzazione a utilizzarli per valutare eventuali reati da parte di Berlusconi e Pisanu.
Tutti da dimostrare, naturalmente, ma la telefonata è quanto mai inquietante, soprattutto perché Cuffaro non si è mai saputo da chi sapesse le notizie riservate che poi passava ai mafiosi.
Qui abbiamo un piccolo indizio: "il ministro dell'Interno mi ha parlato, e mi ha detto che tutta la... è tutto sotto controllo, tutto sotto controllo".
Perché dico questo? Perché è evidente che una commissione parlamentare antimafia seria, che volesse occuparsi dei rapporti mafia-politica, potrebbe per esempio cominciare dal caso Cuffaro.
E nel caso Cuffaro domandarsi se c'erano deviazioni istituzionali.
E magari convocare Berlusconi e Pisanu.
Ma se il presidente dell'antimafia fosse Pisanu, potrebbe convocare se stesso? Si, dovrebbe guardarsi allo specchio e farsi le domande e darsi le risposte.
Passate parola!

Ps. La scorsa settimana ho citato l'ex onorevole Publio Fiori a proposito della Loggia P2.
Fiori mi prega di precisare che il suo nome figurava, sì, nelle liste ritrovate nel 1981 negli uffici di Gelli a Castiglion Fibocchi.
Ma poi una sentenza definitiva del Tribunale di Roma (come pure l'Avvocatura Generale dello Stato) hanno stabilito che la presenza del suo nome nelle liste non dimostra la sua adesione alla Loggia.
Il suo nome, insomma, potrebbe essere stato inserito abusivamente negli elenchi." Marco Travaglio

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

NO COMMENT

Post n°10 pubblicato il 10 Novembre 2008 da coach09

Gli zoccoli dei bisonti

video_eaton.jpg
Chiude la Eaton a Massa. Lavoratori in sommossa

Appoggio l'orecchio al terreno e sento un rumore. Sempre più vicino. Un brontolio, una carica, un tuono. Sono milioni di nuovi disoccupati. Quanti saranno in più tra un anno? Due milioni? Tre milioni? Senza più niente da perdere. I manganelli non potranno fermarli. Travolgeranno tutto e tutti e non faranno sconti. Chi si troverà sul loro percorso verrà cancellato. Sindacati collusi, giornalisti servi, partiti autoreferenziali. Il loft di Topo Gigio e le ville sarde dello psiconano. Travolti. L'Onda degli studenti li ha anticipati. Dopo l'Onda verrà lo Tsunami del lavoro. Non ne parla nessuno. Tutti i giorni chiudono decine di aziende grandi e piccole. Posti di lavoro perduti per sempre. Un padre di famiglia senza lavoro, senza TFR, senza un c...o, che alternative ha? Torna a casa e guarda i figli e nulla ha più importanza per lui. L'esercito dovrà presidiare i supermercati prima e le sedi dei partiti subito dopo.
Da oggi raccolgo le testimonianze del "Lavoro perduto", inizio con la Motorola di Torino che andrò presto a trovare. Loro non molleranno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

"Caro Beppe,
grazie per aver citato Motorola. Come hai detto te siamo tra gli apriporta di questa crisi che sta investendo il mondo e che presto travolgerà anche il nostro Paese. Tutto è successo così improvvisamente. Giovedì mattina stavamo ancora sgobbando per mamma Motorola, molti di noi lavoravano anche nel weekend, per fare in modo che la produzione si concludesse on-time. Tutti sforzi inutili visto che con un semplice annuncio il presidente della sezione Mobile ha dichiarato la cessazione immediata della piattaforma su cui stavamo lavorando. Subito dopo una mail comunica un riunione per lunedì mattina con il responsabile motorola per la regione EMEA. Molti caddero nello sconforto. Mentre molti erano ancora ottimisti. Il peggio è successo tra venerdì e lunedì quando Motorola insieme ai dirigenti ci ha letteralmente lasciato soli in balia della stampa : "Motorola, sogno finito a rischio 300 ricercatori - Alla Motorola rischiano in trecento", leggo dalla stampa sabato mattina alle tre di notte. Per poi arrivare a lunedì mattina dove riassumendo ci hanno dato il ben servito dopo aver detto che eravamo tra i migliori, che eravamo un centro di eccellenza, ma che non servivamo più...e tanti saluti e arrivederci. Ma noi intanto l'avevamo saputo prima dalla stampa. Che tra l'altro ci ha fatto passare come dei ladri dicendo che Motorola aveva tolto tutti gli scatoloni dal palazzo per evitare furti. E tante e tante altre cazzate scritte da giornalisti bugiardi che dovrebbero stare a spazzare le strade di Torino...
Morale della favola siamo 370 ingegneri + un centinaio di consulenti, tutti a spasso... senza ammortizzatori sociali...senza nulla. Molti hanno famiglie... Ora visto che siamo soli mi chiedevo se tu Beppe potevi venire a farci visita... a incoraggiarci... sono certo che ti accoglieremo a braccia aperte...Cari saluti" Marco

