Creato da Farfalla_senza_Ali il 18/06/2006

METAMORFOSI

il bruco...non è che una farfalla senza Ali..

 

Post N° 51

Post n°51 pubblicato il 28 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post N° 50

Post n°50 pubblicato il 28 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post N° 49

Post n°49 pubblicato il 28 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post n°48 pubblicato il 20 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post n°47 pubblicato il 20 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post n°46 pubblicato il 14 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post n°44 pubblicato il 13 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post n°43 pubblicato il 13 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 13 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

Una classica favola zen narra di un maestro che,dovendo stabilire quale tra i suoi allievi fosse degno di succedergli,chiese loro di definire una brocca che aveva posto sul pavimento.
Quello tra gli allievi che era considerato il più colto parlò per primo e la descrisse come un vaso di forma rotondeggiante ,fornito di un manico e di un becco.
Un altro la definì un recipiente che serve a contenere acqua o altri tipi di liquido.
Un'altro ancora si limitò ad affermare che non era un tavolo di legno.
Quando nessuno aveva più niente da dire,uno degli inservienti del monastero,presente alla lezione,si alzò prese la brocca in mano e la mostrò a tutti senza dire nulla.
Il maestro senza esitazione lo dichiarò suo successore.
 
 
il racconto insegna che nessuna descrizione della brocca può sostituirsi alla brocca stessa,e visto che ciò è probabile(non mi sento di usare il termine certo)dovremmo sbucciarci come delle cipolleimmaginedai vari condizionamenti e condizionamenti e riempirci di tacita consapevolezza.
La meditazione sembra un metodo ottimale per giungere a ciò:benissimo;ma poi come si comunica all'altro?Come si confrontano le esperienze se il linguaggio non ha tutto questo valore euristico?
Ciao!

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Post N° 40

Post n°40 pubblicato il 04 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

Le religioni sono strade differenti che convergono nello stesso punto. Che importa se prendiamo strade differenti se poi raggiungiamo lo stesso obiettivo? Credo che tutte le religioni del mondo siano più o meno vere. Dico "più o meno" perché credo che tutto ciò che la mano dell'uomo tocca diventi imperfetto, perché sono gli stessi esseri umani ad essere imperfetti.

(Mohandas Karamchand Gandhi
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Post N° 39

Post n°39 pubblicato il 04 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

Per quanto turbato sia lo stato mentale in cui puoi ritrovarti, se ti fai forza e tieni duro, alla fine le nubi vaganti devono sparire e il vento devastante deve cessare.
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Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 01 Novembre 2006 da Farfalla_senza_Ali

Enneagramma


Scopri la tua personalità con l'Enneagramma

di Aniela Pratesi

Da alcuni anni si sente parlare sempre più spesso dell'Enneagramma, ma di cosa si tratta? L’Enneagramma è una dottrina dei tipi psicologici molto antica. Ha in comune con molte altre tipologie la schematica riduzione del comportamento umano a un numero limitato di tipi di carattere. L’astrologia descrive dodici tipi di uomo secondo il segno zodiacale, mentre l’Enneagramma, altrettanto antico, ne descrive nove, classificate secondo lo schema planetario classico, che comprende, oltre ai sette pianeti, i due nodi lunari, ascendente e discendente (Caput e Cauda Draconis).

Il nome stesso dell’Enneagramma evoca argomenti esoterici e un po' misteriosi. In effetti è in questo ambito che esso nasce, benché non si possa dire con certezza quali siano le sue origini. Si dice sia nato a Babilonia venticinque secoli or sono. Alcuni dicono che fosse conosciuto dagli antichi Zoroastriani, forse anche dai Pitagorici. Ennéa, in greco, significa "nove" e "gramma" punto. L'Enneagramma è infatti rappresentato da una stella a nove punte, ciascuna delle quali rappresenta un tipo psicologico.
Circa 900 anni fa, i sufi (mistici musulmani) incorporarono l'Enneagramma nella loro cultura, che era già molto avanzata. Forse l'adattarono per integrarlo nel loro sistema di credenze, oppure, proprio grazie a loro, questo sistema ci è stato tramandato nella sua originaria purezza.
George Ivanovic Gurdjeff, il controverso maestro di conoscenza vissuto nella prima metà del nostro secolo, lo introdusse nella cerchia dei suoi discepoli in Francia negli anni '20. E, comunque, Gurdjeff stesso era un tipo molto misterioso, che nessuno, nemmeno quelli che gli furono più vicini, può dire di aver conosciuto bene. Aveva una profonda conoscenza delle religioni orientali e delle tradizioni mistiche, ed è quindi possibile che abbia conosciuto l'Enneagramma durante la sua formazione.
Oscar Ichazo fu il primo a svelare l'Enneagramma al pubblico, prima in Cile, poi negli Stati Uniti, richiamando l'attenzione di alcuni membri dell'Esalen Institute of Big Sur, in California; tra coloro che lo frequentavano c'era lo psichiatra Claudio Naranjo, al quale, soprattutto, si deve la diffusione di questo sistema.

A cosa serve?

E' un potente strumento per la conoscenza e la crescita personale; in pratica divide il genere umano in 9 tipi di personalità, definite con il numero di appartenenza. Conoscerli significa sapere in anticipo qual è la struttura caratteriale di una persona e quali sono i suoi punti deboli.

Le nostre personalità sono l'effetto della combinazione delle nostre tendenze emotive e comportamentali, ossia di come ci sentiamo e di come ci comportiamo. I tratti,
gli atteggiamenti e le abitudini che formano il nostro carattere ci distinguono dalle altre persone e, nello stesso tempo ci identificano come una delle nove personalità dell'Enneagramma.
L'Enneagramma sufi è un viaggio alla scoperta del proprio Io. In effetti, anche se è possibile riconoscere nei vari tipi di personalità dell'Enneagramma amici, conoscenti e persino personaggi storici (o politici, di attualità ecc.), il suo scopo principale è di permettere a ognuno di noi di scoprire il proprio tipo di personalità. Il risultato può essere molto gratificante e può condurre a una nuova e completa comprensione di sé stessi valida per il resto della vita.
L'Ennegramma ci fa rendere conto di qualcosa che già sappiamo, ovvero la potenza degli automatismi psichici. Benché noi crediamo di essere gli artefici del nostro destino e di fare scelte libere in pratica non è sempre così, ma dobbiamo fare i conti con certe reazioni, appunto automatiche, che scattano in noi nel momento della decisione. Crediamo che le nostre reazioni siano dettate dalla nostra volontà, ma nella personalità ci sono meccanismi, dei quali siamo poco coscienti, che ci dirigono nell'una o nell'altra direzione. E' un sistema che aiuta a vedere se stessi nello specchio e, in particolar modo, a vedere quali siano i nostri comportamenti tipici. Riconoscere il segreto predominio di queste pulsioni è il primo passo verso la libertà interiore. Tutti possediamo qualche lato oscuro che ci condiziona negativamente e che, in un certo senso, è una strategia di autodifesa scelta inconsciamente per ottenere sicurezza. L'Enneagramma, dottrina antichissima oggi riscoperta e apprezzata da teologi e psicologi, può rappresentare un mezzo efficace per acquisire la necessaria capacità di autocritica.

