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Dalle Ceneri dei "Cani in Ascensore" ... nasce la "Essebi Depuratori" !!!

Post n°19 pubblicato il 20 Settembre 2013 da fanculeague

Dalle ceneri dei "Cani in Ascensore" ...
nasce la "Essebi Depuratori" !!!

Da oggi c'è una nuova "realtà" nel mondo del calcetto del C.S.I.

Siamo la "ESSEBI DEPURATORI".

 
 
 

C'era una volta ... Bergamo

Post n°12 pubblicato il 09 Settembre 2011 da fanculeague
Foto di fanculeague

Aveva trascorso l’estate rincorrendo le notizie devastanti di un’inchiesta assurda, che aveva coinvolto la sua squadra del cuore. Le notizie che riusciva ad intercettare in giro per l’Europa erano quelle filtrate, ingerite, digerite ed espulse dagli organi di stampa italiana di maggior tiratura.
Aveva avuto problemi. Grossi problemi. Aveva dovuto spiegare a Xavier e a Pablo, i figli di Charo, quello che stava accadendo. Erano derisi e sfottuti, loro che al campetto dell’oratorio di Villava ci andavano con le magliette di Capelli e di Talamonti. Avevano anche fatto a pugni per difendere la dignità delle divise che indossavano.
Sì, perché anche a Pamplona arrivano le notizie. E ci arrivano infangate e distorte, così come escono sulla stampa italiana.
Era a Zagabria, quando uscì la sentenza di primo grado. Stava male. Un male di stomaco. Fatto di rabbia e impotenza. Quel male che sale da dentro quando la cattiveria gratuita arriva fino occludere i polmoni. Ad impedire il respiro.
E fu un uomo croato a dargli un po’ di sollievo. Un tifoso della Dinamo Zagabria, uomo di calcio e di sport. Uomo che sapeva il valore della parola tifo. Uomo che aveva incrociato, anche se per poco, le strade dell’Atalanta. Fu lui a dargli morale, per continuare a tenere la testa alta.
Allora passò da Bergamo e comprò le magliette di Cristiano e di Thomas, da portare a Pablo e Xavi. E loro, alla faccia di tutto e di tutti, a testa alta le indossano giù al campetto di Villava.
A Bergamo ci fu di lunedì. Alla sera non gli andò di uscire. Rimase in albergo e guardò la televisione. Rimase, fin che gli riuscì, a fare zapping fra le due trasmissioni sportive che parlano della sua squadra.
Smise per il mal di stomaco. Smise per la rabbia. Smise per la delusione.
Sì, per la delusione. Non ci poteva credere. Lui, spagnolo di nascita e tifoso dell’Atalanta per amore, lui straniero che si sentiva un po’ fuori luogo a condividere una passione per una cosa che è di proprietà di bergamaschi, lui a soffrire per un’ingiustizia della quale poteva anche fregarsene, non si capacitava come quella gente alle tv locali godesse delle disgrazie della propria squadra.
Tornò a Pamplona a portare le magliette ai bambini. Corsero subito al campetto dell’oratorio di Villava. Lui invece andò nella casetta di periferia a trovare “el Tio.”
Stava preparando un piatto di “arroz a la Riojana”. Dosava con la precisione di un alchimista la quantità di vino rosso da mettere nel piatto. El Tio alzò appena lo sguardo quando lo vide arrivare e gli fece cenno di entrare con la mano sinistra. La destra reggeva la bottiglia di vino che stava versando nel riso.
“Siediti. Resta a pranzo.”
El Tio era la sua valvola di sfogo. Fu un calciatore dell’Osasuna degli anni 50 e 60. Difensore dai muscoli grandi così, dai polmoni di ferro e dalle maniere decise. Tanto concreto e ruvido nelle entrate, come nell’onestà con gli avversari, che uscivano dal campo pesti, ma dopo una gara corretta e leale.
“Xavi e Pablo si pestano per la maglia che vestono. Un dirigente d’azienda di Zagabria, che piange per l’Atalanta. Io che mi rovino il fegato per una squadra che non è nemmeno della mia terra. E loro che invece di difenderla…
El Tio si tolse gli occhiali. Gli erano serviti per non sbagliare le dosi degli ingredienti. Gettò il riso appena scolato nel soffritto. Lo mescolò e si sedette di fronte a lui.
“E ti stupisci?”
“Io credevo che Bergamo fosse unita. Che l’Atalanta fosse Bergamo. E così lo era, ne sono certo. Ho amato e amo Bergamo e l’Atalanta per questo. C’era una volta Bergamo”
Intanto el Tio versò due bicchieri di Crianza Marques de Caceres della Rioja. Lo stesso che aveva messo nel riso.
“Quando c’è cattivo tempo, quando piove forte e ti si rovescia addosso di tutto, i tombini si riempiono e la m…a viene a galla. Roba che non pensavi che esistesse te la trovi lì.”
Bevve un sorso.
“Pablo e Xavi. Tu. Il Croato. Ora soffrite. Ma quando la vostra squadra vincerà, voi sarete veramente contenti. Godrete di quella soddisfazione che solo un tifoso vero può provare. Nessun altro”
Alzò il bicchiere per guardare la consistenza ed il colore del vino attraverso la luce del sole fresco dei Pirenei.
“Invece loro, ora godono di un masochismo perverso. Loro contestano a prescindere, perché è più facile contestare quando le cose vanno male, che gioire quando le cose vanno bene.”
Lo guardò negli occhi.
“Quando la vostra squadra vincerà, questi assaporeranno una sofferenza amara, un’invidia che ha il sapore …. Non te lo dico perché stiamo per mangiare.”
Il gusto del Marques de Caceres gli ammorbidì lo stomaco e lo preparò per il pranzo. L’arroz a la Riojana gli fece tornare la tranquillità.
Guardò el Tio che si era appisolato con le gambe sulla sedia ed il cappello di paglia sugli occhi. Si versò un altro bicchiere di vino e se ne andò.
Scese verso Villava. Si fermò sulla strada della collina. Là sotto si vedeva il campetto dell’oratorio di Villava.
Non ebbe problemi a scorgere le maglie di Cristiano e Thomas, che inseguivano la palla e si buttavano in ogni contrasto.
C’era una volta Bergamo. E ci sarà ancora, fin quando ci saranno persone che lotteranno per quei colori. Alla faccia dei Bergamaschi finti.

