Creato da smith_fazzari il 22/05/2013
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I persuasori occulti e il neuro marketing

Foto di smith_fazzari

Avvocato Simone Fazzari 

Simone Fazzari e Barry Smith Law Offices

Simone Fazzari e Barry Smith Law Group 

 

 

La pubblicità può essere descritta come la scienza di fermare l’intelligenza umana abbastanza a lungo da ricavarne denaro”, Stephen Leacock

Nel 1957 il giornalista Vance Packard scrisse “I persuasori occulti”, un libro che svelava i trucchi psicologici e le tattiche usate dal marketing, per manipolare le nostre menti e convincerci a comprare. 
Libro inquietante per l’epoca. Oggi però, i pubblicitari sono diventati più bravi, furbi e spietati.
Grazie ai nuovi strumenti tecnologici, alle scoperte nel campo del comportamento, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze, sanno cosa ha effetto su di noi molto meglio di quanto noi stessi possiamo immaginare.
Scansionano i nostri cervelli e mettono in luce le paure più nascoste, i sogni, i desideri; ripercorrono le orme che lasciamo ogni volta che usiamo una tessera fedeltà o la carta di credito al supermercato.
Sanno cosa ci ispira, ci spaventa e cosa ci seduce, e alla fine, usano queste informazioni per celare la verità, manipolarci mentalmente e persuaderci a comprare.
Vediamo alcune strategie messe in atto dai “persuasori”.

Il Kids marketing
Gran parte del budget del marketing è impiegata per impiantare i brand (marchi) nel cervello dei piccoli consumatori, perché le nostre preferenze per i prodotti attecchiscono dentro di noi ancora prima di nascere. Il linguaggio materno è udibile dall’utero, ma quello che non si sapeva è che la musica lascia nel feto un’impressione duratura in grado di plasmare i gusti che avranno da adulti. 
Le ultime scoperte confermano che ascoltare reclame e jingle pubblicitari nell’utero ci predispone favorevolmente nei confronti dei brand associati. Il marketing lo sa e ha iniziato ad escogitare modi per capitalizzare tale spregiudicato fenomeno…
Con il kids marketing si coinvolgono i bambini nei giochi, monitorando il loro comportamento e preferenze, il tutto per aggiornare gli assortimenti dei supermercati: ridisegnare forma e colore degli scaffali, arricchire i totemposizionati di fianco alle casse, ecc. Non a caso giocattoli e merendine sono disposti a circa un metro da terra, alla portata dei più piccoli.
I bambini sotto i tre anni (guardano 40.000 spot pubblicitari all’anno e conoscono più nomi di personaggi pubblicitari che animali), solo negli Usa, rappresentano un mercato da 20 miliardi di dollari! 
A 6 mesi i bambini sono in grado di formarsi un’immagine mentale di loghi, e infatti i biberon e passeggini vengono decorati con personaggi ad hoc. I loghi riconosciuti a 18 mesi saranno preferiti anche da adulti.
Per finire, condizionando i bambini agli acquisti si condizionano anche i genitori: il 75% degli acquisti spontanei può essere ricondotto a un bambino e una madre su due compra un alimento che è stato chiesto dal figlio.

Marketing della paura e nostalgia
La paura è un’emozione che stimola la secrezione di adrenalina, scatenando il riflesso primordiale del combatti o fuggi. Tale riflesso produce a sua volta un altro ormone, l’epinefrina che determina un piacere estremo.  Il sangue affluisce ad arti e muscoli, per cui il cervello ne sarà privato, e questo ci rende incapaci di pensare con lucidità: la paura è persuasore molto efficace (psicofarmaci, vaccini, ecc.). Le case farmaceutiche spendono decine di miliardi di dollari per inventare nuove malattie e alimentare le nostre paure. Risultato? Le vendite di farmaci da ricetta in America raggiungono i 235 miliardi di dollari all’anno.
Spesso l’approccio consiste nell’evocare emozioni negative, indi presentare l’acquisto del prodotto come l’unico e veloce modo di liberarsi di quell’emozione. Pubblicità più sofisticate adoperano invece l’umorismo come rinforzo positivo: far ridere è un ottimo mezzo per far simpatizzare con il prodotto.
Viceversa, struggersi nei ricordi migliora l’umore, l’autostima e rafforza le relazioni.
La nostra predilezione per la nostalgia dipende dal fatto che il cervello è programmato per ricordare le esperienze passate come più piacevoli di quanto le avessimo ritenute nel momento. Tendiamo a valutare gli eventi passati in una luce più rosea. 
Anche la nostra età percepita è un fattore cruciale nelle decisioni di acquisto: più invecchiamo e più rimpiangiamo il passato. Il “marketing della nostalgia” è una strategia di grande efficacia, con cui i pubblicitari riportano in vita immagini, suoni e spot del passato per venderci un brand.

