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Sospensione mutuo? Impresa ardua

Post n°3 pubblicato il 02 Agosto 2012 da federcontribuenti.it
 

 

Prorogato il termine per presentare la domanda per la sospensione dei mutui fino al 31 gennaio 2013. Tra i requisiti per accedere alla moratoria troviamo: l'aver accumulato 90 giorni di ritardo nel pagamento delle rate; morte; cassa integrazione; grave infortunio; perdita del lavoro. Prima incongruenza, l'accumulo di rate: bastano due mensilità inevase per finire in Centrale Rischi Finanziari. Seconda incongruenza, la situazione economica del richiedente: oltre alle categorie sopra citate esiste una larga fascia di cittadini ed imprenditori, che pur lavorando, a seguito dell'aberrante carico fiscale, soffrono di una momentanea mancanza di liquidità: perchè ignorarli ed escluderli dalla domanda di sospensione? Basterebbe per tutte le categorie in sofferenza, una procedura snella e semplice: la dichiarazione dei redditi in sostituzione di tutti gli altri inutili e macchinosi documenti richiesti per ottenere la sospensione del mutuo. Questi limiti assoluti sono zavorre per l'intera economia. Si segnala inoltre che molti cittadini e piccoli imprenditori hanno chiamato la Federcontribuenti denunciando la sgradevole accoglienza delle banche alla loro richiesta di sospensione del pagamento e l'eccessiva mole di documenti richiesti: tali e tanti da farli desistere. Terza incongruenza: poca chiarezza sulla sospensione degli interessi contrattuali che continuano a maturare durante l'arco dell'anno. Spetterà al cliente rimborsarli secondo la quota per la quale chiede la sospensione, per la quota capitale o per la quota degli interessi. Si presuppone che godere della possibilità di richiedere alla propria banca una sospensione del mutuo serva a facilitare la ripresa economica di una famiglia in difficoltà, eppure non è così.

La Centrale Rischi Finanziari.

CRIF è una società indipendente, il cui capitale è detenuto per il 90% dai soci fondatori e dal management e per il restante 10% da alcuni istituti di credito. Tra questi ultimi, fin dagli anni ’90 nella compagine azionaria sono presenti anche 3 banche di livello internazionale, quali BNL-BNP Paribas, Deutsche Bank e Banco Popolare. Come detto bastano due rate non pagate per venir segnalati al Crif, succede anche se si salta qualche bolletta. In base alle Istruzioni della Banca d’Italia, la segnalazione al Crif non può avvenire in maniera sistematica, come in realtà avviene: '' L’appostazione a sofferenza implica una valutazione da parte dell’intermediario della complessiva situazione finanziaria del cliente e non può scaturire automaticamente da un mero ritardo di quest’ultimo nel pagamento del debito”. È prassi di molti istituti bancari aggiornare la lista in maniera automatica ogni 60 giorni, quindi, bastano due o tre rate per trovarsi nelle strette fauci della Centrale Rischi subendo gravi disagi e vedendosi lesi diritti inviolabili. Un errore che esclude, emargina il cittadino, rendendo impossibile l'accesso al credito bancario, o determinando la revoca di crediti eventualmente già concessi. La segnalazione, con questa prassi, è da ritenersi quindi illegittima perchè mira a perseguire interessi meramente individuali, prescindendo dalla funzione pubblicistica della CRIF, e utilizzando il ricorso a tale strumento per realizzare una forma di pressione e/o coercizione a carico del debitore. Concludendo, è sconveniente che la Centrale Rischi rilasci comunicati stampa su come gli italiani utilizzano o per quale uso privato fanno richiesta di prestiti; è un abuso che viola tutti i principi previsti nella normativa sulla privacy. Veniamo al Percorso Famiglia, nuovo pacchetto di misure concordato tra l'Abi e il ministro per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi. Tra le misure troviamo il rinnovo del fondo nuovi nati, un prestito fino a 5 mila euro da ridare in 5 anni rimborsando 5 mila e 731 euro. Fondo per la casa e fondo studenti. I requisiti sono egualmente impossibili per metà dei richiedenti, capire come richiederli è un impresa anche per il più agguerrito commercialista e, per quanto riguarda il fondo studenti, i costi sono esagerati. Si poteva fare di più?


 

 
 
 

Taranto: costretti a scegliere tra lavoro e diritto alla salute

Post n°2 pubblicato il 01 Agosto 2012 da federcontribuenti.it
 

 

A Taranto si sta consumando una tragedia, da qualunque parte la si guardi, è in corso una ingiustizia. Per tutti gli abitanti, costretti a subire il disastro ambientale provocato dall'Ilva, un disastro dalle conseguenze gravissime sul piano della salute pubblica, dove la percentuale dei malati di cancro è altissima, soprattutto tra i giovani. Per i lavoratori, che rischiano di perdere il posto di lavoro e che hanno ugual diritto di difendere quanto gli permette di vivere. La Costituzione italiana da la stessa importanza sia alla salute pubblica sia al diritto al lavoro, non si può scegliere l'una o l'altro e nessuno dovrebbe trovarsi nella condizione di dover scegliere tra salute e lavoro. Le chiacchiere stanno a zero, in Italia manca il principio nobile della salvaguardia dell'ambiente, della salute pubblica e dell'impiego. Le nostre industrie sono fatiscenti, non solo l'Ilva, eppure godono, quando conviene, dell'innalzamento del tetto di emissioni e quanto altro perchè gli industriali hanno stretti riferimenti politici. Il solito conflitto di interesse insomma. Inoltre non dovrebbe essere il governo con i soldi pubblici a stanziare fondi per la bonifica ambientale cui costi dovrebbero ricadere totalmente su chi ha inquinato, devastato e messo in pericolo la salute pubblica: se si fosse dato seguito a quel disegno di Legge relativo al disastro ambientale, testo approvato dal consiglio dei ministri il 24 aprile 2007, che rendeva reato penale il disastro ambientale, avremmo potuto da tempo risolvere ogni ingiustizia legata all'ambiente, alla sicurezza sul lavoro e al diritto a vivere in un ambiente salubre. Fin quando questi reati non saranno configurati nel codice penale come è giusto che sia ogni risoluzione sarà solo una illusione. Inoltre, laddove gli industriali usassero il ricatto del lavoro per sfuggire alle loro responsabilità è auspicabile che il governo decreti in gran fretta una normativa che glielo impedisca, pena, multe milionarie. Almeno istituiremmo un fondo per i disoccupati.

