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NUOVA INTERVISTA

Post n°129 pubblicato il 09 Marzo 2012 da Fantasy8585
 

OGGI VOGLIO CONDIVIDERE CON VOI UNA NUOVA INTERVISTA, STAVOLTA CURATA DA MIRIAM MASTROVITO, LA CUI RECENSIONE AL MIO ROMANZO LA POTETE LEGGERE QUI 

http://strepitesti.blogspot.com/2012/03/miriam-mastrovito-intervista-romina.html

Benvenuta in StrepiTesti, Romina. Origini argentine, studi artistici, un lavoro da commercialista e la passione per la scrittura. La tua biografia mi suggerisce il ritratto di una persona eclettica. Tu come ti definiresti?
Grazie mille per avermi ospitata qui. Eh sì, hai proprio detto il giusto, sono una ragazza dalle molteplici passioni. Oltre a quelle da te citate, bisogna aggiungere la passione per i cavalli, oltre che per gli animali in generale, la mia vita da casalinga e mille altre piccole cose che mi tengono impegnata 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Per fortuna ho tanta energia, mi piace essere sempre in movimento e tenermi impegnata nelle cose che mi piacciono, anche se come è naturale ogni tanto sono costretta a mettermi in “ricarica”, per poi ricominciare come prima.

Quando e perché hai cominciato a scrivere?
Ho cominciato a scrivere intorno ai 17 anni, anche se in realtà posso dire di aver iniziato già alle medie. A quei tempi infatti scrivevo brevi racconti ispirati ai miei cartoni animati preferiti, come Sailor Moon e altri manga orientali, e solo verso i 17 anni mi è venuta l’idea per la stesura di quello che, oltre 5 anni dopo, sarebbe diventato il mio primo romanzo pubblicato, “I Quattro Re”. Non c’è un vero motivo che mi ha spinta a cominciare a “scrivere”, in realtà è stata una cosa spontanea, è venuta fuori da sola. Avevo in mente una storia a fumetti e un giorno mi sono detta “Perché non metterla per iscritto?” così ho cominciato. Ma solo dopo un po’ mi sono accorta che non era un’impresa da poco, ma ormai ero dentro, la storia voleva e doveva emergere, così l’ho liberata dalla mia mente e l’ho trasportata su pc, e in seguito su carta stampata. Scoprire questa passione è stata una delle cose più belle che mi siano capitate!

Ho letto nelle note che “I demoni di mezzanotte” è nato a seguito di una “sfida” partita dal tuo stesso editore. Ti va di raccontarci com’è andata?
Esatto, è stata una specifica richiesta da parte dell’editore. Stava cercando una buona storia che parlasse di streghe e, data la nostra pregressa amicizia, mi ha chiesto se mi andava di scrivere qualcosa per lui, visto che non gli era arrivato nessun materiale soddisfacente. Io ho sempre scritto e amato il genere fantasy, così non ho accettato subito. Non avendo nemmeno un’idea in mente non ero propensa ad accettare, ma alla fine ho ceduto alla sua richiesta, che ben presto è diventata per me una sfida, proprio per il genere nuovo che affrontavo e per tutte le limitazioni che esso comportava.

Quanto tempo ha richiesto la documentazione e quali difficoltà ha comportato (se ce ne sono state)?
Ho passato sei mesi a leggere testi storici e a fare ricerche di ogni tipo, innanzitutto per trovare una storia e poi, una volta trovata, per riuscire a dare un’ambientazione reale al tutto. La difficoltà è stata proprio quella del passaggio di genere: col fantasy sono stata sempre libera di plasmare i mondi a mio piacimento, potevo aggiungere dettagli irreali sapendo bene che in quel particolare contesto erano giusti. Qui non potevo inventare, dovevo saperne il più possibile del periodo, all’inizio del ‘500, per non cadere negli errori, nelle incongruenze e nelle ingenuità tipiche degli scrittori alle prime armi. Proprio per questo ho preferito prendermi tanto tempo per “studiare” tutti i dettagli più importanti, che alla fine mi sono stati indispensabili per ricostruire una trama verosimile seppur semplice. E non nascondo che nei primi mesi ho pensato più volte di rinunciare, ma il sapore e il fermento per quella sfida mi hanno aiutato a non cedere e a realizzare questo romanzo.

La scelta della Val Camonica come ambientazione per la tua storia ha delle ragioni precise. Vorresti spiegarcele? 
Sì, ho scelto Cemmo, e in generale la Val Camonica, perchè dalla metà del 1400 alla metà del 1500 si sono registrati il maggior numero di roghi per reati di stregoneria di tutto il Nord Italia. In particolare, mi hanno colpita alcuni casi di roghi di più persone, che mi hanno portata dunque ad ambientare lì il tutto. Purtroppo, non avendo conosciuto i luoghi di persona, ho dovuto adattare gli spazi e la struttura dei villaggi secondo le mie necessità, e spero che coloro che ci sono stati o che ci vivono non me ne vogliano per questi arrangiamenti.