Le dipendenze 
I cibi ricchi di grassi e zuccheri (cioccolate, patatine, merendine...) sono tra i prodotti che generano più dipendenza. Le aziende arricchiscono appositamente i loro prodotti con sostanze che creano assuefazione (glutammato monosodico, caffeina, sciroppo di mais, aspartame, zucchero).
Uno studio pubblicato su “Nature Neuroscience”, dimostra che questi alimenti agiscono sul cervello in modo quasi identico alla cocaina e all’eroina!
Lo zucchero stimola la secrezione della dopamina, il neurotrasmettitore del benessere, mentre la caffeina ne inibisce il suo riassorbimento, facendoci sentire briosi e vivaci, e dall’altra  stimola l’adrenalina che ci fa sentire carichi.
Anche i giochi danno una dipendenza fisiologica fortissima, il cervello infatti reagisce rilasciando più dopamina. Per questo le aziende cercano di aumentare le vendite di Playstation e Wii, anche perché hanno scoperto che quando i giochi sono progettati a dovere, non fanno sviluppare soltanto una dipendenza dal gioco stesso, ma possono riprogrammare il cervello rendendo dipendenti dall’atto di comprare, dallo shopping. 
Usano i videogiochi per trasformarci in drogati dello shopping: brandwashing.

Vanity sizing
E’ un bieco trucco con cui alcuni negozi vendono abiti più larghi per farci credere di indossare una taglia più piccola. 
Le taglie riportate nelle etichette di abbigliamento spesso non corrispondono a quelle reali: sono di una taglia più bassa. Il neuromarketing sa benissimo che ambo i sessi comprano più volentieri un prodotto che li fa sembrare più magri, anche se ciò non è vero.

Celebrity marketing
Sfruttano la fama delle celebrità (attori, sportivi, ecc.) per lavarci il cervello, perché un prodotto associato a una persona famosa esercita un ascendente subliminale potentissimo.
Il “celebrity marketing” fa leva sul fatto che sogniamo di diventare famosi, belli e popolari, vogliamo essere loro o almeno essere come loro.
Non a caso il numero delle persone famose si è moltiplicato negli ultimi anni, grazie a programmi creati ad arte: reality show, intrattenimento, ecc. Aumentano i testimonial per poterli usare per la pubblicità.

Data mining
Si tratta di un business enorme che consiste nel tracciare e analizzare il comportamento dei consumatori, per poi categorizzare ed elaborare i dati e usarli per persuaderci a comprare e, a volte, a manipolarci.
Le aziende possono conoscere le nostre abitudini, l’etnia, il sesso, l’indirizzo, il telefono, il numero dei componenti della famiglia e molto altro ancora. Il nome tecnico è “Ricerca motivazionale”, e in pratica vanno alla ricerca delle motivazioni che stanno alla base dei comportamenti di acquisto dei consumatori.
Analizzando i dati delle carte fedeltà e incrociandoli con quelli delle carte di credito, è possibile scoprire delle cose inquietanti su tutti noi.
I “programmi fedeltà” infatti esistono solo per persuaderci a comprare di più. 
Ogni volta che usiamo tali carte, viene aggiunta al nostro archivio digitale l’indicazione di quello che abbiamo comprato, le quantità, l’ora, il giorno e il prezzo. Quando usiamo le carte di credito, l’azienda archivia la cifra e la tipologia merceologica: ad ogni transazione è assegnato un codice di quattro cifre che indica la tipologia di acquisto. 
Dove questi dati vadano a finire è facile da immaginare.

