Laboratorio fantasy

Recensione: Il mistero dei libri perduti


C'era una volta... così esordivano le favole di un tempo, quelle che amavamo leggere e che ci conducevano in un mondo parallelo al nostro. Be', nonostante Il mistero dei libri perduti abbia l'apparenza di una favola, la storia narrata tra le sue pagine inizia in modo un po' diverso e molto più movimentato...
Tutto comincia quando Tea Reali, aspirante scrittrice, si reca alla Wizard Edizioni per parlare del presunto contratto di pubblicazione del suo libro. Da subito, però, nota qualcosa di strano in quel posto: una scala pericolante, l'aria pregna di muffa, un ufficio tappezzato di gargoyle e non ultimo la figura sinistra dell'editore Wizard, un uomo vestito di nero e dallo sguardo schermato dietro due lenti scure. Alla prima occasione buona, Tea scappa dall'ufficio a gambe levate, portandosi dietro il suo manoscritto. Ed è in questo momento che la sua avventura più fantastica prende vita: senza neppure accorgersene, Tea viene derubata del suo libro da una figura sbucata dal nulla. Una nuova corsa, questa volta alla ricerca del ladro, la condurrà a lui... al troll Adelindo... al suo sacco pieno di libri... a Bunchelond, un mondo parallelo pieno zeppo di troll e di altre creature, dove tutto è fatto di libri, scambiati per mattoni, e dove tutti i suoi abitanti sono analfabeti!Tornare indietro per Tea Reali non è così semplice. Il varco tra il mondo umano e quello dei troll, infatti, si è appena chiuso per colpa della sua presenza a Büchenland. Soltanto la suprema sovrana Wakandha, custode della chiave spazio-temporale, ha il potere di riaprirla. Ma la regina è caduta in un sonno profondo da ben tre secoli, vittima di un incantesimo del nefasto Morten.Così Tea e il suo nuovo amico Adelindo partono per la Cascata Parlante, con lo scopo di risvegliare la sovrana Wakandha e far riaprire la Porta tra i due mondi.E lungo il tragitto, tra un'avventura e l'altra, i due protagonisti incontrano numerose creature di cui trabocca il mondo creato dalla fantasia di Miriam Mastrovito: pixie, centauri, lepronti, gnomi...E come non citare alcuni nomi di luoghi inventati dall'autrice, quali Borgognomo, Querce cangianti, Rocca fantasma... nomi che stuzzicano la fantasia del lettore, strappano un sorriso e fanno assaporare la magia che aleggia tra le pagine. Ma il pregio del libro non risiede soltanto nella fantasia. Grazie alla sua capacità narrativa, Miriam conduce il lettore nel cuore della storia e dei suoi personaggi, come se tutto fosse vivo e reale; lo porta a spasso tra i numerosi angoli di Büchenland, lo invoglia a seguire la storia tutta d'un fiato, proprio come si leggono le pagine del libro. Tutto questo usando le parole al posto giusto e facendo uso di un lessico preciso, variegato e mai troppo complicato per il lettore.E se da un lato magia e la fantasia rendono questo libro incantato come una favola, dall'altro Miriam Mastrovito ci regala anche un'altra chiave di lettura. Il mistero dei libri perduti può essere letto e interpretato come un'allegoria del nostro sistema editoriale, dove non mancano personaggi sinistri come il signor Wizard e oscuri come Morten, e come un monito a liberarci dalla "maledizione" che ha privato molti di noi del tempo e del piacere di leggere libri, e dell'amore per questi e per la cultura più in generale.Un monito a tornare ai Tempi Felici, proprio come per i troll, e a riconquistare o fortificare il nostro lume della conoscenza...