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Cogne/ Tutte le accuse alla Franzoni. Riprende il processo

Post n°28 pubblicato il 27 Marzo 2007 da DiavolettoFatato

Aula 6 del tribunale di Torino. Nuova udienza per il processo di
Appello ad Annamaria Franzoni, condannata in primo grado a
trent'anni per l'omicidio del figlio Samuele.
Sono le giornate della requisitoria del procuratore generale
Vittorio Corsi. Quella di ieri è stata una requisitoria dura,
che ricostruisce la tragica mattina del 30 gennaio 2002,
quando il piccolo fu ucciso a Cogne nel letto dei genitori.
Oggi invece tocca alla perizia sul pigiama.
L'arringa dell'avvocato Paola Savio, difensore di
Anna Maria Franzoni, è stata fissata per il 2 e 3 aprile.

SAMUELE UCCISO CON UN MESTOLO
PER UN CASTIGO IN 20 SECONDI
-
"Depositerò brevi memorie sull'arma nel corso della mia
discussione: la mia tesi è che l'arma sia un mestolo o,
una - mestola -, come dice Giorgio Franzoni in una telefonata".
Sono fredde e dirette le prime parole della requisitoria
del  procuratore generale.
Il piccolo Samuele Lorenzi  è morto durante "un atto di castigo".
Il magistrato ha ricostruito il delitto dicendo che Samuele era
disteso sul letto dove l'assassino, nell'ultima è salito con entrambe
le ginocchia.
"E' stato un delitto d'impeto collegato a una rabbia allucinante",
ha detto Corsi.
Il bimbo sarebbe stato ucciso con sette colpi inferti in
quindici-venti
secondi.

immagine

Il letto sul quale è stato
ucciso Samuele

Annamaria poi avrebbe poi coperto Samuele
con il lenzuolo senza essersi ancora resa ben
conto di quello che aveva fatto.
Alle 8,15 la donna avrebbe raggiunto Davide
che era in giardino per accompagnarlo al pulmino.
Poi sarebbe tornata, avrebbe lavato l'arma
("se non l'aveva fatto prima"), oppure l'avrebbe portata
fuori nel calzino mancante (riferito al fatto che nella casa
risulta sparito un calzino della donna) o l'avrebbe messa
in un posto dove qualcun altro sarebbe andato a
prelevarla, oppure, ancora, l'avrebbe rimessa a posto
appesa a un chiodo o in un cassetto.
Poi, alle 8,28, la chiamata al 118.
Secondo Corsi, inoltre, Annamaria avrebbe nascosto
la casacca insanguinata sotto il piumone perchè
"farla sparire avrebbe destato sospetti".
La rabbia che le ha fatto colpire Samuele si inserisce,
secondo il procuratore, in un contesto di estrema ansia
che Annamaria stava vivendo: la notte aveva dormito
malissimo, aveva davanti a sè una giornata molto impegnativa
da sola in un posto bellissimo, ma isolato.

AMMISSIONI IMPLICITI -
Secondo Corsi ci sarebbero delle "ammissioni implicite"
di Annamaria Franzoni
in alcune intercettazioni telefoniche
ed ambientali.
Il 30 gennaio, giorno dell'omicidio, Annamaria dice
che "l'assassino poteva ammazzare anche Davide
(il figlio maggiore ndr) quando era fuori" a cui segue
poi una frase del marito Stefano, che dice "..perchè Davide è rimasto
fuori quattro o cinque minuti mentre lei..." (contraddicendo così
la tesi che Davide sarebbe stato sempre insieme alla madre, che poi
lo ha accompagnato alla scuolabus. Tesi sempre sostenuta dalla difesa).
"Cosa è successo in quei minuti - ha detto Corsi -
lo possiamo ipotizzare, sostenere, affermare.
Annamaria cerca di avere da Davide l'alibi di
essere stata in casa fino alle otto".

immagine
Anna Maria Franzoni

C'è poi un'altra intercettazione ambientale
del 1 febbraio su cui si interroga il procuratore
generale nella quale Annamaria dice a Stefano
"mi sono vista Daniela( la vicina di casa) che gli tirava così.
Sammy era in silenzio ma non ha pensato che poteva essere
la mamma".
Altre circostanze anomale sono per Corsi le frasi intercettate
nelle telefonate tra Annamaria e i suoi famigliari in cui più
volte si fa riferimentio al fatto di non parlare troppo al telefono:
"non parlare", "ci stanno a sentire",
"metti giu, non posso tanto dire".
Corsi si e' chiesto poi se Ada Satragni la psicologa,
che fu la prima a intervenire la mattina dell'omicidio,
abbia delle colpe come medico e ha citato al riguardo
un'altra intercettazione, nella quale il papa' di Annamaria,
Giorgio Franzoni, dice alla figlia "Ada rischierebbe
un'incriminazione da parte tua".