Percorsi e orientamento
Sapevate che si spende di più se ci muoviamo nel negozio in senso antiorario?
Il braccio destro ha più margine di movimento per afferrare i prodotti; la guida delle auto, tranne alcuni paesi, è a destra e leggiamo da sinistra a destra, per cui i nostri occhi tendono a seguire questo movimento anche quando si è davanti a uno scaffale.
I supermercati sono pensati per favorire la circolazione dei clienti da destra a sinistra, col risultato che le cose più acquistate sono sempre sugli scaffali a destra. Le grosse industrie, sapendo questo, posizionano i loro prodotti civetta sempre a destra.
La porta d’ingresso è sempre a destra, e questo è un modo subdolo nel determinare il flusso d’acquisto antiorario.
Infine i percorsi contorti all’interno servono per farci camminare lentamente, e più lentamente ci muoviamo, più prodotti vedremo…e saremo tentati di comprare.
I beni di prima necessità come sale, zucchero, ecc., sono posizionati lontanissimo dall’ingresso e difficili da scovare, obbligandoci a ripercorrere più volte le corsie facendoci girare l’intero supermercato. Addirittura in molti supermercati cambiano di posto i prodotti una volta al mese, per impedirci di trovare facilmente quello che cerchiamo.
L’istituto ID Magasin, specializzato in ricerche comportamentali e di mercato, ha messo a punto un dispositivo per registrare ciò che il cliente guarda da quando entra a quando esce, scoprendo che l’area più osservata negli scaffali è a circa 20 centimetri al di sotto del nostro orizzonte visivo.
Un prodotto collocato a un metro e mezzo d’altezza ha la massima probabilità d’essere notato e quindi di essere acquistato.

La musica è servita
Quale musica è meglio: rock, metallica, samba o sinfonica? 
A questo ci pensano aziende come Muzak, gli “architetti audio”, che hanno progettato 74 programmi musicali in 10 categorie diverse, che spaziano dal rock, alla classica, e tutte sortiscono un effetto psicologico ben preciso e diverso. 
Anche la velocità e il ritmo sono importanti. Nei supermercati la musica è lenta perché dobbiamo muoverci più lentamente per comprare di più, mentre nei fast-food e ristoranti è più veloce allo scopo di accelerare il ritmo della masticazione, in questo modo ci spingono ad andarcene prima per servire più clienti.

I carrelli della spesa
Nel 60% dei carrelli si trovano batteri coliformi, gli stessi dei bagni pubblici. Uno studio ha trovato più batteri di tutte le altre superfici analizzate, inclusi water e poggiatesta dei treni. 
Il carrello è stato inventato nel 1938, con l’unico intento di stimolare gli acquisti, e nel corso degli anni le dimensioni sono aumentate permettendo di contenere più prodotti. 
Oggi si trovano carrelli di dimensione ridotta dedicati ai bambini, e in questa maniera da una parte vengono abituati e indottrinati fin da piccoli a usarlo, dall’altra possono riempirlo con i prodotti posizionati alla loro altezza.

Esposizioni
Le industrie pagano per posizionare i loro prodotti dove possono essere visti più facilmente dalle persone: un metro e mezzo da terra, a destra e a fine corsia. 
Posizionano a fine corsia, dove c’è anche più spazio, prodotti ad alto profitto, come le cioccolate e che ispirano acquisti compulsivi. 
Le persone comprano il 30% in più di prodotti che sono posizionati nelle esposizioni di fine corsia, rispetto quelli a metà corridoio, perché si pensa che “il vero affare è alla fine”.

Attenzione agli amici
Paradossalmente il persuasore occulto più potente sono proprio gli amici. Il marketing e le aziende non possono nulla in confronto all’influenza esercitata da un consumatore sull’altro. Nulla è più persuasivo quanto osservare una persona che conosciamo e rispettiamo intenta a usare un prodotto.
Quando un brand ci è raccomandato da un’altra persona, nel nostro cervello le aree razionali e procedurali si disattivano. Tali meccanismi spiegano come mai la pubblicità basata sul passaparola ci resta in testa per settimane, mentre non ricordiamo gli spot televisivi visti alla mattina.

