Fai la differenza

Attraverso l'addestramento della mente e grazie a uno sforzo costante, possiamo cambiare le nostre percezioni e attitudini mentali. E questo può realmente fare la differenza nelle nostre vite. (Dalai Lama)

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Se la politica viene ridotta ad aneddoto

La frattura che si è creata all'interno del gruppo Amici di Villa Literno segna oggi un punto di non ritorno. Questa sera, infatti, si è tenuta nella sala Splendore una manifestazione che ha visto protagonisti 3 ex assessori della giunta Fabozzi: Nicola Griffo, Vincenzo Della Corte e Nicola Tamburrino. Il nucleo tematico intorno al quale si sono sviluppati i singoli interventi è stata la denuncia della politica del gruppo "Amici di Villa Literno" (per altro, non di tutta la politica, ma di quella degli ultimi due anni, in alcuni casi, o degli ultimi mesi). Quattro sono state le principali accuse.
1.    in primo luogo, la mancanza di democraticità nell'azione amministrativa, riverbero della più generale impossibilità di discussione aperta e franca sulle scelte politiche ed amministrative. L'obiettivo di queste accuse è stato direttamente l'ex sindaco Enrico Fabozzi, accusato di eccessivo dirigismo.
2.    Direttamente collegato a questo tema, è stato denunciato l'iter che ha portato all'individuazione del candidato sindaco: dapprima, non si è percorsa la strada delle primarie che paradossalmente proprio il PD propone in tutta Italia; successivamente, sono stati «impallinati», uno ad uno, dalla macchina del fango (secondo una formula diventata ormai di moda) le singole personalità che potevano aspirare al ruolo di sindaco (Tonino Ciliento compreso) e, infine, smentendo tutte le dichiarazioni pubbliche e private precedenti, si è arrivati ad individuare in una figura esterna alla squadra di governo (quella di Nicola Ucciero) il candidato sindaco. Un percorso, quindi, tutt'altro che condiviso, ma semplicemente imposto dall'alto.
3.    In terzo luogo, allo stesso Enrico Fabozzi è stato richiesto un profilo meno di parte e più istituzionale, soprattutto in riferimento al suo incarico di consigliere regionale della Campania.
4.    Infine, è stata denunciata la mancanza di una politica che, una volta portato a termine il piano regolatore, potesse incentivare la crescita economica e, soprattutto, cercare di risolvere il problema del lavoro giovanile. Questo punto, tuttavia, è stato toccato soltanto da Vincenzo Della Corte che ha, poi, candidamente ammesso, di non sapere come si sarebbe potuto fare…
I temi trattati sono stati tutti importanti e, tuttavia, permane un senso di vacuità, la strana sensazione di trovarsi di fronte a belle parole e ad ideali sacrosanti, ma che, al nocciolo, nascondono il niente. O, peggio, semplici ripicche personali. Se uno analizza un po’ laicamente i contenuti di questa iniziativa non può che prendere atto, con rammarico, dello svilimento della politica a mera aneddotica, alla triste rendicontazione di reciproci torti e sospetti. Lo stesso Nicola Griffo, con quel tono inutilmente affettato da comare di sagrestia, ha finito per far passare un'istanza sacrosanta (partecipazione, democraticità) alla stregua di un banale e sterile inciucio, facendo sorgere il sospetto che quello che era il gran cerimoniere delle iniziative dell'amministrazione, abbia deciso di abbandonare il vecchio gruppo più per risentimento che per reale motivazione politica.

Ugualmente, è stata più volte ribadita la mancanza di tornaconto personale. Ovviamente, non abbiamo elementi per mettere in dubbio lquanto affermato pubblicamente, né tantomeno le buone e disinteressate intenzioni dei diretti interessati; e tuttavia, gli stessi racconti di questa sera, fatti direttamente dagli stessi protagonisti, un sospetto l'adombrano. Per esempio, Vincenzo Della Corte ha quasi inconsapevolmente ammesso di aver accettato supinamente tutte le decisioni prese dal gruppo dirigente, salvo poi arrabbiarsi quando non ha potuto mantenere una promessa elettorale perché erano stati regolarizzati 5 altri lavoratori socialmente utili, a detta dello stesso Della Corte, più meritevoli del suo candidato… Per non parlare di Nicola Tamburrino: secondo quanto asserito questa sera, avrebbe rassegnato le dimissioni perché profondamente toccato dal modo con cui era stato trattato Tonino Ciliento. C'è da credergli. Però i fatti sono fatti: lo stesso Tamburrino è stato sui giornali, un giorno si e l'altro pure, per tutta l'estate, a precisare, smentire, puntualizzare, mettere in dubbio o meno la sua adesione al progetto Amici di VIlla LIterno, la sua adesione al PD, la sua candidatura, il suo ripensamento, ecc... Guarda caso, tutto questo, proprio nel periodo in cui montava il caso Ciliento…
Più in generale, si è assistito, nonostante i toni agguerriti, ad un'iniziativa difensiva, quasi si dovesse giustificare il proprio passato, e definire chirurgicamente chi ha detto chi o chi ha fatto cosa. È ovvio che il passato è importante. Ma un passato che gioca con se stesso è solo un feticcio che alla comunità non serve a niente, se non ad alimentare polemiche. Aspettiamo, allora, con impazienza di conoscere come tutto questo possa articolarsi in progetti politici che guardino, più che al passato, al nostro futuro di cittadini di Villa Literno.

Gian Paolo Bortone

 
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colombo il 14/12/10 alle 18:18 via WEB
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