carabinieri e non

Preghiera del cane randagio


                        Con passo vacillante e con il corpo stremato giungo alla fine dei miei giorni.                                              Forse stasera morirò e da sotto questa quercia,con l’ultimo respiro, che mi resta in gola, vorrei ringraziarti per il pane che mi hai fattotrovare nella spazzatura, per l’acqua che haifatto scendere dal cielo per dissetarmi,per i sagrati delle chiese dove ho potuto ripararmi.Si, Signore, io sono uno di quelli, uno fra tanti che non sa cos’è il calore di una cuccia,il sapore di un osso, la carezza di un padrone,conosco solo l’odore dei calci sul dorso,le sassate sulla fronte,le gomme di quella macchina che mi hanno spinto nel burrone.Ricordo, poi, quella mano grande, pesante,che ancora cucciolo mi ha abbandonato nella strada, dove vissi tutto il mio calvario.Ho attraversato monti, boschi e paesi:nessuno mai mi ha tenuto con sé,nessuno mai mi ha dato un nome.Dalla nascita ho sempre portatoil tuo “Cane”, Signore.Tante sono le cose che vorrei dirti, ma…il cuore ha rallentato il suo battitoe il respiro si affievolisce, sempre più.Perdonami!E ti supplico: fa che la mano dell’uomonon abbandoni più un cucciolo nella strada.E’ triste vivere da vagabondi, è pensoessere soli ed essere semplicemente un cane.Abbracciami almeno tu in questo attimoPerché anch’io ti appartengo.Anna Mazziotti.