I più esperti evitano accuratamente di "confessare" quale sia il loro tipo, proprio per non mettere un'arma pericolosa nelle mani degli altri. La segretezza con la quale ci viene proposto ogni insegnamento esoterico deriva da questo timore, circa l'uso che ne può essere fatto; immaginiamo quale potere acquisiamo su una persona quando conosciamo il suo punto debole, la cosa di cui ha più timore e quella che desidera di più. Perciò è bene essere prudenti nell'avvicinarci a questo argomento, cercando di farne un uso corretto. La cosa migliore è usarlo su noi stessi per cercare di comprendere i meccanismi automatici della nostra psiche.

I tipi

Ogni tipo può essere associato ad un pianeta.

Uno

I tipi UNO evitano la COLLERA. Pur avendo, come tutti, ragioni per essere afflitti o contrariati, per loro è molto importante non arrabbiarsi e non sfogare la propria collera sugli altri. Vedono la collera come un'imperfezione, invece loro tengono molto ad essere perfetti e a fare ogni cosa in modo inappuntabile. A questo fine sono disposti a lavorare molto, preparando i loro compiti, pulendo la casa ecc. Se le cose non vengono fatte nel modo giusto, sia da loro stessi, sia dagli altri, si infastidiscono.

Il tipo UNO chiede energia per i propri progetti. Ne dà dispensando approvazione e/o disapprovazione.

L'UNO è tentato dal perfezionismo. Il desiderio di perfezione domina la sua vita. Può essere un inguaribile brontolone: niente gli va mai bene. Il suo vizio capitale è l'IRA (Marte), di cui tuttavia si vergogna, perché la considera un'imperfezione. Per questo si controlla molto. Si difende controllando le proprie reazioni, per non mostrare la sua rabbia.

Il tipo UNO si chiude e reprime i propri sentimenti. Per redimersi dovrebbe imparare a essere più indulgente con se stesso.

Due

I tipi DUE evitano di riconoscere I PROPRI BISOGNI. Sono però pronti a vedere i bisogni degli altri; sono, anzi, interessatissimi a scoprire quali bisogni hanno gli altri. Si vantano di essere di grande aiuto, specialmente per le persone cui tengono. Per quanto riguarda loro, però, non ammettono assolutamente di aver bisogno dell'aiuto di chicchessia o di avere, comunque, dei bisogni da soddisfare.

Il DUE non chiede mai niente. Ma se si gli chiede qualcosa si rianima, si accende e si dà da fare per soddisfare la richiesta. Infatti la sua strategia per catturare l'attenzione è quella del salvatore: "ti aiuto io".

Il DUE è tentato continuamente di aiutare gli altri, ma, nello stesso tempo, di fuggire da se stesso. Si sente realizzato se porta a compimento i desideri altrui; da solo non sa che cosa fare. Cedendo alla tentazione può arrivare a sedurre gli altri. Il suo vizio capitale è l'ORGOGLIO (Sole): un Io ipertrofico. Per orgoglio non vuole ammettere di avere bisogni. Si difende reprimendo i propri sentimenti. Nega se stesso per compiacere gli altri, perché crede che i suoi bisogni contino meno di quelli degli altri.

Il tipo DUE invade gli altri. Per redimersi dovrebbe entrare in contatto con i propri bisogni.

Tre

I tipi TRE evitano l'INSUCCESSO. Sono spinti a darsi da fare per il successo. La loro personalità si identifica coi successi che ottengono. Non ammettono i propri sbagli. Cercano di evitare ogni tipo di insuccesso anche a costo di mentire a sé stessi e agli altri riguardo all'esito dei loro sforzi. Per evitare il fallimento sono disposti a pagare un prezzo molto alto.

Il tipo TRE è abilissimo nell'usare l'energia altrui. E' un maestro nell'arte del chiedere; sa manipolare gli altri in modo che siano felici di darsi da fare per lui. La tentazione del TRE è l'efficienza. E' il tipo perfettamente integrato nel sistema capitalista moderno. Il suo motto è: "Se ti impegni puoi arrivare in alto". Si difende con l'IDENTIFICAZIONE: col suo ruolo, coi suoi progetti. Non riesce ad accettare critiche e suggerimenti. Non ammette i propri sbagli, anche se sottolinea sempre quelli degli altri. Per questo

evita tutto ciò che è fallimento; se le cose non gli riescono o ristruttura la sconfitta come una "vittoria parziale", o scarica la colpa sugli altri, o rimuove il fatto avvenuto, o abbandona tutto per buttarsi a capofitto in un nuovo progetto. Si sopravvaluta al punto di credere che tutto quello che fa sia giusto. Il suo vizio capitale è pertanto la MENZOGNA (Caput Draconis), con la quale abbellisce la realtà. Il TRE rischia di ingannare inconsapevolmente sé stesso e gli altri.

Il tipo TRE non ammette le proprie responsabilità. Per redimersi dovrebbe diventare più collaborativo.

Quattro

I tipi QUATTRO evitano l'ORDINARIETÀ. E' molto importante per loro risultare sempre speciali. Si considerano persone raffinate e sensibili e in nessun caso persone ordinarie. Per coltivare la propria immagine si paragonano in continuazione agli altri. Sono inclini a pensare di essere incompresi a causa dell'unicità dei sentimenti che provano, in particolare la tristezza e la tragicità che hanno marcato le loro vite.

Il tipo QUATTRO chiede l'energia altrui interpretando il personaggio dell'incompreso triste, sconsolato e bisognoso di tutte le attenzioni. Dà attenzione solo a chi riconosce la sua originalità. Il tipo QUATTRO si trova esposto alla tentazione di sforzarsi di essere autentico; più si sforza di essere se stesso più risulta artefatto. Si difende con la sublimazione artistica, con la ricerca del bello in ogni campo. Così si convince di essere davvero speciale. La sua fuga dall'ordinarietà implica che si paragoni in continuazione con gli altri (si è speciali solo se DIVERSI dagli altri). Pertanto il suo vizio capitale è L'INVIDIA (Mercurio). L'apparente complesso di superiorità del QUATTRO è un complesso di inferiorità compensato.