Leggi articolo sui licenziamenti Motorola.


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Davvero incredibile!!!

Post n°9 pubblicato il 10 Novembre 2008 da coach09

Niki non c'è più

video_niki.jpg

Questa testimonianza di una madre che ha perso suo figlio è forse la più agghiacciante che il blog abbia mai pubblicato.
Ascolto le sue parole e non ci credo.
Un ragazzo incensurato, arrestato, tradotto in un carcere di massima sicurezza con l’impossibilità di parlargli, di contattarlo. Tre giorni dopo muore. Si è suicidato, secondo le fonti ufficiali.
Non penso che possa succedere in uno Stato che si dice democratico. Vorrei ascoltare il pm, chi ha convalidato l’arresto, il direttore del carcere, l’avvocato. Voglio ancora credere in un tragico errore.

Testo:
"Mio figlio è stato arrestato il 19 giugno 2008 a Cattolica. E da quel giorno io non l’ho più né potuto vedere né sentire e mi è stato arrestato e poi quando l’ho potuto rivedere non lo auguro a nessuna mamma, come l’ho rivisto! Mio figlio era stato arrestato per un’ipotesi di reato era in custodia cautelare. lo dice il nome stesso, custodia! Mio figlio me lo dovevano ridare in piedi, così come l’avevano prelevato. Invece da appena arrestato tutto si è complicato, nulla è più stato normale, mi è stato detto che era stato arrestato e tratto nel carcere di Rimini e solo al giorno dopo spostato al carcere di Sollicciano (FI) perché doveva essere interrogato dai magistrati. Primo passo non vero: mio figlio non è mai stato a Rimini. Mio figlio è stato arrestato e il suo primo ingresso in carcere l’ha fatto soltanto a Sollicciano, alle 19:45, arrestato a Cattolica, chiamato dalla madre del titolare dell’azienda per la quale cui mio figlio lavorava perché era stato arrestato suo figlio la sera prima. Quindi gli aveva chiesto se per favore andava dall’avvocato per vedere cos’era successo.
Mio figlio, in perfetta buona fede, senza tentare di fuggire ma andando direttamente da questo avvocato a Cattolica, quand’è sceso ed è uscito dalla porta è stato arrestato. Da quel momento non ha avuto più contatti con la famiglia. Nel verbale d’ingresso al carcere di Sollicciano si legge che il ragazzo dichiara di avere l’avvocato, di aver fatto la telefonata alla famiglia, ma io non ho ricevuto nessuna telefonata da Sollicciano, e si dichiara che per qualunque evenienza o necessità si doveva avvisare la mamma. Cioè me. Perché io non sono stata avvisata? Io sono venuta a saperlo solamente il giorno dopo. Mi è stato detto che era stato trasferito. Va bene, cominciano le telefonate per farmi pressione per cercare di farmi cambiare avvocato. Ho cercato di sapere chi era l’avvocato dell’azienda, per vedere che cosa stesse succedendo, perché su di me in quel momento è crollato il mondo addosso! Mi sfuggiva tutto. Allora ho telefonato all’avvocato aziendale Marcolini, il quale mi aveva detto che Niki era stato arrestato ma nemmeno lui sapeva niente. Era necessario aspettare l’interrogatorio per sapere di che cosa fosse accusato. Io volevo salire a San Marino poiché io vivo ad Avezzano, ma l’avvocato mi ha detto: “No signora, tanto non lo può vedere non ci può nemmeno parlare perché ci sono tre giorni di isolamento”. Quindi soltanto lunedì mattina quando sarà interrogato, sapremo di cosa è accusato. Nel frattempo si facevano pressioni per il cambio dell’avvocato, io ho insistito dicendo “Perché?” Quindi la domenica non ce la facevo più, salgo allo studio di questo avvocato, parliamo e gli ventilo il fatto che forse era stato inviato a Niki un telegramma nel quale lo si invitava a cambiare avvocato. Marcolini mi ha detto di non preoccuparmi perché ai detenuti in isolamento non vengono recapitati nemmeno i telegrammi. Perché invece il telegramma gli è stato dato? Telegramma che io ho potuto vedere soltanto pochi giorni fa (novembre 2008 n.d.r.) su cui c’è scritto: “Devi nominare l’avvocato tal..” Devi! Era un ordine. Ebbene mio figlio durante quei tre giorni ha cambiato avvocato, nominando quello indicato sul telegramma. Marcolini nel frattempo era stato ricusato.