Conclusione
Aveva ragione Edward L. Bernay, padre della Propaganda, quando scrisse nel 1928 che “gli uomini raramente sono consapevoli delle vere ragioni che stanno alla base delle loro azioni”.
Questo articolo è incompleto perché il materiale su tali argomenti è faraonico, ma dopo questa lettura forse saremo un po’ più consapevoli del piano diabolico del neuromarketing.
La consapevolezza, assieme a un percorso di crescita evolutivo-spirituale, rimangono gli strumenti più potenti per difendersi dalla persuasione….e non solo.
Partendo da hic et nuncqui e ora, è molto importante essere presenti il più possibile nella nostra vita. La tv, in quanto strumento prìncipe della manipolazione, meno la guardiamo e meglio è per tutti, soprattutto per i bambini. Infine, evitare di fare la spesa durante gli orari di pranzo e cena, perché lo stimolo della fame incentiva acquisti compulsivi, non usare il carrello e portarsi sempre la lista della spesa.
Questi consigli sono banalità o possono far tremare i polsi alle multinazionali? Lo sapremo solo se li metteremo in pratica…

Tratto da:

- "Neuroschiavi: tecniche e psicopatologia della manipolazione politica, economica e religiosa", Marco Della Luna e Paolo Ciono, ed. Macro
- "Le bugie del neuromarketing: come le aziende orientano i nostri consumi", Martin Lindstrom, ed. Hoepli
- "Neuromarketing",Martin Lindstrom, ed. Apogeo
- "Il libro che le multinazionali non ti farebbero mai leggere", ed. Tascabili Newton
- "Propaganda: dalla manipolazione dell'opinione pubblica in democrazia", Edward Louis Bernays, ed. Fausto Lupetti
- "I persuasori occulti", Vance Packard, ed. Einaudi

Avv. Simone Fazzari 

Simone Fazzari & Barry Smith Law Offices

Simone Fazzari & Marry Smith Law Group

 
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Chi controlla le agenzie di rating?

Foto di smith_fazzari

Avvocato Simone Fazzari

Simone Fazzari & Barry Smith Law Offices

Simone Fazzari & Barry Smith Law Group

 

Nessuno le controlla, sono una manciata a livello mondiale, ma tre fanno il bello e cattivo tempo. 

Declassano intere economie e debiti di paesi sovrani. 
Le agenzie di rating, sono piene di conflitti d’interessi e corresponsabili di una crisi sistemica mondiale.
Nonostante le dichiarate doti chiaroveggenti, sono state “incapaci” di vedere l’avvicinarsi della crisi americana dei sub-prime nel 2007, prodotti da loro dotati di tripla A, fino al giorno del loro crollo; non sono riuscite a prevedere la crisi del debito sovrano della zona euro, come sottolinea il Fondo Monteario Internazionale, e neppure il fallimento della Lehman Brothers nel 2008.
Fino all’ultimo non si accorsero di nulla, come mai? Sviste? Incapacità professionale? O strategie mirate? 
Per dare una risposta, è necessario osservare chi le controlla. 
Verranno analizzate in proporzione alla quota di mercato del settore rating.

http://4.bp.blogspot.com/-h_e9pqLcU5U/TfstbMyce1I/AAAAAAAAAOo/EeyxC0yzxZ4/s1600/moodys+logo+1.jpgMoody’s Corporation 
Fondata nel 1909 è  presente in 26 paesi e ha circa 4500 impiegati. 
Rappresenta il 40% della quota di mercato del settore rating 
La sede principale si trova a New York, nella Sixt Avenue. 
I proprietari di Moody’s sono:

 

-          Berckshire Hathaway Inc. (Warren E. Buffet): 12,80%

-          Capital World Investors: 12,60%

-          The Vanguard Group Inc. (5,02%)

-          Price (T. Rowe) Associates Inc. : 5,95%

-          BlackRock Fund Advisors (3,68%)

-          State Street Global Advisors (3,24%)

-          Decine di altri investitori

Arnold: The Rothschilds' Man in CaliforniaIl 24 settembre 2002 un elicottero è atterrato sul prato di Waddedson Manor nella proprietà nel Buckinghamshire, in Inghilterra.
Dall'elicottero sono scesi Warren Buffet (a sinistra), ufficialmente il secondo uomo più ricco del mondoin realtà un giocatore di basso rango e Arnold Schwarzeneggera quel tempo candidato Governatore della California. 
Il patron di casa era nientepopodimenoche Nataniel Charles Jacob Rothschild (a destra), erede della dinastia europea di fantamiliardari e uno degli uomini più influenti e potenti del mondo. 
Warren Buffet è infatti uno dei tanti agenti Rothschild.