Il tipo QUATTRO cerca la comprensione degli altri. Per redimersi dovrebbe darsi una disciplina.

Cinque

I tipi CINQUE evitano il VUOTO. Pensano costantemente ad accrescere il loro bagaglio di conoscenze, che cercano di acquisire solo mediante i propri sforzi. Sentono un profondo bisogno di sapere di più di quanto comunicano agli altri, come se il condividere li privasse di qualcosa. E' importante per loro non farsi coinvolgere in attività sociali, che considerano noiose, inutili per il loro processo di accumulazione e, anzi, sotto quest'aspetto, molto dispendiose.

Il tipo CINQUE è avaro della propria energia. Non chiede, ma soprattutto non dà. La sua strategia è il risparmio energetico.
Il CINQUE è tentato dal SAPERE. Crede di potersi difendere accumulando nozioni. Tuttavia non può mai essere sicuro che le informazioni siano sufficienti. Si difende con la ritirata, specie di fronte all'impegno emotivo: fugge i sentimenti, il sesso, le relazioni che producono dipendenza. Si difende anche con la segmentazione: vive una vita a compartimenti stagni che non entrano a contatto fra loro, nemmeno nelle amicizie. Si difende anche con la limitazione: poiché ha paura del coinvolgimento emotivo vuole sapere tutto prima di muoversi o di partecipare a qualunque cosa. Il suo vizio capitale è pertanto l'AVARIZIA (Saturno).

Il cinque è soprattutto avaro di se stesso. Non si dà. E accumula... se non denaro sicuramente sapere.

Il tipo CINQUE indulge nell'egoismo. Per redimersi dovrebbe decidersi a confrontarsi col mondo.

Sei

I tipi SEI evitano il COMPORTAMENTO SBAGLIATO. Nella loro ottica la vita è un intreccio complicato di leggi, norme e regole. Il loro senso di responsabilità è rivolto al rispetto di tutte le regole, specialmente quelle dettate da persone che considerano autorevoli o quelle messe per iscritto. Vedono in questo un segno di fedeltà verso il gruppo cui sentono di appartenere.

Un sottotipo del SEI (detto controfobico), invece, pur avendo sempre come referente le leggi, le norme e le regole del gruppo, ma deluso da queste, vi si ribella e le sfida.

Il tipo SEI dà energia in cambio di sicurezza. E' motivato dalla fiducia. Ne chiede in cambio di fedeltà. Lo scambio però non è alla pari. Nella lotta per la conquista dell'energia il SEI è generalmente un perdente. Allora può scattare il meccanismo di ricerca dell'attenzione tramite la ribellione.
La tentazione del tipo SEI è volere la SICUREZZA. Ama i sistemi di regole e ne desidera il rispetto. La ricerca della sicurezza lo porta alla dipendenza: dalla gerarchia, dal partito, dall'azienda, dal guru, dal leader, dal terapeuta, dal gruppo, dal branco. Gli piacciono le situazioni intricate, per le quali ha un sesto senso. Si difende col meccanismo della PROIEZIONE: ogni minimo sospetto diviene una realtà ingigantita sulle altre persone, facendo di loro il proprio capro espiatorio. Il suo vizio

capitale è la PAURA (Cauda Draconis). Le trappole sono per il tipo fobico la CODARDIA, per

quello controfobico la TEMERARIETA'.

Il tipo SEI, per redimersi, dovrebbe evitare il conflitto.

Sette

I tipi SETTE evitano il DOLORE. Sono percepiti come ottimisti e amanti del piacere. Per loro la vita non deve risultare in nessun caso dolorosa. Cercano di non vedere il dolore e l'angoscia nella vita delle persone che li circondano. Sono compulsivamente portati a pianificare, a fare progetti che spesso non riescono a portare a termine per le difficoltà e gli inconvenienti impliciti nella loro realizzazione.

Il tipo SETTE dà e riceve energia ponendosi al centro dell'attenzione. Il SETTE è tentato dall'idealismo. Riesce a impegnarsi in una cosa solo se la ritiene assolutamente buona e giusta. Per questo rimuove tutti gli aspetti sgradevoli o oscuri e anzi, tende a infiocchettare e ad abbellire ogni esperienza, presentandola come se fosse il massimo. Si difende attraverso la razionalizzazione. Si adatta alle situazioni sottolineandone gli aspetti positivi, anche se ha a che fare con la morte o con la fame nel mondo. Il dolore non viene provato, ma trasferito. Il sette pianifica, fugge avanti nel tempo. Non vuole vedere il dolore proprio come il TRE non vuol vedere il fallimento. E’ avido di sensazioni. Il suo vizio capitale è l'INTEMPERANZA (Giove). Il suo motto è "di più è sempre meglio". Il campo in cui è più portato ad eccedere è il divertimento, il piacere e la gioia (suoi motivi conduttori). Non è facile attaccare un tipo SETTE. E' entusiasta e disarmante e la critica non sembra toccarlo nemmeno. Il tipo SETTE si crede perfetto . Per redimersi dovrebbe diventare più analitico e realista.

Otto

I tipi OTTO evitano la DEBOLEZZA. Si vantano di essere persone forti. Vedono la vita come una lotta per l'affermazione di ciò che è giusto. Il fatto che il mondo non sia esattamente come dovrebbe essere significa, per loro, dover affrontare tutto ciò che è sbagliato e smascherarne l'ingiustizia e la falsità, al fine di poter conservare la propria immagine di sé. Amano il confronto, verbale e anche fisico con gli altri. Stanno attenti a non farsi sfruttare e pongono estrema cura per non apparire deboli agli occhi degli altri.

Il tipo OTTO dà la propria energia per imporre la sua volontà agli altri, dai quali ne riceve facendosi temere.

L'OTTO è tentato dall'ARROGANZA. Evitando la debolezza, evitando soprattutto di ammetterla, si arroga il diritto del GIUSTIZIERE. Disprezza la codardia e l'arrendevolezza. Ha un suo preciso senso della giustizia, che è tentato di farsi sempre da solo. Si difende negando le cose. Nega la propria fragilità e debolezza e pertanto deve negare che le cose possano essere diverse da come le ha pensate lui. Il suo vizio capitale è la LUSSURIA (Venere). Egli si arroga il diritto di sfruttare gli altri, di non considerare il loro pudore, di non rispettarli nella loro dignità. L'OTTO è vendicativo e violento, ma al contrario del SEI controfobico non è gregario. Cercare il sostegno degli altri sarebbe un'ammissione di debolezza. Un otto perfetto è rappresentato da Charles Bronson nei suoi numerosi film.