"Basta con le dirette in Tv" -
"E' ora di finirla - ha continuato Corsi - 
con queste trasmissioni in diretta dopo gli omicidi
,
dove tutti vanno a dire la loro".
Il procuratore generale non ha risparmiato dure accuse
anche contro molti mezzi di informazione citando
esplicitamente la trasmissione "Porta a Porta"
ma allargando le critiche a tutta l'attenzione che
i media hanno rivolto alla vicenda di Annamaria Franzoni.
"E' ora di finirla, è ora di finirla" ha quasi urlato in aula Corsi e,
per far capire quanto evidente sia anche questa "anomalia",
ha spiegato che il rapporto tra processo e media nel "processo Cogne"
 è stato addirittura oggetto di una lezione nella prestigiosa università
americana di Berkeley.


   
 
 
 

Post N° 27

Post n°27 pubblicato il 16 Marzo 2007 da DiavolettoFatato

Diddl by mondoglitter.it

Sabato scorso io e la mia dolcissima metà siamo andati a fare un giretto a Torino.... che bello, abbiamo staccato dall'abitudine di tutti i giorni.

Meno male che ha giocato Venerdì sera.

E' il capo cannoniere degli amatori.
Sei stupendo amore mio!!

 
 
 

Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 07 Dicembre 2006 da DiavolettoFatato

L'amore non bisogna implorarlo

e nemmeno esigerlo.

L'amore deve avere la forza

di attingere la certezza in se stesso.

Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

- Hermann Hesse -

 
 
 