 

 

http://a.mytrend.it/irs/-0001/11/352510/o.58327.jpgStandard & Poor’s 
Fondata nel 1860 è presente in 23 paesi e impiega circa 10.000 persone. 
Rappresenta il 39% della quota di mercato del settore rating. 
La sua sede principale si trova a New York. 
La proprietà è di McGraw-Hill Companies Inc., il colosso delle comunicazioni, dell’editoria e costruzioni, presente in quasi tutti i settori economici. 
Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, membro del Board of Directors della United Technologies(multinazionale statunitense dell’aviazione e armamenti) e membro del Committee on Directors Affairs dellaConoco Phillips (colosso del petrolio ed energia).

Gli azionisti della McGraw-Hill sono:

-          Capital World Investors (10,26%),

-          The Vanguard Group Inc(4,58%),  

-          BlackRock Fund Advisors (4,47%),

-          State Street Global Advisors (4,25%),

-          Oppenheimer Funds Inc. (4,04%),

-          JANA Partners LLC (3,48%),

-          e decine di altri investitori.

Al primo posto tra gli azionisti di McGraw-Hill, figura il Capital World Investors: una delle più grandi società di gestione del risparmio U.S.A.. 
Oggi Capital è il primo azionista di McGraw Hill (il gruppo che controlla Standard & Poor's) e nello stesso tempo è anche il primo socio della concorrente Moody's. 
Un altro affezionato alle agenzie di rating è il fondo americano: State Street Corp
State Street infatti è il secondo azionista di McGraw Hill/Standard & Poor’s e il settimo di Moody's.

Gli azionisti di State Street Corporation sono:

-          Barlays Plc,

-          Citigroup Inc.,

-          General Electric Co.,

-          Invesco International Ltd.,

-          Northern Trust Corp.,

-          Putnam LLC,

-          Vanguard Group,

Lo stesso dicasi per l’altro fondo USA, BlackRock: è l'undicesimo socio di Moody's e il sesto della concorrente. 
Gli azionisti attuali di BlackRock Financial Management Inc. sono: Merrill Lynch & Co. (49,8%) e P.N.C. Financial Services Group Inc. 
La banca d’investimento Merrill Lynch nel settembre 2008, dopo la crisi finanziaria e un periodo di forti perdite è stata acquistata dalla Bank of America, i cui azionisti sono: Barclays Plc., FMR Corporation, State Street Corporation, Axa, Putnam LLC, Vanguard Group, Capital Research & Management Inc., e pochi altri.

Continuando a spulciare, si ritrovano sempre e solo gli stessi nomi, gli stessi azionisti che da una parte e dall’altra controllano i gruppi bancari o i fondi d’investimento che a loro volta controllano le agenzie di rating. 
Non è strano quindi che a Lisbona la Procura ha aperto un'inchiesta dopo aver ricevuto una denuncia da alcuni professori che puntano il dito proprio sul fatto che i principali azionisti di Moody's e Standard & Poor's siano gli stessi grandi fondi americani.

In pratica i grandi fondi USA sono da un lato gli investitori che utilizzano i rating per decidere quali obbligazioni comprare, e dall'altro sono anche i "padroni" delle agenzie che stilano le pagelle. Non male come conflitto d’interesse. 
Ma tale conflitto è ancora più occulto e gravoso se pensiamo che oggi pochissime famiglie, come per esempio i Rothschild, sono in grado di controllare tutto quanto attraverso agenzie, società e agenti.

Banchieri/filantropi/agenti come Warren Buffet e George Soros, tanto per citare i più famosi, che servono la causa speculando a destra e a manca con i loro fondi miliardari. 
La strategia è sempre la stessa: Problema-Reazione-Soluzione
Accendono la miccia e scatenano le guerre nei vari paesi, per distruggere tutto quello che si può distruggere, per poi ricostruire, guadagnandoci sopra. 
Declassano i debiti nazionali, per poi specularci sopra e alla fine comprare le aziende e società importanti con gli spiccioli.

Ecco quello che è successo in Italia. 
Nel mese di agosto 1992, Standard & Poor’s declassa il debito italiano e casualmente a settembre, l’ebreo di origine ungheRere George Soros, specula sterlina contro lira. 
Risultato? Svalutazione del 30% della lira, uscita dallo S.M.E. (mercato europeo). 
In questa maniera i capitali anglo-statunitensi che sono arrivati nel nostro paese per comprare a prezzi stracciati, aziende e società importanti per l’intera Italia: Iri, Enel, Ina,  Eni, Cirio, ecc.
Il declassamento del debito italiano da parte di Standard & Poor’s, è stata la testa di ariete che ha permesso la speculazione spietata e criminale. 
Questo è il modo in cui vengono usate le Agenzie di Rating, tutte controllate dai soliti noti.

http://vibeghana.com/wp-content/uploads/2010/09/Fitch-ratings.jpgFitch Ratings 
Fondata nel 1913 è presente in 51 paesi e occupa circa 2000 persone. 
Rappresenta il 16% della quota di mercato del settore rating 
Le sedi principali si trovano a New York e Londra. 
E’ di proprietà di Fitch Group, i cui azionisti sono: la francese Fimalac (60%), Hearst Corporation (40%).

