FearNoMore

Post N° 65


in certe stanze nessuno ha il coraggio di entrare...pavimento troppo freddo, umido e scivoloso...da far tornare in mente quel "lubrico pič" che mi fece innamorare della letteratura prima che mi ammalassi...e passo i giorni a stento, corrodo una litania antica alla luce verde, perchč si spenga, perchč non consumi le energie che servono a bruciarmi i pensieri con l'elettroshock...ne ho bisogno, lo dice anche il dottore, dice che č necessario, finchč non smetterņ di mangiare i bordi delle parole che mi hanno intossicato da anni le vene nere e blu...controllo con gli occhi lo scacchiere di queste piastrelle e quando voglio so anche invertire i contrari e sono sicura che quando uscirņ da qui saprņ confondere persino il giorno con la notte, la pioggia con il sole, il rumore con il silenzio, i tagli con le carezze...non mi riesce ancora perņ di trasformare il mal di stomaco in un pezzo di pane, quel ricordo osceno nella pagina di un libro...e quando mi alzo in piedi reggo a stento in equilibrio la mia ombra, vorrei dei chiodi per fissarla al pavimento, per fermare una delle parti che si tiranneggiano, ma l'infermiera non mi ha mai perdonato il giorno in cui mi ha trovata crociffisa in cerca di espiazione e allora al massimo posso avere un filo di nastro adesivo, ma si sa come finisce con i fili: uno li perde e non si sa pił cosa pensare...