Pretendere di interpretare gli avvenimenti odierni senza tenere nel debito conto il passato e quindi la storia, confonde la narrazione. Nel 1917-18 i britannici stipularono un accordo con i rappresentanti del movimento sionista, con la lettera ufficiale scritta dall'allora ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rothschild, in cui si prometteva agli ebrei un "focolare nazionale" (National Home) in Palestina:«Il governo di Sua Maestà vede con benevolenza l'istituzione in Palestina di una National Home per il popolo ebraico e farà del suo meglio perché tale fine possa essere raggiunto, rimanendo chiaro che niente deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni.»(Lord Arthur J. Balfour, 1917)...Con l'arrivo della seconda guerra mondiale i coloni ebrei e i vari gruppi più o meno legali che si erano creati si schierarono con gli Alleati (con l'esclusione del gruppo della Banda Stern, nata da una scissione dell'Irgun, che cercò, senza successo, per due volte un accordo con la Germania in chiave anti-britannica) mentre molti gruppi arabi guardarono con interesse l'Asse, nella speranza che una sua vittoria servisse a liberarli dalla presenza britannica. Il muftī di Gerusalemme Amin al-Husayni incontrò Hitler e si prodigò per il reclutamento di musulmani nelle formazioni delle Waffen-SS internazionali. Le tensioni in zona si aggravarono enormemente quando si rivelò nella sua pienezza l'enormità dell'Olocausto. In Regno Unito i laburisti erano favorevoli a uno stato ebraico, soprattutto per l'aiuto che le organizzazioni sioniste diedero agli alleati durante lo sforzo bellico, ma altri non furono d'accordo: il ministro degli esteri britannico era convinto che avrebbero dovuto essere favorevoli agli arabi - secondo alcuni per interessi petroliferi - piuttosto che agli ebrei e vi era anche l'opinione che una continua presenza britannica in Palestina avrebbe fornito un avamposto strategico per il vicino oriente. Quasi mai due decisioni sbagliate ne fanno una giusta. In Palestina c'erano i c.d. arabi palestinesi che, naturalmente reagirono alla invasione. La forte immigrazione, in una terra dalle risorse limitate, unita ad un incremento della disoccupazione tra la popolazione araba (dovuto - secondo fonti arabe - principalmente alle politiche di assegnazione di numerose terre fertili ai coloni ebrei, spesso effettuata con vincoli che non permettevano l'ulteriore affitto o anche la semplice lavorazione da parte di non-ebrei), portarono a numerosi scontri tra la maggioranza araba e i coloni, scontri che colpirono anche insediamenti ebraici preesistenti rispetto all'ondata migratoria di quegli anni... (by Wikipedia)Premesso quanto sopra, si deve dedurre come la “guerra” non sia mai cessata, tra Israele ed i Paesi arabi confinanti. Inoltre l’espansionismo dei coloni israeliani nei territori di confine ha generato ulteriori tensioni. Il 7 Ottobre 2023 è avvenuto un evento drammatico che storia ricorderà come “atto terroristico” compiuto da Hamas dalla “striscia di Gaza” verso gli insediamenti coloniali israeliani. Vennero uccise circa 1400 persone e circa 240 rapite e trasportate dentro la striscia. Un rave party nel deserto, vicino al kibbutz di Re'im con centinaia di giovani, non solo israeliani ballano all'alba, quando irrompono i miliziani di Hamas, ed è il panico. Video rilanciati sui social network mostrano giovani ballare mentre nel cielo si vedono dei parapendio, probabilmente con motori a elica, utilizzati da militanti dell'organizzazione palestinese per raggiungere la zona dove era in corso la festa. Poi, gli spari, gli inseguimenti, un bagno di sangue: a causare vittime, stando alle ricostruzioni, anche la caduta di razzi partiti dalla Striscia di Gaza. (Rai-News)I guerriglieri di Hamas, sono in maggioranza palestinesi, ma pare che non abbiamo a cuore la sorte del loro popolo. La reazione Israeliana è stata immediata e cruenta e dopo un mese dal fatto, ha provocato la morte di circa 10.000 innocenti palestinesi bombardati senza pietà. Quale giustificazione “politica” è possibile attribuire all’accaduto? Se lo scopo fosse stato quello di provocare una scomposta reazione Israeliana, che generasse il compattamento tra gli Stati confinanti intenti alla conclusione di “patti di non belligeranza” con il Trattato di Abramo,... ebbene l’obiettivo è stato raggiunto. Ne valeva la pena? Si parla da sempre dei “due Stati” ma nessuna tra le parti accetta nel concreto la soluzione. In questo momento l’intenzione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e del suo Governo e di sradicare il movimento terroristico di Hamas dalla striscia di Gaza, anche a costo di proseguire con combattimenti casa per casa, demolendo tutte le costruzioni che incontrano.L’emergenza umanitaria, conseguenza delle chiusure di acqua ed il blocco ai trasferimenti di viveri e medicine via terra, ha ridotto ai minimi termini la popolazione palestinese mentre i terroristi vivono protetti dentro ai tunnel scavati in profondità. Il principio della neutralità viene messo pesantemente in discussione ed in Europa si assiste attualmente a manifestazioni pro-Palestinesi (pro Hamas?) e pro-Israele senza che si ragioni sull’enormità di quanto sta accadendo. La soluzione negoziale dovrà trovare spazio e credibilità con l’intervento degli U.S.A., perchè non è umanamente sopportabile accettare il proseguire del massacro!
