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ODE DELLO SCALINO


Passando un mattino di Gennaio, illuminato da un tiepido sole, a fronte del Palazzo delle Poste, in Piazza Verdi...Oh... perchè prode scalino mi guardi e non favelli? Rimembri ancor le morte stagioni ed il mio pavido incerto incidere per le adiacenti superfici che al tuo cospetto conducevano? Fanciullo giacevo allora su di te, come scoglio immemore, illuminati da un pallido sole o sferzati da una fresca brezza primaverile. Come un rifugio accoglievi le mie giovani membra, in attesa del trascorrere rapido del tempo e l’ingresso nella prospiciente scuola. Allora tutto era meraviglia o noia, gioia o dolore: i colori e le emozioni, erano vividi ed intensi. Le sofferenze d’amore come ricordi sbiaditi, storditi i suoni di allora coperti dall’eco di cristallina risata. Nel tempo e nello spazio, dove tutto muta per restare infine uguale, oggi ti ho rivisto! Eri tu, altero ed immutabile a rimirare il passaggio e a criticamente valutar lo scempio del tuo mondo. Allora il “Politeama” dominava e fiorivan tosti i pini a dominar lo spazio. Ora non più: svanito il ricordo dell’antico splendore e qualche piccola crepa è apparsa anche su di te. Oh... perchè prode scalino ricordi ancor il tremor delle mie ansie, delle mie certezze di cuore impavido sconfitto dal tempo crudele?Ci siamo ancora, come due antichi amici che si ritrovano a dialogare, per riprendere un discorso solo interrotto, sospeso come una foglia al vento, prima che abbia termine codesto mio rapido passaggio: forse ti mancherò!Edoardo FARERI 2017