Il tipo OTTO nega di aver bisogno degli altri . Per redimersi dovrebbe invece ammetterlo.

Nove

I tipi NOVE evitano il CONFLITTO. Si sentono a disagio in situazioni di tensione e disaccordo tra le persone. Per loro, niente è più importante della pace e della moderazione. Si preoccupano molto non solo di conservare la loro tranquillità personale, il che non risulta loro difficile, ma anche di mantenere la pace tra coloro che li circondano. Spesso appaiono inerti e privi di iniziativa. Hanno bisogno di essere spinti ad agire perché da soli non si sentono incentivati.

Il tipo NOVE dà energia per schivare il conflitto. E' così poco abituato a riceverne che è il tipo più facile da manipolare.

La tentazione del nove è lo SCREDITARSI. Dà l'impressione di essere umile, invece facilmente è solo falsa modestia e paura di mettersi in luce. Poiché è spesso insicuro, si tiene in disparte e non fa nulla per risaltare. Cerca uno stimolo esterno perché ha poca autostima e non si sa stimolare da solo. Il Suo vizio capitale è la PIGRIZIA (accidia, rappresentata dalla Luna), nelle quale si chiude attendendo gli eventi. Si lascia intrappolare spesso nell'indolenza. E' un passivo aggressivo. Il NOVE evita a tutti i costi il conflitto. Oltre al "lasciare che le cose passino" ha altre due armi per comunicare il suo disappunto: "aspettare che finisca" (in una lite, per esempio) e "allontanarsi". Se si

sente invaso arretra.

Il tipo NOVE diventa dipendente dalle persone che gli danno attenzione. Per redimersi dovrebbe coltivare la propria autostima.



Tutte le tipologie hanno il difetto di trascurare l’unicità, l’originalità e la particolarità dell’individuo. Per questo l’Enneagramma va affrontato con molta cautela e discriminazione, ricordando che la mappa non è il territorio che descrive. Ma la scoperta di una regolarità nel comportamento umano contempla anche la possibilità del cambiamento. Ciò ne fa uno strumento potente e prezioso per la propria evoluzione interiore. L'Enneagramma non è una panacea universale ma può condurre alla comprensione di sé sapendo in anticipo come noi o i nostri partner reagiremo nelle varie situazioni. E' un cammino di conoscenza emozionante, che, se percorso onestamente e lealmente fino in fondo, consentirà di conoscere la verità su sé stessi e condurre ad una diversa visione del mondo.

Testo di Aniela Pratesi - Tutti diritti riservati

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 31 Ottobre 2006 da Farfalla_senza_Ali

Carissimi,

a chi può interessare, segnalo una pagina sulla creatività..

http://www.filosofiadellaquotidianita.it/Creativita.htm

Vi abbraccio in questa stupenda energia..

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Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 29 Ottobre 2006 da Farfalla_senza_Ali

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Il Bruco Volante

 

- 1 -

C'era una volta un gruppo di bruchi che viveva su un albero di gelsi. Venivano alla luce dalle loro uova, mangiavano un sacco di foglie e finivano i loro giorni trasformandosi in bozzoli. Nonostante avessero una vista assai sviluppata, nessuno di loro era mai riuscito a capire da dove provenissero le loro uova né chi le producesse, ma davano per scontato il fatto di essere nati da una di quelle dal momento che vi avevano visto fuoriuscire i fratelli più giovani. Dal momento che però le farfalle deponevano le uova durante la notte non possedevano alcun indizio circa le loro origini.

La verità comunque è che anche se avessero potuto vederci di notte, non sarebbero stati capaci di identificare le farfalle: i bruchi infatti guardano soltanto verso il basso in direzione della foglia che vogliono mangiare; le farfalle invece tendono a librarsi al di sopra delle foglie e raramente vi si appoggiano - e anche allora solamente in punta di piedi.

- 2 -

La maggior parte dei bruchi non si era neanche mai interessata di sapere da dove venissero le uova, o se magari oltre lo stadio di bozzolo ci fosse ancora vita. Erano troppo presi dal masticare le foglie più verdi che trovavano intorno a sé. Discutevano per lo più del modo di raggiungere la cima dell'albero, dove si trovavano le foglie più fresche e saporite, e si chiedevano quale fosse il percorso migliore per salire fin lassù. Di tanto in tanto poi si vedevano costretti ad abbandonare il vecchio albero di gelsi e ad affrontare un lungo e faticoso viaggio fino all'albero vicino, dove sembrava che crescessero delle foglie più verdi. In ogni caso, comunque andassero le cose sul nuovo albero, dopo una breve permanenza erano tutti più che contenti di tornarsene al buon vecchio albero degli antenati e al sapore familiare delle foglie che avevano così tanto amato.

- 3 -

I bruchi temevano soltanto due cose: il vento impetuoso e gli uccelli predatori. Un vento impetuoso, specialmente uno di quelli che sopraggiungono con folate improvvise, avrebbe potuto scuotere le foglie e i fragili rami dell'albero così forte da far precipitare al suolo un giovane e inesperto bruco che non avesse ancora imparato ad aggrapparsi con cura. I pochi che sopravvivevano al trauma della caduta avrebbero cercato di risalire l'albero con le rimanenti forze per riunirsi al gruppo, ma non sarebbero mai più stati quelli di una volta. Diventavano infatti dei bruchi alquanto strani. Alcuni di loro cominciavano a parlare di certi tipi di esseri fluttuanti che avevano visto librarsi nell'aria, dando loro il nome di farfalle. Ne descrivevano la forma e il colore, e il racconto risultava essere così inusuale che nessuno, neanche i bruchi più anziani, riusciva chiaramente a capire di che cosa stessero parlando. Inoltre, invece smettevano di pensar! e a come risalire fino alla cima dell'albero e cominciavano a porsi tutta una serie di strane domande quali: di che cosa sono fatte le uova? oppure: che cosa succede a un vecchio bruco soddisfatto che si trasforma in bozzolo?

Gli altri del gruppo alle loro spalle li deridevano chiamandoli "i bruchi volanti".