... di Rodrigo Diaz.

 
 
 

" Voglio la Maglia Nera "

Post n°4 pubblicato il 23 Agosto 2011 da fanculeague

 

Caro Presidente, a fronte delle sue meravigliose parole di una settimana fa, cosi' permeate di orgoglio e 'finali' sul retto percorso che ha contraddistinto la sua permanenza all'Atalanta, dalle giovanili alla presidenza, mi permetta, intanto, di esprimerLe la piu' sincera vicinanza in un momento cosi' triste, da un punto di vista prettamente sportivo, che la circostanza richiede.

Non c'e' niente di peggio che subire per colpe non proprie ancorche' inesistenti. Una retrocessione, addirittura un fallimento manageriale, ci stanno perchè l'alea fa parte della vita. Pagare duramente per qualcosa che non e' mai nemmeno esistito è qualcosa di molto piu' duro da subire e digerire.

Non sono serviti i suoi super avvocati, un Suo impegno personale e diretto, era tutto gia' scritto e anche, giuridicamente parlando, in modo peraltro sbagliato.
Ci sentiamo, Lei e noi, impotenti ed inutili. Quasi di fronte al destino. Se non fosse che esso è, nella circostanza specifica, non rappresentato da eventi naturali imprevedibili o da disgrazie improvvise, bensì da persone sorde e cieche all'evidenza dei fatti e guidate da logiche che sfuggono a chi continua, noi come Lei, a vivere solo di sport e dei valori che esso dovrebbe rappresentare.

Un'ingiustizia, una farsa che possiamo solo subire e cercare di accettare. Perche' facciamo parte di un consesso e contro le regole, per quanto sbagliate, proprio non possiamo andare, come chi propone l'iscrizione al campionato svizzero o il ritiro dal campionato tout-court. E nemmeno possiamo "giocar contro" noi stessi e i nostri interessi come chi chiede, per protesta, di mettere in campo la Primavera per tutto il campionato.

