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Intervista ad Alessio Banini, autore di Sangue Ribelle

Post n°38 pubblicato il 18 Febbraio 2012 da LaboratorioFantasy
 

Dopo alcuni post sulle ultime pubblicazioni fantasy, abbiamo deciso di intervistare uno degli autori di Plesio editore: Alessio Banini, che ha da poco pubblicato con loro Sangue Ribelle.
Alessio è un giovane scrittore italiano, che vanta alle spalle già due pubblicazioni di stampo fantasy, oltre ad aver auto-pubblicato una raccolta di racconti.
Lo ringraziamo in anticipo per aver accettato di rispondere a tutte le nostre domande. Ma passiamo subito all'intervista!

Ciao Alessio, cominciamo con le presentazioni. Chi è Alessio e cosa fa nella vita di tutti i giorni?
Sono un lavoratore autonomo precario, laureato in antropologia e aspirante scrittore. Ho 28 anni e vivo a Montepulciano in provincia di Siena.

Quando e come nasce in te la passione per la scrittura?
È una passione nata in maniera graduale. Fin da piccolo mi dilettavo con forme di narrazioni particolari (fumetti, parodie di giornali). Al liceo ho cominciato a scrivere i primi racconti grezzi. All'università ho continuato a migliorarmi, fino a terminare i miei primi romanzi.

Hai pubblicato La Razza Maledetta (0111 Edizioni) nel 2010 e solo pochi mesi fa hai pubblicato un nuovo romanzo fantasy, Sangue Ribelle, edito da Plesio editore. Quanto ti ritieni soddisfatto delle tue fatiche letterarie?
Abbastanza. Non vado in giro a vantarmi, perché oggi come oggi ci sono tanti metodi per arrivare alla pubblicazione, dal contributo finanziario al print on demand. Pertanto, non considero la pubblicazione un traguardo, ma un punto di partenza: se le mie opere sono veramente valide, lo decideranno i lettori e i critici. D'altra parte, sono contento della fiducia accordatami dalle due case editrici e delle recensioni ricevute finora. Ma il meglio deve ancora arrivare!

Ti va di raccontarci qualcosa sul tuo ultimo romanzo, Sangue Ribelle?
È un romanzo particolare, che unisce le classiche "quest" della tradizione fantasy a un intento antropologico. La trama parla di tre ribellioni, con le loro rispettive particolarità, contro l'Impero che domina l'ambientazione. All'interno delle vicende e delle relazioni tra i personaggi è possibile trovare molti punti di contatto con il nostro mondo e con il periodo che stiamo vivendo, sia per quanto riguarda la politica che la cultura. Nel romanzo ho cercato di coniugare intrattenimento e riflessione, in modo che il lettore sia affascinato da una narrazione avvincente, ma sia anche stimolato a degli spunti di riflessione sui grandi temi filosofici e antropologici della nostra realtà.

Quanto tempo hai impiegato per scriverlo? E quanto ne è passato prima di arrivare alla sua pubblicazione?
La prima versione risale al 2007, se non ricordo male. L'ho scritta nel corso di due mesi, durante l'università. Poi l'ho lasciata riposare nel cassetto, com'è buona norma. Nel corso del 2010 l'ho ripresa in mano e ho scritto la seconda versione, poi ho fatto la revisione definitiva e l'ho spedita alle case editrici. Nel giro di sei mesi è arrivata la pubblicazione.

C'è qualche autore che ti ha ispirato nella stesura di Sangue ribelle?
Per questo libro in particolare, posso citare Erikson e il suo ciclo Malazan; inoltre devo citare l'ambientazione ruolistico Planescape, a cui può essere fatta risalire l'Accademia dei Sensali. In generale non sono un grandissimo fan del fantasy, di solito preferisco farmi ispirare dalla fantascienza o dall'attualità.

I romanzi che hai pubblicato hanno un comune denominatore: la stessa ambientazione. Come mai questa scelta?
Perché un solo romanzo non esaurisce le potenzialità dell'ambientazione. Daemon Inside è il nome della mia ambientazione (e del mio sito web), in cui si svolgono le vicende di una decina di romanzi: non si tratta di una saga, bensì di romanzi autoconclusivi che mettono in luce diversi aspetti dell'ambientazione e diverse tematiche degne di riflessione. Se l'ambientazione è valida può contenere una decina di romanzi e non esaurire mai il suo interesse; se non è valida, non basta neppure per un racconto. E progettare un'ambientazione è un lavoro lungo e complicato, lo ammetto. Nel mio caso mi sono concentrato sugli aspetti sociali e culturali: sia per lo scopo che mi ero prefissato, sia perché questa è la mia formazione accademica.