- 4 -

Gli uccelli predatori di solito sbucavano fuori dal nulla. Magari uno se ne stava tutto tranquillo a masticare la fine di una succosa foglia in compagnia del suo migliore amico, quando improvvisamente se lo vedeva preso per il collo e trascinato in cielo da un gigantesco becco. Allora poteva essere certo di non rivederlo mai più. Infatti a differenza dei fortunati che sopravvivevano alle tempeste, nessun bruco aveva mai fatto ritorno dal regno degli uccelli, neanche il più furbo.

Contro gli uccelli le uniche misure erano di natura preventiva. Gli anziani insegnavano ai più giovani a non farsi notare troppo. "Quando ci si appende a una foglia è meglio stare sulla parte inferiore" avrebbe detto un anziano ai suoi allievi. "Là sotto gli uccelli non possono vedervi. Però da lì sarà più facile cadere al primo soffio di vento. Come seconda regola tenete presente che verso la fine dell'albero siete più esposti e vulnerabili. Cercate perciò di rimanere dove il fogliame è più fitto, vicino al tronco".

Occasionalmente uno degli allievi domandava: "E se mi andasse di salire sulla cima dell'albero per assaggiare le foglie più verdi e fresche?"

"Allora devi sapere che correrai un gran rischio. Sarà più facile che tu cada, e anche che tu venga catturato da un uccello" rispondeva l'anziano.

La terza regola che gli anziani ripetevano continuamente era di muoversi con lentezza. "Le foglie non scappano via, perciò ricordatevi che chi va piano va sano e va lontano".

- 5 -

Avi era nato da una di quelle uova grigie il cui colore già indicava che si sarebbe messo nei pasticci. La maggior parte dei bruchi nati da questo tipo di uova infatti non era riuscita a raggiungere lo stadio di bozzolo e Avi sembrava destinato alla medesima sorte - la sua prima domanda era stata: "Qual è la via più breve per arrivare in cima?" Invano i più anziani tentarono con pazienza di dissuaderlo. Avi voleva crescere in fretta e di conseguenza faceva tutti gli errori che un bruco può fare: si muoveva velocemente, mangiava le foglie in prossimità del gambo e le risaliva quasi sempre scivolando lungo la parte superiore. Semplicemente pensava di non avere abbastanza tempo per passarvi sotto. Aveva soltanto uno scopo: raggiungere la cima.

Ogni bruco incontrato lungo il cammino gli consigliava di rallentare, di rilassarsi e di dare un'occhiata intorno. Ma non c'era niente da fare, Avi non dava ascolto a nessuno. Per due settimane e mezzo continuò a risalire l'albero ramo dopo ramo. Intanto le sue gambe si irrobustivano, le mascelle diventavano più forti e le unghie più affilate. Dal momento che non aveva molto tempo per mangiare e che spendeva la maggior parte delle sue energie in estenuanti marce era piuttosto magro, ma la luce del sole - che più saliva più diventava intensa - lo incoraggiava e lo spingeva a continuare.

- 6 -

Il fogliame si inverdiva sempre più e attraverso le foglie cominciavano a trasparire le macchie blu del cielo. Avi aveva incontrato molti bruchi che avevano risalito l'albero per metà ed che si erano fermati. Alcuni di loro si erano accontentati perfino di percorrere solo un quarto della salita; altri ce l'avevano quasi fatta ad arrivare, ma poi si erano bloccati. Per lui era davvero difficile capirli. "Ci avete messo così tanto impegno" diceva loro mentre passava, "perché non cercate di andare avanti per provare l'ebrezza della cima?"

I bruchi gli rispondevano con le scuse più disparate: "Sono troppo stanco"; "Ho molta fame"; "Le foglie qui sono già le più verdi"; "In verità la cima non esiste"; "L'albero cresce troppo in fretta per le nostre capacità di risalita"...

Quando Avi raggiunse la foglia più alta dell'albero, si imbattè in un bruco grigio e grasso che ne stava masticando tranquillamente la punta. "Posso fermarmi qui con te?" gli chiese educatamente. "Certo" rispose il bruco continuando a masticare la sua foglia - e quella fu la sua ultima parola. Poi velocemente e senza preavviso un grande becco nero lo afferrò e se lo portò in cielo, stringendolo mentre si dimenava. Avi si spaventò così tanto che le sue forti gambe si misero a tremare e lasciarono la presa sulla foglia - ma la leggenda dice che il becco dell'uccello aveva reciso la parte della foglia su cui il nostro bruco sedeva, la quale precipitando insieme a lui gli attutì la caduta.

- 7 -

Arrivato a terra, ripresosi dal colpo, cercò di capire cosa fosse successo. Sebbene fosse precipitato solo per pochi secondi molte cose meravigliose gli erano successe, e mentre cadeva la paura aveva lasciato il posto a una sensazione di grande piacere.

Per prima cosa aveva visto gli altri bruchi tutti presi a mangiare a testa bassa. Gli aveva gridato di guardarlo ma nessuno lo aveva sentito: il rumore delle loro mascelle sovrastava la sua voce. Poi vide delle bellissime creature colorate che gli volavano attorno tra le foglie, strette l'una all'altra o intente a depositare le uova. "Queste devono essere le farfalle" aveva pensato tra sè. Poteva quasi giurare di averle udite parlare tra di loro, o meglio cantare, ed era stato un tale piacere ascoltare quei canti... Stava pensando: "Devo essere morto e avere raggiunto l'altro mondo" quando un forte soffio di vento sollevò per un attimo la foglia su cui sedeva riportandolo alla sua realtà di bruco grigio appena caduto dall'albero.

- 8 -

Dopo un lungo ed estenuante cammino - che già di per sé sarebbe tutta una storia - Avi fece ritorno alla comunità dei bruchi. Ben presto si rese conto di come tra di loro non ci fosse più nessuno con cui poter parlare. Le verdi foglie succose non gli interessavano più e nemmeno la cima dell'albero. Aveva deciso di diventare una farfalla.

"Ti si è spostata qualche rotella in testa quando sei caduto" gli dicevano. "Lasciaci in pace a vai a fare il bozzolo" - sebbene quest'ultima fosse un'offesa nel mondo dei bruchi, Avi non era il tipo da prendere con leggerezza le parole dette in un momento di rabbia. Cominciò perciò a studiare il fenomeno dell'abbozzolamento.

Ricordava che le farfalle assomigliavano in maniera incredibile ai bruchi, tranne che per la questione delle ali. "Non sarà che queste farfalle sono dei semplici bruchi alati?" si domandò.

