GLI ITALICI

COLOMBO: SVEGLI FINO ALL' ALBA PER I TRANS


DALLA REPUBBLICA...Piazza dei Navigatori, esterno notte. Un gruppo di transessuali sudamericani esce dall´androne di un enorme palazzo di quattrocento appartamenti ormai adibito a spogliatoio per gli abiti da passerella. Entrano creature ibride e scialbe, infagottate in tute multicolori o pantaloni straripanti ed escono, pochi minuti dopo, star da marciapiede in minigonna, tacchi vertiginosi, biancheria sexy coperta solo da una pelliccia o da uno spolverino. Gli inquilini scantonano, cercano di farsi piccoli e di non vedere, qualche trans li sfotte con voce roca ed ebbra. Caroselli di auto, stereo a tutto volume, richiami, abboccamenti, adescamenti. Un travestito col fisico da pivot di una squadra di basket sale su una "Golf" color canna di fucile: pochi metri e la coppia arriva allo spiazzo di largo Malfante. Scendono, si appartano per qualche minuto e fanno sesso tra le auto in sosta, senza neanche curarsi troppo di nascondersi. Un altro profilattico va ad aggiungersi alla collezione che gli abitanti troveranno la mattina dopo sull´asfalto.È un circo a luci rosse che va avanti fino all´alba, quasi tutte le notti ma che, tra il venerdì e la domenica si trasforma in un incubo per chi vive nella zona. Il divieto di transito e di sosta dalle 21 alle 6 del mattino sembra una beffa: nessuno lo rispetta ma, a intervalli di mesi, i vigili urbani se ne ricordano, arrivano sul posto e fioccano multe ai residenti che hanno dimenticato di esporre il tagliandino o ai loro amici che sono andati a trovarli.Esterno giorno. Largo Malfante non è solo un´alcova ma anche un gabinetto a cielo aperto. Escrementi, bottiglie, lattine, rifiuti, fazzolettini si alternano ai preservativi ormai quasi tutti a colori vivacissimi (vanno forte, a quanto pare, il giallo elettrico e il celeste shokking). Un altro profilattico campeggia, in bella vista, davanti all´ingresso della Conad, rifiuti e segni di rapporti sessuali tra i banchi del mercato di via Luca Tarigo. Una telecamera che svettava sui giardinetti è stata divelta, forse per puro vandalismo, le altre restano lì come sentinelle abbandonate da un esercito in fuga. Forse funzionano, forse no. Di certo non scoraggiano nessuno, né i transessuali (che altamente se ne infischiano) né tantomeno i loro clienti. «Vivo in questa zona da trent´anni, qui è nato e cresciuto mio figlio che adesso è un uomo ma ormai sono all´esasperazione e sto seriamente pensando di trasferirmi - spiega, col tono pacato di chi ha perfino smesso di arrabbiarsi Laura, una bella donna di 55 anni alta e bionda che insegna in un liceo - non sono solo le volgarità, le schifezze che dobbiamo vedere sera dopo sera ma anche i rumori, il rischio di incidenti, i gas di scarico...». «Un anno e mezzo fa abbiamo bloccato la maratona di Roma, una manifestazione spontanea, senza "padrini" politici - incalza una sua collega, Silvia, una donna bruna sui 40 anni, anche lei veterana del quartiere - l´unico risultato è stato che abbiamo rischiato di beccarci una denuncia. Andiamo dalla polizia e ci dicono di fare un esposto: ma ne avranno a decine... Carabinieri, idem. Ogni tanto scatta un pattuglione, portano via un po´ di transessuali, fanno un gran circo e poi, il giorno dopo, tutto come prima».Silvio, 50 anni, impiegato mostra l´edificio massiccio della chiesa di Santa Francesca Romana, sede di un´intensa attività parrocchiale e accerchiata dai transex e dai loro clienti: «La sera, il parroco ha organizzato una serie di incontri di approfondimento sui dieci comandamenti - spiega desolato - per andare in chiesta dobbiamo fare lo slogan tra le macchine parcheggiate e i travestiti in piena azione... Le sembra possibile?». La cosa più incredibile è che nessuno, tra le persone che incontriamo sul posto, vuol dare il suo cognome: temono ritorsioni. Neanche un ragazzone sui trent´anni in giacca da motociclista e casco sottobraccio: «Una volta attraverso la strada e una macchina quasi mi investe: il guidatore guardava i trans. Li mando a quel paese e scendono in quattro, certe facce da paura... Meglio lasciar perdere».Vistosi, eccessivi, aggressivi, spesso stravolti da un mix di coca, alcol e ormoni, i transex sudamericani sono una presenza molto più ingombrante delle smunte ragazzine dell´est che lavorano sulla Salaria o in qualche tratto della Colombo. Ecco Vanessa, 38 anni da Rio de Janeiro, di una sorprendente cortesia. «Molte mie colleghe sono pazze, fanno casino e basta. Io lavoro a casa ma se mi va male e di giorno ho pochi clienti vengo qui. La gente che ci abita ha ragione, li capisco ma che ci vuoi fare? Anche noi dobbiamo campare, no?».