Durante l’interrogatorio scende questo nuovo avvocato e mi dice che Niki in quel momento si doveva avvalere della facoltà di non rispondere come hanno fatto gli altri, però sta parlando. Gli avvocati che avevo portato io se ne vanno, io resto lì fuori ad aspettare, dopo un po’ vedo il blindato della polizia che si muove per andare a riprendere mio figlio, e io ho rincorso il blindato. Lo volevo vedere mio figlio, noi ci capivamo anche solo con lo sguardo, gli volevo dire Niki non ti preoccupare io sto qua. Ma loro dal blindato mi hanno allontanato con una violenza inutile. Mi dicevano: “S’allontani senno arrestiamo pure lei, deve stare ad almeno venti metri di distanza dal blindato” ho visto uscire mio figlio, lui si è girato verso di me e loro gli hanno girato la testa dall’altro lato. Chi avevano arrestato? Un ragazzo di 26 anni incensurato! Non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Mai! Era la prima volta! Che succedeva di male se mi guardava? E’ stato l’ultimo sguardo che abbiamo avuto. Dopo di ché ho aspettato questo nuovo avvocato, era una donna, e le ho detto: “Ma che ha detto Niki? Che è successo?” Lei mi ha risposto: “Niki ha voluto parlare dicendo, io voglio collaborare perché da qui io voglio uscire. Quindi io l’ho lasciato parlare. Io le ho chiesto come stanno le cose? Lei mi ha risposto: “signora io devo studiare il caso ho avuto l’incarico soltanto l’altro giorno…” esattamente quello che mi avevano anticipato gli avvocati aziendali con i quali avevo parlato io. Chiaramente lei non poteva sapere… Io poi avevo anche dei panni da portare nel carcere, chiaramente Niki non aveva con sé niente. Io ho di nuovo pregato l’avvocatessa e le ho detto: “veda se riesco a parlargli un solo minuto, anche davanti a voi, a me non importa ho anche i panni”. L’avvocato si attiva ma in realtà vengo a sapere che anche per i panni servono 48 ore. In un supercarcere. Perché la mia domanda è: perché mio figlio è stato portato in un supercarcere? Primo ingresso, un ragazzo incensurato. Mio figlio non si sarebbe suicidato e meno che mai senza lasciarmi niente di scritto. Qui non quadra niente! In un’inchiesta così grande i gestori di telefonia che ruolo hanno avuto in tutta questa storia? Perché non sono nominati? Nella custodia cautelare sono nominati. Oltre ai siti internet, lavoro che mio figlio faceva benissimo, era stato messo anche nei rapporti coi gestori di telefonia. Ma perché anche sui giornali non sono mai usciti? E perché non è stata chiesta la rogatoria a San Marino? Allora io vado nella casa di un ladro, lo arresto però io non cerco nell’appartamento la refurtiva. Vi sembra normale? La rogatoria serviva per acquisire i computer per capire quello che realmente succedeva. Perché non è stata fatta? Dopo venti giorni dal decesso ho mandato mio marito e mio cognato per parlare col titolare dell’appartamento nel quale viveva mio figlio a San Marino. Ebbene l’appartamento era stato completamente svuotato. Non c’era più nemmeno un calzino di mio figlio. Io non ho potuto nemmeno sentire il profumo di mio figlio. Allora chi ha avuto interesse a svuotare l’appartamento? Le diciassette persone che sono