Moment's Cla

... Lei...


E' strano come talvolta nella vita, proprio quando la realtà, in una delle sue pazze giravolte, sembra circondarti di cose più belle che in passato, lo sguardo si volga indietro, e si ritrovi a navigare con nostalgia tra i ricordi.Mio padre oggi vive la sua vita su una nuvoletta, con chissà chi, chissà dove, ed è stata una delle persone più belle, in ogni senso, che abbia mai incontrato in tutta la mia esistenza, e quando mi ha lasciata ho preso dolcemente il ricordo di lui facendolo diventare parte di me, della mia forza. Ma c'è stata un'altra persona che ha significato tanto per me: mia nonna. E' scomparsa tempo fà, con i suoi novant'anni, i suoi sorrisi, la sua dolcezza, e tutto l'amore che si portava dentro. In silenzio, senza disturbare, è andata via una notte, con un sorriso sereno sul viso.E ancora oggi queste due persone che ho amato, tornano a trovarmi, e spesso, nei sogni, e nei pensieri durante le giornate, a ricordarmi ciò che è stato, e ogni volta c'è una lacrima, e un sorriso. Perchè mi hanno cambiata, perchè mi hanno dato tanto di loro senza chiedermi niente, e questo è forse il più grande, il più bel gesto d'amore che si possa sperare mai di avere.Questa pagina la voglio dedicare a mia nonna, nel dolce ricordo di Lei.Stamattina sono uscita per le solite quattro cose di tutti i giorni, ma stavolta, anzichè tornare a casa, sono passata in quella che era la casa di nonna. Come mille volte in passato, quando passavo a salutarla, o portarle un gelato. La porta, le scale, e la bombola del gas appoggiata sotto il lucernaio. Coperta di polvere. L'appendiabiti con le due vestaglie appese. Tutto era come sempre. La cyclette, sotto l'appendiabiti, come se qualcuno la dovesse usare. Stamattina c'era odore di chiuso, e faceva un pò caldo. I miei passi risuonavano tra le pareti. La camera da letto, dopo l'ultima volta che avevo fatto ordine dalle masserizie messe lì dai miei, sembrava quasi normale. L'abatjour, dal lato di nonna del letto grande. La statuina della Madonna, affianco. La poltrona, e sopra la poltrona, alcuni abiti di nonna, stirati, ben piegati e impilati, come se qualcuno dovesse indossarli. Nell'armadio ancora tutti gli abiti, dritti e messi l'uno accanto all'altro, in ordine. Era tutto come ai tempi in cui c'era ancora nonna. Sentivo intorno a me tutto normale, tutto era come sempre. E poi, ancora, in cucina. Il tavolo, e quella tovaglia, con le macchie familiari e l'odore un pò ammuffito. Ho aperto gli sportelli. Il caffè. Il barattolo del cappuccino. E le tazze. Nonostante le pulizie, molto di quello che era stato lì da sempre c'era ancora, a testimoniare una vita, un tempo trascorso, con quel vecchio stile di ceramica nelle tazze che ormai non si usa più.Era ancora tutto vivo in quella casa. Come se nonna non fosse mai stata via. Come se il tempo si fosse fermato.Mancava solo lei, tra quelle stanze ferme nel tempo e la polvere sospesa, lei con la sua voce familiare, il suo sorriso, i suoi piccoli gesti di attenzione: qualche soldino, un dolcetto, un cioccolato. Lei con i suoi abiti consumati, i capelli bianchi e un pò sciatti, lei con il suo odore, più forte d'estate, con le sue gambe accavallate seduta sulla sedia la sera a guardare la tv, il gomito appoggiato sul tavolo, e lo sguardo dolce. Lei che abbassava la tapparella della camera da pranzo, per il sole d'estate, lei che leggeva il giornale affondata sulla poltrona, lei che beveva il latte, la sera, con i biscotti, e che la mattina a volte diceva, con sguardo preoccupato "stanotte non sono stata bene". Lei con il suo "ciao" dolce, lei che apriva la bombola e accendeva il fuoco della cucina a gas, lei che saliva faticosamente le scale, ogni mattina, con il peso dei suoi anni e nelle mani due buste della spesa, e la borsa sottobraccio, e il suo cappotto nero d'inverno, e il cappellino di lana, lo stesso da sempre, in testa. Lei con il suo borsellino, il suo chiamare, ancora, tutto in lire, lei che apriva gli sportelli del mobile del salotto, si chinava, e tirava fuori una scatola di merendine. "Ne vuoi? Prendine una" diceva, e sorrideva. Ogni giorno, ogni volta. Lei che mi guardava dalla finestra, quando andavo via, e che a volte scendeva fino al portone del piano di sotto per salutarmi, e io con due baci le davo la buonanotte: "Ci vediamo nonnina" e sapevo che il giorno dopo sarebbe stata ancora lì, sempre col suo sorriso, con la forza della sua vita, lunga, dura, difficile, ma anche felice, ad accogliermi, con un regalino, un pensiero, una parola.Ma nonna, stamattina, non c'era. Non c'era più. La casa vuota, silenziosa, l'aria immobile, il frigo vuoto e che non ronza più, la tv spenta, le finestre chiuse, l'immondizia non buttata più da chissà quanto tempo, il bagno pieno di calcinacci caduti dal vecchio soffitto. Nonna non c'era più.Eppure stanotte la avevo sognata, e in quel sogno il frigo ronzava ancora una volta, come sempre, ed era pieno delle cose che lei comprava di solito. E lei era ancora lì, in quel sogno, e si muoveva tra le stanze, tornata in vita chissà come, chissà quando, non riuscivo a capire, a spiegarmelo, ma lei c'era, in quel sogno, era tornata in quella casa, e anche la casa era tornata a vivere.