 

 
 
 

Equitalia: '' una azienda privata quando fa comodo e pubblica quando ne ha la convenienza ''

Post n°1 pubblicato il 31 Luglio 2012 da federcontribuenti.it
 

Equitalia lo aveva promesso e ha mantenuto la parola data: da nord a sud è un piovere di cartelle esattoriali. Veneto e Liguria le due regioni flagellate, a seguire il Lazio e la Campania. A Brescia una famiglia che aveva rateizzato nel 2005 il debito con Equitalia nord e dopo aver finito di pagare senza ritardi sei anni di rate, il suo debito, si è vista chiedere dalla stessa agenzia altre 5 mila e 500 euro di interessi o more. Spesso l'agenzia iscrive a ruolo anche i ritardi di un solo giorno. La famiglia ha richiesto l'aiuto della Federcontribuenti; l'ufficio legale fa sapere che sugli estratti di ruolo della famiglia, Equitalia nord ha evidenziato con la biro la voce, '' oneri ''. Il vicepresidente della Federcontribuenti, Marco Paccagnella: “Equitalia è una azienda privata quando fa comodo e pubblica quando ne ha la convenienza. Vorremmo vedere le gare d’appalto per cui gli enti pubblici si affidano ad Equitalia, visto che è una Spa di diritto privato, oppure i bandi di assunzione del personale, visto che è controllata dal Tesoro e dall’inps. In realtà non esistono né i primi né i secondi perché l’ente, che drena miliardi di euro di tasse sulle tasse, tra interessi di mora e aggi vari, si muove in uno spazio grigio tra diritto pubblico e diritto privato”. Va denunciato che spesso Equitalia vince gare di appalto per la riscossione di debiti prescritti per legge, a Salerno ha vinto l'appalto per occuparsi del recupero coatto della Tarsu mai pagata tra il 1999 ed il 2008 pari ad 11 milioni e mezzo di € ma anche delle morosità idriche pari a 4 milioni di € relative allo stesso periodo. Spiega il responsabile dell'ufficio legale di Federcontribuenti, l'avv Fortunato Forcellino, '' la Tarsu va in prescrizione dopo 5 anni, numerose le sentenze della Cassazione in questo senso, quindi, se vi arriva una cartella Equitalia per la Tarsu del 1999 impugnatela, anche se la cartella ha la data di oggi ''. Il nodo delle rateizzazioni. “Sempre più spesso – spiega Paccagnella – le persone che si rivolgono ai nostri sportelli per essere tutelate ci rappresentano una situazione che ha del grottesco: i funzionari di Equitalia non ammettono alla rateizzazione le singole cartelle esattoriali. Se il contribuente su una parte delle posizioni chiede chiarimenti o la sospensione per ricorsi legittimi, la Spa fa correre gli interessi senza dare la possibilità di rateizzare le cartelle su cui il contribuente non ha nulla da eccepire, anche su cartelle andate in prescrizione o per cartelle su cui un giudice si è già espresso in favore del contribuente. Inoltre su molte cartelle periziate emerge usura. Una situazione che non è degna di una democrazia”. Il nodo Equitalia. Attilio Befera, incontrastato imperatore sia in Equitalia Spa, sia in Agenzia delle Entrate, protetto dalla Italpol. Definito un autentico miracolo giudiziario scampato alla lunga indagine condotta a suo carico dal pm della procura partenopea, Valeria Gonzales y Rojero, che per Befera aveva chiesto addirittura l’interdizione dai pubblici uffici. Nel 2009 l'allora Equitalia Polis veniva definitivamente condannata dalla Corte dei Conti al pagamento di un milione e mezzo di euro, “Nessun dubbio – dicono i magistrati contabili- sul fatto che la concessionaria di riscossione non ha affatto curato con la necessaria diligenza l’organizzazione e il funzionamento del servizio, vigilando adeguatamente sull’attività dei dipendenti”. Compilazioni di verbali attestanti ricerche di contribuenti o di beni pignorabili mai effettuate o effettuate in giorni in cui gli ufficiali preposti agli accertamenti erano assenti. La pm inizia ad indagare anche sul fenomeno delle cartelle pazze: ipoteche su immobili per somme irrisorie e spese a carico del contribuente per la cancellazione dei pignoramenti illegittimi. Abbiamo un caso emblematico a Cava dei Tirreni di cui si è occupata anche la televisione francese. Il reato: abuso d’ufficio nell’attività di riscossione. Quando l'indagine si chiude con la richiesta di rinvio a giudizio per i massimi dirigenti di Equitalia, dove si attendeva solo il pronunciamento del Gip Maria Vittoria De Simone, questa viene promossa e trasferita, sostituita dalla meno esperta Giuliana Polito, che il 26 settembre si pronuncia con l'archiviazione su richiesta dello stesso pm Gonzales y Rojero che aveva in prima istanza chiesto il rinvio a giudizio. L’ente di riscossione negli ultimi anni ha ipotecato o pignorato oltre 426 mila immobili.

 
 
 

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