state arrestate per le quali la posizione si poteva appesantire? O chi invece ancora temeva di finire in manette per ciò che mio figlio custodiva dentro quei computer? Scomparsi con tutto! Tutto! Io non ho più neanche le chiavi di casa mia. Come faccio a difenderlo? Come faccio a capire cos’è successo se io non ho più niente? Come faccio? Aiutatemi, io non ce la faccio! Chi ha inviato il telegramma e chi è andato a rubare è manovalanza lo capiamo? Con pochi soldi si possono far fare queste cose. Io voglio capire chi ha dato l’ordine di cambiare l’avvocato a mio figlio. Chi ha dato l’ordine di ripulire l’appartamento. Io voglio sapere chi c’è dietro! Non ci possiamo continuare a nascondere dietro ai mostri parlando di nomi. Ci sono intercettazioni telefoniche? Allora la telefonata che parte da un numero e arriva ad un altro sono due persone che parlano. Se io e lei parliamo perché vengo arrestata soltanto io? Però questi nomi eccellenti a metà luglio stavano ancora al loro lavoro a fare quello che facevano prima. Mio figlio dal 24 giugno sta sotto due metri di terra. Il dottor Franco Corleone, garante dei detenuti del carcere di Sollicciano, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Repubblica, che lui aveva parlato col direttore del carcere, il quale ha detto che mio figlio, dopo il passeggio - perché qui è importante sapere le ore – i passeggio sono dalle nove e mezza alle dieci e mezza. Mio figlio aveva usufruito di quest’ora d’aria e dopo, secondo la versione ufficiale del suicidio, è rientrato nel bagno e si sarebbe impiccato. Nell’intervista, Franco Corleone, ha aggiunto: “Sa, Niki aveva anche dato dei segni di cedimento psicologico perché aveva cambiato avvocato” Non era un cenno di cedimento caro dottor Franco Corleone, gli hanno ordinato di cambiare avvocato. Perché lui non l’avrebbe cambiato. Il dottor Franco Corleone, col direttore del carcere di che cosa ha parlato? Perché l’autopsia ha stabilito che il decesso è avvenuto alle 10. I soccorsi del 118 sono stati chiamati alle 11:15. Allora lo potevate salvare? Si poteva salvare? Credetemi! Non coincide nulla! Nei verbali che mi ha ridato il carcere con un’archiviazione, mi chiedo, come si fa ad archiviare una cosa che non quadra in niente? Mio figlio il giorno prima della morte aveva chiesto di essere messo in una cella con detenuti italiani, possibilmente non violenti. Cosa significa? Che ci teneva alla sua vita o no? Secondo me ci teneva senno avrebbe detto: “Mettetemi con chi volete” so io cosa avrebbe voluto fare se avesse voluto suicidarsi. I verbali dei due compagni di cella di Niki non quadrano. Uno chiede all’altro: “Niki dov’è? Niki è andato ai passeggi” Nella deposizione dell’altro detenuto alla stessa domanda risponde “Niki è in bagno a lavare i panni”. Mi chiedo dov’era Niki? Inoltre c’è anche un verbale di un agente di custodia cautelare in cui dice: “Niki discorreva con me, era molto sereno. Mi diceva quando mi interrogheranno di nuovo?” Secondo l’agente questo colloquio avvenne alle 10. Ora del decesso. Mi chiedo: quando ci ha parlato questo agente con mio figlio? E dove perché non è specificato? Io vi prego giornalisti. Non date notizie idiote che sentiamo tutti i giorni in televisione, fate i giornalisti seri. Mettetecela la testa dentro a quelle carceri. Io leggendo “Informa carcere” ho letto che durante all’ora d’aria succede di tutto perché è il momento in cui tutte le celle sono aperte in cui un detenuto può andare in un’altra cella. Mio figlio doveva essere custodito. Chi l’ha custodito? " Ornella Gemini
Blog di Ornella Gelmini: nikiaprilegatti.blogspot.com