Il fatto più notevole di cui si rese conto sin dall'inizio dei suoi studi fu che nessuno prima di lui si era preoccupato di indagare il fenomeno dell'abbozzolamento. A nessuno era mai interessato. Se infatti avessero davvero controllato i bozzoli, si sarebbero accorti che dopo un primo momento dei bruchi al loro interno non c'era più alcuna traccia. Ma allora dove se ne andavano? Possibile che evaporassero nell'aria?

- 9 -

Avi prese allora la decisione di seguire un vecchio bruco per studiare il processo più da vicino. Si rese conto che il bruco diventava ogni giorno più grasso e più soddisfatto e lo sentì anche dire di essere ormai stanco di masticare foglie, anche fossero quelle più fresche che gli venivano portate dalla cima dell'albero. Infine un giorno all'improvviso il bruco decise di volersi trasformare. "È un processo naturale" disse. E cominciò a tessere il suo bozzolo.

"Fammi un favore" lo pregò Avri. "Se dopo il bozzolo diventi una farfalla vieni a dirmelo, ok?".

"Smettila con queste fesserie!" ribatté il vecchio bruco. "Sappiamo bene tutti quanti che con il bozzolo arriva la fine". Ma Avi continuò a pregarlo finché non gli strappò una promessa - se non altro ora poteva tessere il suo bozzolo in pace.

Due giorni più tardi il vecchio bruco fu visto avvolto da un guscio sempre più spesso, e alla fine scomparve dentro un gomitolo di seta bianca.

- 10 -

Avi non desistette. I suoi geni grigi lo avevano fatto nascere testardo e lui avrebbe usato questa sua qualità fino all'ultimo. Sedette per giorni e notti in silenziosa attesa accanto al bozzolo, senza prestare ascolto agli amici che lo invitavano a ritornare alla vita normale. "Non trovo più il minimo interesse in questo masticare monotono" rispondeva loro, "e se sono destinato a finire i miei giorni come bozzolo, voglio almeno sapere come succederà".

Dormiva a stento, preoccupato dal fatto che magari qualcosa potesse accadere proprio mentre si era assopito, e nell'oscurità della notte, quando non riusciva più a vederci, si appoggiava al freddo bozzolo di modo che qualsiasi suo minimo movimento lo ridestasse. Poi l'impensabile avvenne, proprio quando il primo seme di dubbio aveva preso a germogliare in lui e la fame aveva quasi sconfitto il suo stomaco vuoto - il bozzolo cominciò a muoversi.

- 11 -

La visione di una crepa che lentamente si apriva nel guscio del bozzolo lo ipnotizzò. La crepa si allargò e una piccola testa nera fece capolino dall'interno. Dopo pochi secondi l'intero guscio cominciò a scuotersi così forte che Avi si ritirò impaurito. Il guscio si ruppe a metà e un paio di ali colorate, proprio come quelle che aveva visto mentre cadeva dall'albero, si dispiegarono gloriosamente ai lati del bozzolo e battendo con leggerezza sollevarono in alto nell'aria una splendida farfalla, che subito scomparve nel cielo blu. Avi si sentì sopraffatto dalla gioia mentre il suo cuore batteva forte. Si guardò intorno alla ricerca di altri bruchi con cui condividere l'esperienza, ma nessuno dei compagni si era reso conto di niente, impegnati come sempre a masticare, a nascondersi dagli uccelli e a cercare le foglie più verdi. Aveva voglia di gridare: "Guardate, avevo ragione!" ma sapeva perfettamente che nessu! no gli avrebbe dato ascolto.

Avi sentì una gran debolezza diffonderglisi per tutto il corpo. La lunga attesa, l'incredibile esperienza, la frustrazione di venire ascoltato e la solitudine avevano lasciato il segno. Perse adesione sulla foglia e alzò le mani al cielo come aspettandosi aiuto, lasciandosi cadere con assoluta indifferenza.

- 12 -

Quando si riebbe non riusciva a capire dove si trovasse. Udiva un canto soave che gli ricordava della prima caduta, senonché stavolta lo sentiva molto più vicino e chiaro. Le foglie gli sfrecciavano accanto, ma con grande sorpresa da sinistra a destra e non dall'alto in basso come si sarebbe aspettato. "Forse sono stato catturato da un uccello" pensò - poi cambiò subito idea, dal momento che il becco di un uccello gli avrebbe fatto male e invece non provava alcun dolore. Si guardò indietro e vide un paio di occhi che gli sembravano familiari. Ma certo, erano gli occhi del vecchio bruco che si era abbozzolato!

"Te l'avevo promesso e ho mantenuto la parola" cantò il vecchio amico sorridendogli.

"Perché stai cantando?" gli domandò Avi. "E soprattutto, dove siamo?"

"Canto perché questa è la mia natura adesso. E tu stai volando stretto tra le mie braccia".

Avi non riusciva a comprendere bene la meravigliosa visione. La farfalla allora salì verso l'alto e gli fece vedere per la prima volta nella vita come fosse il tiglio visto dal cielo. Insieme videro le parti ricche di foglie verdi e quelle mangiate, le folle di bruchi e i solitari avventurieri della cima. Videro perfino gli alberi vicini.

"Dove vuoi che ti lasci?" gli chiese il vecchio bruco cantando.

"Non voglio scendere!" rispose Avi, canticchiando le stesse note.

- 13 -

Perfino quando atterrarono sul ramo più affollato dell'albero nessuno si accorse di loro. Nelle vicinanze una farfalla femmina più anziana stava deponendo le uova. "Allora è così che succede?" domandò Avi. La farfalla femmina gli sorrise radiosa. "Che privilegio ho di parlare con un bruco" disse.

"Cosa vuoi dire?" chiese Avi.

"Non ho più parlato con un bruco dal giorno che ho smesso di essere una di voi" rispose lei.

Avi di nuovo domandò: "Perché non portate tutti i bruchi a fare un giro al di sopra dell'albero?"

"Non c'è niente al mondo che vorremmo di più" disse lei, "ma semplicemente non possiamo."

"Perché allora ci avete portato me?" insistette il bruco grigio.

"Perché tu volevi" rispose lei, mentre già si risollevava il volo.

"Tu hai alzato le braccia perché volare era l'unica cosa che desideravi. Credevi che avresti avuto successo, perciò sono riuscito ad afferrarti per le mani - ti ricordi?" aggiunse il vecchio bruco. E volò via anche lui.