Tra le tue pubblicazioni, abbiamo scoperto che hai anche scritto e auto-pubblicato una raccolta di racconti dal titolo I Demoni e l'Impero. Come scrittore, ti piace cimentarti di più nella stesura di racconti brevi o di romanzi più o meno lunghi, e articolati, come Sangue Ribelle?
Non ho una preferenza assoluta. I racconti di quella raccolta erano piuttosto grezzi, ma adesso sono soddisfatto delle mie ultime creazioni. Per certi tipi di scopi sono più adatti i racconti, per altri i romanzi. Anche se scrivo molto, non mi piace la prolissità; per questo non sono un grande fan delle saghe infinite. Preferisco la brevità alla scorrevolezza, per certi versi. A volte un racconto di dieci pagine attorno a un singolo concetto è più efficace di un romanzo di duecento pagine che non arriva mai al punto. Comunque, anche se non ho una preferenza assoluta, ho sicuramente scritto più romanzi che racconti.

Pubblicare un libro, senza scendere a compromessi, è il sogno comune di molti aspiranti scrittori. Quanto è stato difficile per te realizzare questo sogno?
In realtà non è stato difficile. Come ho detto prima, in parte è merito mio, ma in parte è anche merito dell'attuale panorama editoriale, che permette una maggiore facilità di pubblicazione. Sicuramente sono felice di non aver dovuto ricorrere a contributi finanziari; inoltre non mi è mai stato chiesto di modificare i contenuti delle mie opere, e questo è un altro aspetto positivo.

Plesio editore è una piccola realtà editoriale, nata da poco e animata da tanta passione. Il tuo titolo è il secondo a essere stato pubblicato nella collana Aurendor. Come è stato il tuo rapporto con questa casa editrice?
Ottimo. La casa editrice sta lavorando molto e bene, impegnata su più fronti e animata da una sana passione editoriale. Si vede che crede in quello che fa e che si impegna seriamente.

Sull'ultima pagina di Sangue Ribelle, Plesio editore riporta Il pensiero dell'editore, attraverso il quale fa sapere il suo apprezzamento per il tuo stile. E aggiunge: "Sangue Ribelle è di più. È lo stato stesso dell'essere umano traslato in un mondo fantasy. È letteratura che va oltre l'etichetta del genere". Che effetto ti ha fatto leggere queste righe che l'editore ti ha dedicato?
Sono molto contento e al tempo stesso imbarazzato. Contento perché è esattamente lo scopo che mi prefiggevo quando ho iniziato a scrivere. Imbarazzato perché non so se sono già a quel livello, ma sto lavorando duramente per arrivarci.

E il complimento più emozionante che hai ricevuto dai lettori?
Molte recensioni su anobii.com dei due libri mi hanno reso veramente felice; più che per i complimenti, per il fatto di essere riuscito a trasmettere ciò che volevo. Questo è il complimento più bello: non essere frainteso ed essere apprezzato per ciò che hai fatto.

Secondo te, quali sono i principali ostacoli che può incontrare un aspirante scrittore, di fantasy e non solo?
Il primo ostacolo è esterno: viviamo in un paese, e più in generale in una società occidentale, che legge sempre meno e con qualità sempre più scadente. La lettura è diventata parte di un mercato commerciale e non più letterario. Questo a mio avviso può creare grosse difficoltà a un aspirante scrittore, sia perché rischia di avere difficoltà a far risaltare il suo valore, sia perché a volte è costretto a omologarsi al grande pubblico. È un degrado commerciale che stanno vivendo tutte le arti, a mio avviso. Il secondo ostacolo è interno: pensare che la scrittura sia inutile, che in quanto incapace di diventare fonte di sostentamento sia un passatempo privo di valore.

E per finire, l'ultima domanda di rito: quali consigli ti senti di dare agli aspiranti scrittori?
Non credo di poter dare consigli, ma soltanto opinioni personali:
1) Leggete tanto, prima di scrivere. E dopo leggete ancora di più: la scrittura è pur sempre una forma di comunicazione, quindi dovete avere qualcosa di interessante da dire.
2) Dal punto precedente avrete ormai capito che io preferisco il contenuto alla forma. Tuttavia la forma non va mai trascurata, quindi scrivete molto e revisionate ancora di più. Fate leggere le vostre bozze a molte persone, leggete qualche manuale e seguite le buone regole della narrativa moderna.
3) Non esagerate con il punto precedente. La maggior parte dei capolavori letterari della storia, se presentati adesso in forma anonima, verrebbero cestinati da editori e critici. Insomma, contenuto e forma sono importanti, ma anche la vostra specifica personalità.

Grazie di cuore per questa bella chiacchierata!
Se volete sapere qualcosa di più sull'autore, sui suoi romanzi e sulla loro ambientazione, potete visitare il sito:
http://www.daemoninside.net/.

E sul sito di Plesio editore potete leggere il prologo di Sangue Ribelle!

 
 
 
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