LE RESPONSABILITA’ DELL’OCCIDENTE
Pretendere di interpretare gli avvenimenti odierni senza tenere nel debito conto il passato e quindi la storia, confonde la narrazione. Nel 1917-18 i britannici stipularono un accordo con i rappresentanti del movimento sionista, con la lettera ufficiale scritta dall'allora ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rothschild, in cui si prometteva agli ebrei un "focolare nazionale" (National Home) in Palestina:«Il governo di Sua Maestà vede con benevolenza l'istituzione in Palestina di una National Home per il popolo ebraico e farà del suo meglio perché tale fine possa essere raggiunto, rimanendo chiaro che niente deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni.»(Lord Arthur J. Balfour, 1917)...Con l'arrivo della seconda guerra mondiale i coloni ebrei e i vari gruppi più o meno legali che si erano creati si schierarono con gli Alleati (con l'esclusione del gruppo della Banda Stern, nata da una scissione dell'Irgun, che cercò, senza successo, per due volte un accordo con la Germania in chiave anti-britannica) mentre molti gruppi arabi guardarono con interesse l'Asse, nella speranza che una sua vittoria servisse a liberarli dalla presenza britannica. Il muftī di Gerusalemme Amin al-Husayni incontrò Hitler e si prodigò per il reclutamento di musulmani nelle formazioni delle Waffen-SS internazionali. Le tensioni in zona si aggravarono enormemente quando si rivelò nella sua pienezza l'enormità dell'Olocausto. In Regno Unito i laburisti erano favorevoli a uno stato ebraico, soprattutto per l'aiuto che le organizzazioni sioniste diedero agli alleati durante lo sforzo bellico, ma altri non furono d'accordo: il ministro degli esteri britannico era convinto che avrebbero dovuto essere favorevoli agli arabi - secondo alcuni per interessi petroliferi - piuttosto che agli ebrei e vi era anche l'opinione che una continua presenza britannica in Palestina avrebbe fornito un avamposto strategico per il vicino oriente. Quasi mai due decisioni sbagliate ne fanno una giusta. In Palestina c'erano i c.d. arabi palestinesi che, naturalmente reagirono alla invasione. La forte immigrazione, in una terra dalle risorse limitate, unita ad un incremento della disoccupazione tra la popolazione araba (dovuto - secondo fonti arabe - principalmente alle politiche di assegnazione di numerose terre fertili ai coloni ebrei, spesso effettuata con vincoli che non permettevano l'ulteriore affitto o anche la semplice lavorazione da parte di non-ebrei), portarono a numerosi scontri tra la maggioranza araba e i coloni, scontri che colpirono anche insediamenti ebraici preesistenti rispetto all'ondata migratoria di quegli anni... (by Wikipedia)Premesso quanto sopra, si deve dedurre come la “guerra” non sia mai cessata, tra Israele ed i Paesi arabi confinanti. Inoltre l’espansionismo dei coloni israeliani nei territori di confine ha generato ulteriori tensioni. Il 7 Ottobre 2023 è avvenuto un evento drammatico che storia ricorderà come “atto terroristico” compiuto da Hamas dalla “striscia di Gaza” verso gli insediamenti coloniali israeliani. Vennero uccise circa 1400 persone e circa 240 rapite e trasportate dentro la striscia. Un rave party nel deserto, vicino al kibbutz di Re'im con centinaia di giovani, non solo israeliani ballano all'alba, quando irrompono i miliziani di Hamas, ed è il panico. Video rilanciati sui social network mostrano giovani ballare mentre nel cielo si vedono dei parapendio, probabilmente con motori a elica, utilizzati da militanti dell'organizzazione palestinese per raggiungere la zona dove era in corso la festa. Poi, gli spari, gli inseguimenti, un bagno di sangue: a causare vittime, stando alle ricostruzioni, anche la caduta di razzi partiti dalla Striscia di Gaza. (Rai-News)I guerriglieri di Hamas, sono in maggioranza palestinesi, ma pare che non abbiamo a cuore la sorte del loro popolo. La reazione Israeliana è stata immediata e cruenta e dopo un mese dal fatto, ha provocato la morte di circa 10.000 innocenti palestinesi bombardati senza pietà. Quale giustificazione “politica” è possibile attribuire all’accaduto? Se lo scopo fosse stato quello di provocare una scomposta reazione Israeliana, che generasse il compattamento tra gli Stati confinanti intenti alla conclusione di “patti di non belligeranza” con il Trattato di Abramo,... ebbene l’obiettivo è stato raggiunto. Ne valeva la pena? Si parla da sempre dei “due Stati” ma nessuna tra le parti accetta nel concreto la soluzione. In questo momento l’intenzione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e del suo Governo e di sradicare il movimento terroristico di Hamas dalla striscia di Gaza, anche a costo di proseguire con combattimenti casa per casa, demolendo tutte le costruzioni che incontrano.L’emergenza umanitaria, conseguenza delle chiusure di acqua ed il blocco ai trasferimenti di viveri e medicine via terra, ha ridotto ai minimi termini la popolazione palestinese mentre i terroristi vivono protetti dentro ai tunnel scavati in profondità. Il principio della neutralità viene messo pesantemente in discussione ed in Europa si assiste attualmente a manifestazioni pro-Palestinesi (pro Hamas?) e pro-Israele senza che si ragioni sull’enormità di quanto sta accadendo. La soluzione negoziale dovrà trovare spazio e credibilità con l’intervento degli U.S.A., perchè non è umanamente sopportabile accettare il proseguire del massacro!