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 06 Novembre 2008 da coach09

Il forzuto di Arcore

video_forzutoarcore.jpg

Il forzuto di Arcore ci riprova. Alla Fiera del ciclo e del motociclo ha affermato, riferendosi alla Val di Susa: “Useremo la forza contro i blocchi, non c’è comunità o minoranza che possa pretendere di fermare un cantiere…”. Ha straparlato di “16 miliardi già a disposizione” per fare un buco nel Frejus. Il problema è che il tunnel nel Frejus è già stato realizzato nel lontano 1800 e lui non era stato informato da Lunardi. Forse alludeva al Moncenisio. Al supertunnel di 23 chilometri che finirà tra 15 anni. Un’opera che non serve a nulla, ma che distribuisce un fiume di denaro.
Marco Ponti professore al Politecnico di Milano, uno dei maggiori esperti di economia dei trasporti in Europa e consulente della Banca Mondiale, scriveva tre anni fa:
"Si è partiti promettendo che il progetto si sarebbe ripagato al 60%. Poi si è scesi al 40% e infine è stato stabilito che bastava il 40% dei costi, esclusi quelli per i 'nodi' in prossimità delle città, molto dispendiosi. Secondo le mie simulazioni si arriverebbe al 20%; altri stimano il 23%. Il sistema è destinato al default: pagherà lo Stato. Molti di questi lavori verranno inaugurati, ma poi non ci saranno i soldi per proseguirli e saranno ri-inaugurati a ogni tornata elettorale. La Torino-Lione è un monumento alla dissipazione: costerà almeno 13 miliardi (fu ottimista, ndr), come 3 o 4 ponti sullo Stretto. Per sviluppare l'innovazione si deve puntare sulle tecnologie, non sul cemento. Quanto all'occupazione, oggi le grandi opere hanno un moltiplicatore modesto: non si mobilitano più, come nell'Ottocento, i braccianti. È poi evidente che il nostro è un territorio con un grande valore turistico per il futuro. Quindi ci sono modi più redditizi per spendere. A meno che qualcuno non si riprometta, per se stesso, grandi affari sulle grandi opere".
Il referendum per la nuova base americana a Dal Molin a Vicenza è stato annullato, a Chiaiano sono stati picchiati i residenti, a Piazza Navona è arrivato un camion pieno di manganelli tricolori sotto gli occhi della Polizia (neppure una multa per sosta vietata, belin).
E’ il governo del manganello. L’uso della forza come politica del consenso. Non credo che gli italiani siano informati sulla Val di Susa e sullo spreco colossale di risorse pubbliche. Decine di miliardi per far viaggiare tra vent’anni una mozzarella da Lisbona a Kiev mentre il Piemonte chiude i battenti. Un’impresa piemontese su quattro sta fallendo. Tremila i prossimi licenziati, quarantamila i cassintegrati L’Olivetti perde lo stabilimento di Agliè, 250 dipendenti. Motorola lascia a casa dall’oggi al domani 370 tecnici. Dayco, 470 operai in mobilità. Bertone, 1.200 lavoratori in cassa integrazione. 700 operai della Pininfarina (700 milioni di euro di debiti) a rischio. La Fiat sbarra i cancelli di Mirafiori fino al 16 novembre, 3.500 operai in cassa integrazione.
Le aziende chiudono e si aprono i buchi nelle montagne con altri buchi di bilancio. Loro non molleranno mai, noi neppure.

Difondi le informazioni sul tuo blog sullo spreco della Tav in Val di Susa

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

gioiaeallegramag3570a.belfiore1961parfum_defemmecoach09europeremailelgnufmilionidieuro
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963