Agata e Amelia sono le due protagoniste femminili del romanzo. Due donne entrambe carismatiche ma molto diverse. Come nascono questi personaggi e quanto di te c’è in loro?
La figura di Amelia è nata grazie ad alcuni piccoli romanzi che ho letto e che raccontavano le vicissitudini di “streghe” condannate. Si scriveva infatti che alcune di queste donne avevano personalità forti, erano strane, particolari, emanavano una certa autorità e per questo erano temute dalle persone. Mentre al contrario altre erano deboli e sottomesse, quindi facilmente soggiogabili al volere del “diavolo”. Avevo bisogno di figure di questo tipo così sono nate Amelia e Agata. Quest’ultima è una ragazza molto giovane, appena quindicenne, abituata sin da piccola al duro lavoro nella casa e alle raccomandazioni imperiose di Amelia, la sua balia, e di Giacomo, suo fratello gemello. La sua debolezza la porta a cadere facile preda di tentazioni che sa essere rischiose, e sempre il suo carattere timido e introverso le sarà d’intoppo nella difficile situazione che si verrà ben presto a creare. Di me in loro c’è poco, ho voluto discostarmi il più possibile dal loro carattere in modo da creare due personaggi indipendenti dal loro “creatore”. Posso solo riconoscere che in Agata ho riversato parte dell’ingenuità che ha caratterizzato la mia adolescenza, come credo quella di chiunque, quando è facile desiderare cose impossibili e fare di tutto per ottenerle, pur consapevoli che una volta scoperti si finisce nei guai.

La caccia alle streghe rappresenta un po’ la caccia al diverso, il bisogno alimentato dalla superstizione di attribuire a qualcuno o a qualcosa di identificabile la colpa dei mali che affliggono la società. Pensi che un simile atteggiamento sia ascrivibile solo a un’epoca ormai superata o ritieni che sia rintracciabile anche nel mondo moderno?
La paura del “diverso” c’è sempre stata e sempre ci sarà. Duemila anni fa, quando nacque il cristianesimo, si aveva paura di questa nuova religione; poi, una volta nata la Chiesa, si aveva paura di chi professava cose diverse da quelle da loro impartite; le colonizzazioni di altri continenti generarono la paura del colore diverso della pelle; infine, in tempi più recenti, i diversi divennero tutti coloro che non appartenevano alla “razza ariana”. Al giorno d'oggi nulla è cambiato. Da sempre tutto ciò che non si comprende genera paura, e nell’uomo la paura porta odio, l’odio la violenza e la violenza le guerre.

Tra le “cattive abitudini” della Santa Inquisizione c’era quella di mettere al rogo anche i libri. Ti propongo un giochino: pensando al panorama editoriale attuale, cosa daresti alle fiamme e cosa salveresti anche a costo di correre un pericolo?
Questa è una domanda tosta! Devo proprio dire cosa brucerei? Non entro nello specifico, meglio, mi limito a dire che darei fuoco a tutti quegli inutili romanzi commerciali che non dicono nulla e non parlano di nulla, ma anzi riempiono la testa di… vuoto, appunto, e che occupano file di scaffali rubando il posto a romanzi di validi esordienti italiani, costretti invece a farsi il mazzo ogni giorno per promuovere le loro opere. E brucerei anche tutti i romanzi-fotocopia, quei libri pubblicati solo perchè trattano temi che vanno per la maggiore (riferendomi al fantasy, citerei in primis i vampiri, di cui non se ne può più). Sono la morte della creatività e della fantasia. Salverei naturalmente i classici, anche se non sono un’amante del genere, e quei libri che hanno un’anima, che t’insegnano qualcosa e che per questo riescono a trasportarti lontano per qualche ora.

Hai esordito con un romanzo fantasy “I quattro re- I sovrani della luce” per poi passare a un romanzo di genere totalmente diverso. È stato difficile questo passaggio? In quale delle due opere ti riconosci di più?
Come dicevo prima, il passaggio è stato difficile. Sono due generi completamente opposti: in uno la fantasia ha il predominio, nell’altro invece ce l’ha la ragione. Considerato il mio carattere aperto e avventuroso, mi riconosco molto di più nel fantasy, dove posso innanzitutto evadere dal mondo che conosco per andare in un altro creato da me, con regole tutte sue, e poi dove sono libera di esprimermi e di trasformare la realtà a mio piacimento. Non nascondo che spesso vorrei vivere in uno di quei mondi, specialmente quello del mio primo romanzo, data la presenza della creatura più bella in assoluto: il drago.

Il succitato romanzo fantasy è il primo capitolo di una quadrilogia. Stai proseguendo nella stesura di questo progetto o l’hai momentaneamente accantonato?
Purtroppo, a causa della mancanza di tempo, al momento è in standby, insieme a molteplici altri testi. Spero di riuscire presto a liberarmi da alcuni impegni che mi tengono costantemente fuori casa nelle ore dopo il lavoro, così da poter tornare di nuovo a combattere insieme a draghi e cavalieri.

Cosa puoi raccontarci delle tue esperienze editoriali e quali consigli daresti a un autore desideroso di accostarsi al mondo dell’editoria?
La mia prima esperienza è stata un disastro. L’“ignoranza” in materia ha fatto sì che incontrassi persone non degne di essere considerate “editori”. A loro va un solo ringraziamento: quello di essere riusciti ad aprirmi gli occhi su come funziona questo mondo. Ad un autore inesperto direi di stare attento e di non cadere nei tranelli intessuti da quegli editori che cercano solo il profitto dalle opere che pubblicano, spesso chiedendo esosi contributi o acquisti di copie. Scrittori, ricordate, non alimentate il mercato degli editori a pagamento! Piuttosto aspettate altri mesi o anni, nel frattempo scrivete e scrivete, a più non posso, migliorate voi stessi prima di proporre qualcosa. Non cercate la pubblicazione a tutti i costi. Se il vostro lavoro vale prima o poi troverà la giusta strada.

I tuoi progetti per il prossimo futuro?
Di sicuro rimetterò mano alla mia saga fantasy, con l’intento di riproporre di nuovo al pubblico il primo volume, già edito nel 2008, in nuova versione e veste grafica, e naturalmente il suo seguito. Speriamo che sia l’anno buono!

 
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