- 14 -

Dopo quel giorno fatale Avi volò molte altre volte. Con il trascorrere del tempo imparò vari motivi musicali e conobbe sempre più farfalle. Da ognuna di loro studiava qualcosa a proposito del loro mondo, e questo gli procurava un piacere indicibile. Quando ricominciò a masticare le foglie trovò che avevano un sapore del tutto nuovo che decise di chiamare "il gusto bersaglio". Finalmente per la prima volta in vita sua era riuscito a trovare una ragione alla monotonia del masticare: sapeva che, se avesse mangiato abbastanza, sarebbe stato abbastanza forte per volare più a lungo e che le farfalle sarebbero state molto contente di portarlo con loro negli spazi aperti.

Gioiva per la gioia che lui stesso dava alle farfalle; non c'erano confini alla sua felicità. Ciononostante più il tempo passava più cresceva in lui un senso di tristezza per i compagni bruchi. "Se soltanto sapessero che cosa si perdono" pensava tra sè e sè, "solleverebbero subito la testa in cerca delle ali delle farfalle... la smetterebbero di masticare senza posa per ascoltare i canti delle creature volanti e alzerebbero le braccia senza paura di cadere, dal momento che di certo qualche farfalla li afferrerebbe prima che si schiantino a terra".

La sensazione di solitudine cresceva così di pari passo alla felicità.

"Sono sicuro di poterglielo spiegare" pensava. Decise dunque di accettare questa nuova sfida: insegnare ai bruchi l'esistenza del mondo delle farfalle. "Io sarò anche uno strano bruco, ma ci devono essere altri come me che sono alla ricerca di qualcosa, ma che non sanno di cosa, e che hanno la sensazione di aggirarsi come ciechi nell'oscurità. Gli mostrerò la strada. Non potrò obbligarli a camminare, ma almeno avrò fatto del mio meglio per aiutarli a scegliere la direzione se ne avranno voglia".

- 15 -

Alla fine anche per Avi venne il momento di abbozzolarsi. Accettò la sua sorte di bruco senza opporre resistenza, consapevole di avere soddisfatto al meglio le proprie potenzialità di bruco. Lasciò dietro di sè delle mappe dettagliate sulla struttura dell'albero e della foresta, e disegni che indicavano la via più facile e più breve per la cima dell'albero; descrisse accuratamente l'anatomia delle farfalle, il modo in cui le uova vengono deposte e come si schiudono e a tutto questo aggiunse perfino delle indicazioni per ritrovare le zone di nutrizione raccomandate e protette. Sapeva che se un altro bruco dalla volontà di ferro fosse nato, avrebbe potuto utilizzare queste informazioni per mettersi in contatto con le farfalle.

Presto infatti la maggior parte dei bruchi cominciò ad utilizzare quelle mappe per trovare senza troppa fatica le zone dell'albero dove le foglie crescevano più verdi. Una minoranza le utilizzò per salire ramo dopo ramo fino alla cima. Pochi infine le lessero per studiare la struttura dell'uovo e del bozzolo, e solamente individui isolati cominciarono a domandarsi come Avi avesse ottenuto tali conoscenze, dove aveva trovato delle soluzioni così semplici a dei problemi così complessi, chi gli aveva insegnato quelle bellissime canzoni. Pensavano: "Posso entrare anch'io in contatto con la stessa sorgente di conoscenza?"

- 16 -

Avi fu il primo di una dinastia di bruchi volanti. Quelli che vennero dopo di lui fecero la stessa trafila, ognuno di loro rinnovando i disegni del capostipite e adattandoli ai tempi moderni. Descrivevano il mondo delle farfalle a quelli che li avrebbero seguiti soprattutto per stimolare la loro forza di volontà e per aumentare in loro il bisogno di alzare le mani al cielo senza paura. Sapevano che le farfalle amano i bruchi più di quanto questi potessero mai immaginare e sapevano che ci sarebbe stato un giorno in cui tutti i bruchi con l'aiuto delle farfalle sarebbero riusciti a volare. Allora sì che tutti, sia nel mondo dei bruchi che in quello delle farfalle, sarebbero stati felici.

Tutti i bruchi volanti erano in attesa di quel giorno e facevano tutto il possibile perché questo momento si avvicinasse.

 

"Tutti i bruchi mangiano, ma quelli che lo vogliono possono mangiarsi tutto."

Avi - il bruco volante

AUTORE: Ghilad Shadmon
TRADUZIONE: Gian Maria Turi

fonte: www.kabbalah.info

 
 
 

Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 25 Ottobre 2006 da Farfalla_senza_Ali

immagineIl lupo e la pecora.

 

In un tempo oramai trascorso, in un epoca passata, in una terra che oramai non esiste più, accadde un fatto incredibile.

Un grande lupo grigio, si aggirava nei pressi di una vecchia fattoria.

Aveva una grande fame: da giorni il suo stomaco brontolava furioso. Era oramai vecchio, per cui non poteva più andare a caccia con il suo branco, e si accontentava di piccole prede malate .. di carcasse .. e non disdegnava qualche bacca selvatica : un vegetariano ? buon viso a cattiva sorte !

Si aggirava, nella notte, attorno alle fattorie dell’uomo, sperando sempre che qualche pecorella “scellerata” ..andasse alla .. scoperta del mondo, contravvenendo agli insegnamenti della madre e sfuggendo alla protezione dell’uomo.

In una notte di luna piena, sentì un belare lamentoso. Si avvicinò ancor di più alla casa e vide mamma pecora che piangeva disperatamente : “ Me triste ed infelice, qualcuno mi ha portato il mio cucciolo, chi sarà stato? perché lo avrà fatto? oh come sono infelice, sarà ancora vivo? “. Il capretto in questione, era un bell’ esserino .. tutto nero con una stella bianca nel centro della fronte ed uno sbuffo bianco sulla coda.

Certamente mamma pecora non poteva immaginare che era stato il contadino, proprio quello che le dava da mangiare tutti i giorni ed a cui donava il suo latte e la sua lana, ad essere il malfattore : quella mattina aveva venduto il capretto, e con il ricavato si sarebbe comperato quanto serviva a lui ed alla sua famiglia.

Il lupo si avvicinò e la chiamò :” vieni qua ti devo parlare”. La pecora si avvicinò alla staccionata e rispose al lupo :” cosa cerchi ? .. lo sai che se ti vede il contadino .. ti ucciderà ?”. Il lupo continuò : “ facciamo un patto, se io ti aiuto a cercare il capretto e lo trovo, tu dovrai darmi la vita .. ci stai ?”.

Mamma Ester non ci pensò due volte, ed acconsentì. Saltò la staccionata e partirono in cerca del piccino.