Mi è sovvenuto di aver trovato in rete, grazie all'aiuto di amici del sito, una singolare iniziativa dei tifosi del River Plate che stanno cercando di ottenere che la loro gloriosa societa', retrocessa per la prima volta nella sua storia nella seconda divisione argentina, modifichi la maglia ufficiale (bianca con striscia trasversale rossa) con una che esprima il loro lutto per la retrocessione (bianca con striscia trasversale nera) e perche' non vogliono vedere comparire la loro "camiseta", cosi' carica di gloria ed onori, in campetti di periferia, derisa ed umiliata ancora prima di iniziare la partita.

Noi abbiam subito ben piu' che una retrocessione. Sei punti d'infamia quand'anche uno sarebbe stato troppo a rivendicare una colpa che non c'e'. Ecco perchè voglio sinceramente proporle, da atalantino ad atalantino, di schierare la nostra Beneamata, per tutto il campionato e comunque per quelle partite nelle quali l'accostamento cromatico con l'avversario lo renda possibile, con UNA MAGLIA INTERAMENTE NERA.

Fatti salvi gli sponsor, che restano doverosamente al loro posto, per diritto commerciale acquisito, tolgo il logo ufficiale, lo stemmino di Bergamo dalla spalla e vado in campo con una maglia anonima, tutta nera.

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA, Presidente, perche' nella Patria del Diritto hanno ammazzato la Giustizia, e voglio vestire il lutto per lei.

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA, Presidente perchè voglio esprimere tutto l'affanno e la fatica di essere costretti con la forza a partecipare ad un campionato ed essere parte di una Federazione da tempo deligittimata da scandali e tonfi clamorosi che l'hanno messa alla berlina senza che nessuno dei suoi principali responsabili abbia mai mollato il cadreghino spalleggiati da poteri forti che pretendono anche di cantarcela giusta sui media ufficiali.

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA, Presidente perchè è...subito fatto ma al tempo stesso è un gesto eclatante, uno schiaffo e un dileggio a chi ha osato alzar la mano per primo nei nostri confronti.

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA come l'ultimo al Giro d'Itaglia di una volta, caro Presidente. La maglia del piu' reietto, dello sconfitto per antonomasia, quello preso a calci nel culo e che continua a stare zitto. Che continui, chi ci odia, a pensarla in questo modo, diamo loro ragione e chiniamo la testa. Cosi' guarderemo solo al primo passo da fare della salita impervia che ci tocca e per la quale non troviamo il responsabile.

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA, Presidente, perchè gli All Blacks di rugby la vestono in segno di lutto per i loro avversari e perchè, diamine, uno tutto vestito di nero sembra sempre gia' incazzato di suo, o no?

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA perche' è legale farlo e perchè ricorderà, ad ogni secondo, alla nostra gente e ai nostri giocatori, l'ingiustizia che ci ha colpito.

IO VOGLIO LA MAGLIA NERA per la prima squadra ma anche che la nostra tifoseria si riversi a comperare quella ufficiale, nerazzurra, per dimostrare ancora di piu' l'affetto e l'attaccamento nei confronti dell'Atalanta.

Infine, Presidente, IO VOGLIO LA MAGLIA NERA per il semplice motivo che non sopporto di vedere quella ufficiale nerazzurra, sporcata dagli insulti e dagli sputi che la lorderanno ad ogni trasferta accusandoci di una cosa che non abbiamo mai fatto. Ne abbiamo addosso tante, caro Presidente, ma non quello di non rappresentare la parte sana della nostra gente. Non me la sento di vedere il profilo della Dea, i nostri colori, lo stemmino di Bergamo, additati al pubblico ludribrio e presi per i fondelli per accuse cosi' infamanti, a fronte di sentenze cosi' inique. Quando proprio noi vantiamo da sempre l'onestà e la correttezza della nostra squadra e della Sua societa'.
E che solo noi sappiamo di mantenere ancora.

L'assoluzione (perchè arriverà, oh se arriverà...) ci vedrà poi di nuovo indossare i nostri magici colori, mai sporcati dalla fallace "giustizia" umana

PER FAVORE, PRESIDENTE, LA MAGLIA NERA...

 

di Calep

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: fanculeague
Data di creazione: 15/08/2011
 

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