Tratto dal "Corriere della Sera" pubblicato il 1 dicembre 2006

Post n°25 pubblicato il 07 Dicembre 2006 da DiavolettoFatato

Sezione: reati omicidi - Pagina:024

  «Lo picchiava e Francesco piangeva» Il bambino-testimone sfida il paese
Enna, ha fatto arrestare un uomo per l' omicidio del suo amico. Muro di omertà
   DAL NOSTRO INVIATO BARRAFRANCA (Enna) - «Mi descrivi Francesco? Qual è l' ultima immagine che ricordi di lui? Com' era in quel momento?». «Era triste. Piangeva». «E tu? Ricordi cos' hai provato?» «Tristezza». Pomeriggio del 19 luglio 2006. Un ragazzino di 14 anni si incammina a testa bassa verso i suoi ricordi e non sa, onestamente, se gli basteranno i passi per arrivare dove vuole arrivare. Perché, a dirla proprio tutta, vorrebbe non parlare mai più di quella sera. Lo fa per un amico che non c' è più e perché è ora di finirla con i silenzi e i «non ricordo». Da quando ha raccontato ai giudici degli abusi sessuali, delle fotografie fatte ai bambini nudi, del fatto che qualcuno voleva metterle su Internet, dell' ultima volta che ha visto il suo amichetto del cuore prima che fosse ammazzato... Ecco, da quel giorno gli sembra che tutto giri storto. Da quando hanno arrestato i cinque di cui proprio lui ha fatto i nomi, poi, non ne parliamo... Quando esce da solo si guarda le spalle, niente più giri in bicicletta, i compagni di gioco di sempre l' hanno isolato e più si avvicina il processo di quei cinque più sente crescere sulla sua pelle quello che gli inquirenti descrivono come «una grave situazione di pressione ambientale in atto nel piccolo comune di Barrafranca». Ma lui, piccolo com' è, è l' unico «gigante» di questa storia, è il testimone-chiave dell' inchiesta per omicidio, violenza sessuale di gruppo e pedopornografia: quella partita dalla morte del suo amico più caro, Francesco Ferreri, ucciso a 13 anni per essersi ribellato (ipotizza l' accusa) a un abuso sessuale che per i suoi aguzzini doveva essere il primo di una lunga serie. Il testimone-bambino ha già raccontato cinque volte cosa accadde la sera dell' omicidio, ma accetta di farlo una volta ancora, «l' ultima», gli hanno promesso prima di cominciare l' incidente probatorio del 19 luglio. Così eccolo riprendere il filo del discorso, davanti a due giudici e una psicoterapeuta. Torna con la memoria al 16 dicembre dell' anno scorso. Alla stalla dove si facevano «cose porche». Descrive ambiente, attrezzi, indumenti intimi, vestiti, perfino il gruppo elettrogeno che illuminava la stalla. «Cos' hai visto quando sei arrivato lì?». «Salvatore Randazzo che era sopra Francesco che era nudo. Non aveva nemmeno i boxer scuri». (...) «E cos' altro hai visto?». «Giuseppe Faraci che scattava fotografie. Poi passava la macchina a Tony e anche lui faceva le foto». (...) «Cosa dovevano fare con le foto? L' hanno detto?». «Le dovevano mettere su Internet». Poi dettagli su come e a chi le ha viste scaricare su un computer. Il ragazzino rivede l' amico Francesco che incassa un ceffone perché «non voleva fare quella cosa...», gli sembra di sentire la voce di Faraci che gli dice «ora tocca a te», ripensa allo sguardo che ha scambiato con Francesco mentre saliva in macchina. «Francesco piangeva ancora quando è salito sull' auto di Faraci?». «Sì». «E Faraci era tranquillo?». «Tranquillo». L' ultima immagine di Francesco è tutta lì, in quell' auto, e nessun altro può ricordarlo dopo quel momento se non il suo assassino. Perché Francesco Ferreri pochi minuti dopo è stato massacrato a colpi di chiave inglese e buttato in una scarpata. Era un venerdì, l' hanno trovato domenica mattina, «il giorno che la terra si è aperta e l' ha inghiottito», come dice sua madre Anna. «Da quando me l' hanno riportato in una bara non faccio che pensare a come gli sarà battuto forte il cuore davanti a tutti quei mostri, povero figlio mio...». In un anno di inchiesta la procura ordinaria di Enna e quella minorile di Caltanissetta hanno ricostruito «il peggior scenario possibile» sullo sfondo dell' omicidio di Francesco. Hanno arrestato il presunto assassino, Giuseppe Faraci, 21 anni, e con lui sono in cella per violenza sessuale e pedopornografia anche Salvatore Randazzo, 20 anni, Calogero Mancuso, 40, Antonio Lo Bue, 42, e un minorenne, il solo già rinviato a giudizio. L' avviso di chiusura delle indagini per gli altri quattro è pronto e intanto la polizia postale cerca tracce utili sui computer della scuola che Francesco frequentava e che pochi giorni fa sono stati sequestrati. La preside ha saputo da un bidello che almeno un computer è stato usato per vedere immagini pedopornografiche, ma non lo ha detto ai carabinieri. Anche la studentessa che ha visto Faraci «sconvolto» la sera dell' omicidio non è andata in caserma. Eppure seguendo le indicazioni che lei ha dato ad amici e parenti è stata trovata l' arma del delitto. E invece l' amichetto di Francesco no. Lui resiste. E parla. Forse è per questo che il gip, 15 giorni fa, ha deciso di prorogare le indagini e tenere in carcere gli arrestati che «potrebbero indurlo a ritrattare» dopo che «faticosamente» ha dovuto «superare il muro di omertà che buona parte dell' opinione pubblica barrese ha in qualche modo contribuito a realizzare». IL PRESUNTO ASSASSINO *** Giuseppe Faraci ha 21 anni. È in carcere con l' accusa di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e pedopornografia. Secondo l' accusa avrebbe ucciso Francesco colpendolo 19 volte con un «pappagallo», una sorta di chiave inglese usata dagli idraulici. «Guarda caso», sostiene l' accusa, «proprio l' attrezzo che ci risulta lui avesse prima del delitto» *** LA GIOVANE VITTIMA *** Francesco Ferreri, 13 anni, il giorno della cresima, a giugno del 2005. Il piccolo è a un passo da Giuseppe Faraci. «Non mi ero mai accorta che in questa foto c' erano tutti e due» dice la madre di Francesco, Anna. «Quando l' ho notato ho pensato "per chi avrà mai pregato, quel ragazzo?". E ho immaginato mio figlio mentre pregava lui di non fargli male, di non ucciderlo. Povero bambino mio...» *** 5Arrestati *** Fra loro anche un ragazzo minorenne *** 200 Ragazzi *** Sentiti a verbale nel corso delle indagini    Fasano Giusi

 
 
 

TUTTO CIO' GRAZIE ALL'INDULTO?

Post n°24 pubblicato il 30 Novembre 2006 da DiavolettoFatato

BRUCIA LA LINGUA DELLA COMPAGNA

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Spegne la sigaretta sulla lingua della sua compagna durante un litigio
con minaccie e percosse. E' successo a Pinerolo, nel cuneese.
La donna, una 33enne, è stata soccorsa dai carabinieri avvertiti dai
vicini che avevano sentito le urla di dolore.
Cosimo Gabello, 37 anni, è stato arrestato. Già noto alle forze dell'ordine,
con precedenti che vanno dal furto, ricettazione, resistenza,
a maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale, era tornato in libertà ad
agosto grazie all'indulto ma con l'obbligo di dimora in paese.
Nei suoi confronti si sta ora procendo d'ufficio, dal momento che
la sua donna, con cui conviveva da circa due anni, ha avuto paura
di sporgere denuncia contro di lui per timore di vendetta!!!

 
 
 
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