Un vecchio lupo grigio ed una pecora.

Una strana coppia invero.

Attraversarono praterie e boschi.

C’era un gran freddo e molto spesso, durante le freddi notti, si accovacciavano l’uno con l’altra. La pecora, con la sua lana, riscaldava il grande corpo magro del lupo. Ma il lupo con la sua presenza allontanava i predatori, che si sarebbero voluti sfamare con la carne della pecora. Nacque una sorta di amicizia. Ester aveva scoperto che il vecchio lupo, era un pò cieco e camminava zoppicando : una brutta ferita, mal rimarginata, provocata da una tagliola dell’uomo. Il lupo aiutava la pecora a passare i guadi dei fiumi, la pecora indicava la strada da seguire. Entrambi, dopo poco tempo, si erano abituati a vivere assieme. Salivano e scendevano dai dossi. Panorami di alberi ad alto fusto si alternavano a grandi distese di fiori variopinti ed il tutto si intercalava con tramonti rosati e albe dorate. A volte pioveva a dirotto e dovevano fermarsi. Altre, percorrevano grandi distanze senza mai fermarsi. Ma nulla sembrava poter arrestare il loro cammino. Passavano i giorni, ma ancora nessuna notizia del capretto.

Il lupo con il suo fiuto seguiva la traccia lasciata dal capretto e così continuarono.

Camminando .. camminando, giunsero in un posto che non avevano mai visto in precedenza.

Una grandissima distesa di acqua luminosa che non aveva alcun confine fino all’orizzonte dove sembrava congiungersi con il cielo.

Rimasero stupiti, si avvicinarono, la toccarono, era salata : che strano .. dell’acqua .. salata.

L’acqua sembrava invitarli. I due amici prima timidamente .. poi gioiosamente lasciarono che i flutti giocassero con le loro zampe, poi che lambissero i loro fianchi, poi anche la testa : fu un giorno indimenticabile .. quel giorno avevano conosciuto il mare.

I due proseguirono seguendo la riva. Ad un certo punto, il lupo si fermò improvvisamente ed esclamò : “ è qua, lo sento, ne sono certo”.

In una radura lì vicino, una piccola casetta tutta bianca e dentro un ovile, un bel capretto tutto nero con una stellina bianca sulla fronte.

Ester impazzì di gioia e corse verso il suo piccolo. Il piccolo appena sentì la madre, cominciò a belare teneramente e si leccarono e si annusarono e si toccarono la punta del naso con il rispettivo naso.  

Il lupo era silenzioso, seduto, tenebroso.

Ester trottò verso di lui e disse :” caro amico, non essere triste, io sono gioiosa, ora posso morire in pace. Ho ritrovato il mio piccino ed ho constatato che è ancora vivo e che si trova in un luogo dove si occuperanno bene di lui .. con amore ed attenzione. Orsù  andiamo”.

Il lupo rimase fermo ed i suoi occhi  lacrimavano : “ sciocchezze donna, io non ti sfiorirò neanche un pelo. Io ti voglio bene e ti ringrazio. Ti ringrazio perché per la prima volta ho conosciuto il vero senso dell’amicizia, che tutto dona e nulla chiede per sé. Ed ho imparato una seconda cosa altrettanto importante : che non c’è cosa più bella al mondo che donare il proprio bene più prezioso .. la vita .. per concederla ad un’ altro essere !”.

“ Io ti amo e se mi permetterai vorrei farti compagnia fino a che non morirò, mi resta ancora poco tempo, sono oramai vecchio !” .

Ester lo guardò con dolcezza e si avvicinò di più, con il suo nasino umido sfiorò l’arido e secco nasone del lupo, in quell’istante espresse una preghiera.

Qualcuno, che si trovava un po’ più in alto e che doveva essere un tipo molto tenero ed affettuoso, la ascoltò .. un lampo di luce ed ecco il lupo trasformarsi in un bel caprone nero dalle ampie corna possenti ed una grossa e vellutata barbetta sul mento.

I due si inoltrarono verso la casetta bianca : c’era qualcuno che li aspettava.

 
 
 

Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 16 Ottobre 2006 da Farfalla_senza_Ali


"NON SIETE MAI SOLI, O SENZA AIUTO.
LA FORZA CHE GUIDA LE STELLE GUIDA ANCHE VOI".

Shrii Shrii Anandamurti

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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 29 Agosto 2006 da Farfalla_senza_Ali

Alla scuola materna, un bambino portava sempre due fazzoletti. La maestra gli chiese il perchè: “Uno è per soffiarmi il naso; l’altro per asciugare gli occhi di quelli che piangono”.

Tu, li porti due fazzoletti?

 
 
 

Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 30 Luglio 2006 da Farfalla_senza_Ali

(ripetiti più volte durante la giornata)

Tutte le persone meritano una vita felice e piena.

Abbandono le aspettative

ed espando il mio cuore per accettare

le persone diverse da me.

                                                                                                                           (da "Un anno da vivere" di Louise L.Hay)

 
 
 

Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 29 Luglio 2006 da Farfalla_senza_Ali

 
 
La Verità e la Bugia
 

La verità è scelta consapevole; la bugia è necessità.

 La bugia è desiderio allettante –  La bugia è incompleta. La bugia non vi permette di essere  colui che sceglie la realtà, sarà  la bugia stessa a scegliere. Voi dovrete semplicemente attenervi a cosa essa sceglie per voi, vedete.

 

Semplici principi di base – la verità è ciò che scegliete, ciò che scegliete. Qui vi chiediamo comunque, di non diventare troppo specifici.

Usate l’esempio di quelle persone che hanno scelto che loro sono i creatori, che non hanno bisogno degli altri, che possono farlo. Hanno scelto che possono fare ed agire per conto proprio.

 

 Così molte persone oggi, sono pronte a capire come sia facile fare scelte e poi guardare tutte le sincronicità andare a posto nella loro vita.

 Siete pronti a lasciar andare il concetto di sofferenza?

 

      St.Germain

Quando arrivate a questo punto di dire “io scelgo”, comprendete che non importa cosa scegliete; non importa – non c’è un giusto e uno sbagliato, a questo punto. Voi state semplicemente scegliendo. Andate con essa. E’ la vostra scelta. E’ la vostra capacità creativa. Non armeggiateci. Non cercate di analizzarla.

Fate un profondo respiro.

 

 

 
 
 

TRIPUDO ALLA NAZIONALE CAMPIONE DEL MONDO

Post n°29 pubblicato il 24 Luglio 2006 da Farfalla_senza_Ali

 
 
 
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