Avv. Simone Fazzari 
Simone Fazzari e Barry Smith Law Offices
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Le false verità dei mass mediai

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Avvocato Simone Fazzari 

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Il potente e ubiquitario schieramento dei mezzi di comunicazione odierni, che ha annullato le distanze e quasi azzerato i tempi di diffusione delle notizie, funge, come è evidente, da sonora cassa di risonanza, avvertita in tutto il mondo, delle posizioni dell'Establishment dominante, vale a dire quello anglosassone, imbavagliando, di fatto, su ampia scala, qualsiasi informazione non controllata. L'influenza enorme sulla mentalità e i costumi della televisione, e prima, della cinematografia, è fatto pacifico sotto gli occhi di chiunque: verrebbe da chiedersi l'identità di questi formatori di opinione, di questi titani che da un secolo propongono stili di vita, lanciando mode, slogan, creano gusti, abitudini, modelli.

"L'alleanza fra televisione e industria del cinema è sempre stata stretta, l'una alimenta l'altra. Metro-Goldwyn Mayer, 20th-Century Fox, Paramount Pictures, Columbia, Warner Bros, Universal e United Artists, queste società sono state tutte fondate, dirette e orientate da ebrei famosi come i Goldwyn, i Fox, i Laemmle, gli Schenk, i Lasky, gli Zukor, i Thalberg, i Cohen, i Mayer e i Warner. 
Stampa e televisione costituiscono dunque veicoli eminenti e indispensabili per la violazione delle folle. La tecnica è sperimentatissima: presentare in continuazione una colluvie di notizie, portando alla luce ogni genere di informazioni, in modo da creare una specie di rumore di fondo continuo in grado di occultare le vere informazioni, accessibili soltanto a chi ne possiede la chiave di decodifica, prestandosi così al ruolo strumentale di trasmissione di messaggi fra iniziati sotto le mentite spoglie di notizie più o meno insignificanti.
Una manipolazione planetaria dell'opinione pubblica, e occidentale in particolare, che emerge con cruda chiarezza dalla attualissime parole che molti anni or sono (siamo nel 1914 e ancora non c'era la televisione!) John Swinton, redattore-capo del giornale per antonomasia del Sistema, il "New York Times", pronunciò nel discorso di congedo dai colleghi tenuto al banchetto in suo onore, presso l'American Press Association, alla vigilia del suo collocamento a riposo. Al lettore il giudizio.
"Che follia fare un brindisi alla stampa indipendente! Ciascuno, qui presente questa sera, sa che la stampa indipendente non esiste. Lo sapete voi e lo so io: non c'è nessuno fra voi che oserebbe pubblicare le sue vere opinioni, e, se lo facesse, lo sapete in anticipo che non verrebbero mai stampate. Sono pagato 250 dollari alla settimana per tenere le mie vere opinioni al di fuori del giornale per il quale lavoro.
Altri fra di noi ricevono la stessa somma per un lavoro simile. Se io autorizzassi la pubblicazione di un'opinione sincera in un numero qualunque del mio giornale, perderei il mio impiego in meno di 24 ore, come Otello. Quest'uomo sufficientemente pazzo per pubblicare un'opinione sincera si ritroverebbe tosto su una strada alla ricerca di un nuovo impiego. 
La funzione di un giornalista (di New York) è di distruggere la Verità, di mentire radicalmente, di pervertire, di avvilire, di strisciare ai piedi di Mammona e di vendersi egli stesso, di vendere il suo paese e la sua gente per il proprio pane quotidiano o, ma la cosa non cambia: per il suo stipendio. Voi questo lo sapete e io pure: che follia allora fare un brindisi alla stampa indipendente! Noi siamo gli utensili e i vassalli di uomini ricchi che comandano dietro le quinte. Noi siamo i loro burattini; essi tirano i loro fili e noi balliamo. Il nostro tempo, i nostri talenti, le nostre possibilità e le nostre vite sono di proprietà di questi uomini. Noi siamo delle prostitute intellettuali" 

Avv. Simone Fazzari 

Simone Fazzari e Barry Smith Law Offices 

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DOV'E' LA TUA FERRARI?

