E' cosa universalmente nota che un “padrone” possa e debba ispezionare la sua "schiava..." luoghi e modalità sono a sua discrezione....
Il portone del palazzo è aperto, prendo l’ascensore, raggiungo il piano, suono. Pochi secondi, la porta si apre, varco la soglia dell’ingresso, un veloce sguardo meravigliato, seguito da un “che ci fai qui, benvenuto” e scappa per raggiungere i fornelli.
Chiudo la porta di legno scuro dietro di me, mi tolgo la giacca.
La raggiungo in cucina, “non ti aspettavo ma la tua venuta mi fa piacere!” dice distrattamente ed un po’ agitata, continuando a seguire i fornelli.
Senza proferire parola, mi posiziono dietro di lei, allungo il braccio alla sua vita e la cingo a me. La mia ombra la sovrasta, con il braccio libero le sposto i capelli da un lato e la bacio sul collo.
Hai fatto la brava? m'informo, hai studiato?
“Sì” risponde arrossendo “Lasciami seguire la cena” protesta pudicamente.
Continua pure, le sussurro.
“Và bene” risponde sollevata.
Però non mi ritraggo, continuo ad ergermi dietro di lei.
Continua pure, le ripeto, mentre le mie mani iniziano a lavorare sull'abbottonatura e sulla lampo dei suoi jeans e glieli abbasso piano piano.
Arrossisce violentemente... ed esclama “mi umilierai ancora una volta.... “
Glielì sfilo, prima una gamba, poi l'altra... e non li indossa più.
Le abbasso la mutandina, con ancor maggiore lentezza e la sfilo.
T'ho detto di continuare a cucinare, la rimprovero con voce imperiosa; m’ero accorto che aveva smesso di mescolare il riso.
E’ imbarazzata, non riesce a ribattere, ma obbedisce al comando.
Sono dietro di lei, deve pensare a cucinare e non riesce a vivere intensamente il momento come vorrebbe....
Ho in mano la sua mutandina sfilacciata, sento il profumo del suo desiderio.
La biancheria di seta è costosa..., le dico con voce tagliente.
“Lo so” risponde timidamente.
Erano un regalo.... devi imparare ad aver più cura delle nostre cose, la reguardisco.
Ti insegnerò io a farlo!
Spengo il fuoco dei fornelli e l’accompagno nel bagno, cingendola col braccio, la mano posata sui monti di Venere.
La spingo delicatamente dentro la doccia, dove ho messo una sedia di plastica.
La faccio sedere, lei timidamente e sommessamente protesta.... “posso lavarmi da sola”.
Sorrido, tintinnando la testa e le divarico le gambe.
Le passo il tubo flessibile della doccia idromassaggio e la prego di tenerlo e di dirigerlo sul suo fiore. Prendo la spugna morbida ed inizio ad insaponarla, a frizionare.
Lei si stringe ai braccioli della sedia.
La pressione dell'acqua la stimola, le mie carezze la elettrizzano.
Mi eccito ancor più e continuo con maggior vigore.
Sento il suo corpo vibrare di piacere.
La guardo ed esclamo Femmina, non è insensibile a questa magica parola.
Non sono ancora soddisfatto.
Placo il lavoro di spugna e lo sostituisco...
Le mie dita si fanno spazio nel suo.... uno, due, tre....
Si avvinghia a me, supplicando maggior piacere...