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Avvocato Simone Fazzari 

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Dov’è la tua Ferrari ? Dov’è la tua Ferrari a rate ? Siamo cresciuti sin da bambini con la televisione che ci ha convinti che un giorno saremmo diventati tutti miliardari, rockstars, divi del cinema o piloti di un jet supersonico con la Ferrari nel garage … ma non è così, e lentamente ce ne stiamo accorgendo. 

In questi ultimi tre anni in Italia è ormai emersa una nuova classe di poveri, quelli in giacca e cravatta, i nuovi schiavi del turbocapitalismo multinazionale, una nuova classe di morti di fame: quelli con il mutuo erogato al 100 per cento a tasso variabile, quelli con un lavoro atipico a singhiozzo, quelli con l’utilitaria pagata a 20 euro al mese, quelli che fanno la spesa a rate di 5 euro al mese al centro commerciale.

Si spende anche quando non si può spendere (situazione molto preoccupante dal punto di vista socioeconomico), grazie a società finanziarie di prestito al consumo al limite dell’usura, pubblicizzate da qualche personaggio televisivo trasformato in adescatore mediatico per le sue fattezze ed aspetto rassicuranti.  Cominciate a svegliarvi dal torpore innocente di chi si è fatto sinora abbindolare da questa “schiavitù mediatica dell’ultimo modello appena uscito” o del “beneficio senza sacrificio”. 
Sono ormai dappertutto, vi stanno bombardando e vi stanno convincendo a spendere anche quando non potete o non volete, la loro presenza è ormai dilagante (se non preoccupante): spot televisivi, radiofonici, inserzioni su testate giornalistiche, volantini nella cassetta della posta e sul tergicristallo dell’auto: chiedi e ti sarà dato. Quanto ti serve 5.000 euro? 10.000 euro? 25.000 euro? E a che cosa ti servono? Per rifarti le tette? Per comprare il nuovo scooter a tuo figlio che ha preso cinque asterischi in prima superiore? Per comprarti la nuova tv al plasma con cui giocare alla play(gay) station? Non ti preoccupare, tanto non ti facciamo alcuna domanda,  ci pensiamo noi: e la vita finalmente ti sorriderà. Per adesso.

Poveri Italiani: ormai avete iniziato a lucidare le maniglie del Titanic. Spendere il denaro che non si possiede è sintomo di una grave carenza di responsabilità, soprattutto se quel denaro lo si spende (non possedendolo) per andare in vacanza in qualche località esotica o per avere l’ultimo modello di videofonino ultima generazione: e tutto questo solo per poter fare lo sborone con gli amici del bar  e/o per non sentirsi inferiori socialmente. 
Mettetevelo nella zucca: siete consumatori, sottoprodotti di uno stile di vita che ormai vi ossessiona:  sono vestito alla moda?  il mio cellulare è trendy?  la mia auto è “in”?  il mio look è “easy”? mi fanno pena tutti quei ragazzi nelle palestre che cercano di modellare il proprio corpo per assomigliare a quei quattro modelli gay imposti dal tal stilista o dalla tal marca commerciale  di jeans. 
Pensate come rispetto a qualche decina d’anni il paese e la sua popolazione sono cambiati profondamente, quando per comperare una casa o un automobile si accantonava anno dopo anno, rinuncia su rinuncia, lira su lira ed alla fine arrivava il giorno tanto sospirato in cui si andava dal concessionario di auto o dal notaio per il rogito e si “cacciava fuori di tasca propria” sino al 60/70 per cento del prezzo di quello che si comperava.  Il resto si finanziava.  Razionalmente.

Allora sì, aveva senso dire: “Mi sono comprato l’auto, mi sono comprato la casa”. Oggi sarebbe più opportuno affermare “la banca mi ha comprato la casa e l’auto anticipando tutto, spero di non essere globalizzato e perdere tutto, oltre che il posto di lavoro”.   In triveneto esiste una banca (purtroppo non posso farvi il nome) che eroga i mutui sino al 120 % per cento: non è un errore avete letto bene, vi prestano il denaro per acquistare in toto il 100 per cento dell’immobile e un 20 per cento in più per altre frivolezze (probabilmente per comprarvi già la bara da morto). Mala tempora currunt, sed peiora parantur: un ultima domanda. A quando la Ferrari a rate?

 

Avv. Simone Fazzari

Simone Fazzari e Barry Smith Law Offices 

Simone Fazzari e Barry Smith Law Group

 
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SEQUESTRATI 3 TRILIONI DI DOLLARI FALSI E NESSUNO NE PARLA

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Avvocato Simone Fazzari

Simone Fazzari & Barry Smith Law Offices 

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Una storia stranissima. La polizia delle Filippine (National Bureau of Investigation, NBI) ha arrestato due cittadini britannici che stavano per spedire – tenetevi forte – 3 trilioni di dollari falsi. E non si tratta delle comuni banconote, ma di US Federal Reserve Negotiable Certificates, ossia moneta vera e propria della Banca Centrale, in gergo “bearer bonds”.

    Come ha spiegato il direttore dell’NBI Reynaldo Wycoco, i due arrestati – Paul E.J. Flavell e Sam Beany – sono stati presi sulla base di una segnalazione, il 14 aprile scorso, mentre consegnavano grosse scatole con costole di metallo alla DHL (lo spedizioniere globale) perché fossero recapitate a Zurigo. All’interno, i pacchi di banconote false.
    I due hanno pagato con carta di credito (sic), e non hanno opposto resistenza. La polizia filippina sta ora ricercando altri due sospetti, anch’essi di nazionalità britannica, Seki Mehmet Bayram e Peter Whittkamp.

I due arrestati sono stati rilasciati su cauzione. 
Strano. Ancora più strano che i cosiddetti “grandi” media americani ed europei non abbiano fatto parola di questo evento.
Tre mila miliardi di dollari falsi sono una cifra enorme, ad occhio e croce il triplo del Pil italiano, e la loro diffusione sui mercati monetari mondiali poteva provocare una catastrofe finanziaria. Ancora più strana la spedizione verso Zurigo. A che scopo? 
    I falsari, di solito, spacciano le loro banconote diffondendole alla spicciolata in negozi e casinò, e attraverso una catena di “passaggi” più vasta possibile, alcuni dei quali complici volontari che pagano una quota del valore facciale delle monete. 
La spedizione a Zurigo invece, e il grosso taglio delle contraffazioni, fa pensare che la destinazione fosse una banca. 
A che scopo?

    La comparsa di 3 trilioni – a meno che non si tratti di un errore di stampa del giornale filippino - nell’economia Usa può provocare un’inflazione esplosiva. 
Chi disponesse di una tale cifra e fosse disposto a “perderla” (cosa non poi tanto importante, se le monete sono false) può far crollare la Borsa di Wall Street. 
    La presentazione di 3 trilioni di certificati della Federal Reserve all’incasso, attraverso banche di Zurigo, potrebbe per assurdo obbligare la Fed a chiudere lo sportello, perché nemmeno la Banca Centrale Usa ha a disposizione contante o oro sufficiente a pagare una tale cifra. 
Chi ha interesse allo tsunami finanziario che ne seguirebbe?
Una delle risposte che corrono su internet è: la Casa Bianca (2). L’Amministrazione Bush ha bisogno di una “attacco terroristico” per giustificare la prossima invasione dell’Iran, e l’operazione-catastrofe organizzata con l’anonimato di banche svizzere sarebbe l’ideale per accusare poi l’Iran del disastro economico americano.
    Chi sostiene questa ipotesi fa notare che vigono in Usa “ordini esecutivi” della FEMA (l’agenzia di protezione civile per catastrofi) che consentono al Presidente di sospendere la Costituzione in caso di crisi economica acuta.

    Ciò spiegherebbe anche il silenzio dei “grandi” media, avendo l’arresto dei due britannici mandato all’aria il progetto. 
A chi scrive viene in mente un’altra ipotesi: forse il sistema bancario internazionale (che ha uno dei suoi cuori in Svizzera) è tanto svuotato e fallimentare da dover ricorrere allo spaccio di moneta falsa per continuare a far funzionare il grande Casinò Globale. 
    Forse si tratta di nascondere falsi di un disastro già avvenuto a causa dei “derivati”? Il taglio delle note sembra indicare un impiego interbancario. 
O sono possibili altre ipotesi? Ovviamente la stampa italiana NULLA ha riferito. 

 
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