Parole in libertà

Paure


Leggendo un articolo su un quotidiano locale circa l'allarmente aumento di iscrizioni da parte di ragazze ai corsi di autodifesa tenuti nella mia città, dò finalmente sfogo a ciò che mi rode dentro da un bel pò. Precisamente da quando le aggressioni ai danni delle donne hanno preso un ritmo incalzante (c'e' stato un periodo in cui la cronaca ne riportava uno a settimana).Parto dal presupposto che ho un lavoro turnante, che 3 volte la settimana mi vede fuori casa fino alle 10 passate. Da quando non ho più il fidanzato (e di conseguenza la macchina, se l'e' presa lui per comune accordo), il rientro serale mi provoca un bel pò d'ansia. Vivo sì in una tranquilla zona residenziale, regolarmente servita da autobus, ma devo percorrere un tratto di 5 minuti a piedi dalla fermata a casa mia.Se invece decido di usare la bici, la devo lasciare in stazione a Mestre e dopo un tragitto di 10 minuti sono a casa. Ma che tragitto! Extracomunitari ovunque, spesso e volentieri protagonisti di risse, accoltellamenti ed altre amene attività "pacifiche".Inutile nascondere che il dilagante "popolamento" di stranieri (a volte in autobus non si sente manco una parola di italiano), unito ai sempre più frequenti articoli di cronaca nera di cui sono protagonisti principalmente loro, genera in me un profondo senso di inquietudine e di paura per la mia incolumità. Tant'e', vagliate tutte le possibili alternative per un rientro sicuro (la macchina non me la posso permettere, non so andare in scooter e non posso certo prendere un taxi tutte le volte in cui torno dal lavoro), ho chiesto un cambiamento degli orari, inizio anticipato di un'ora, con conseguente stacco alle 20.00 e rientro a casa per le 21.00. La mia collega si dice d'accordo, mentre i maschietti (a cominciare dal collega, finendo al responsabile) storcono il naso, avanzano mille obiezioni. Tanto che uno di loro mi dice "Insomma, tutto sto casino perchè vuoi essere a casa prima?" Guardandomi pure con aria di compatimento, sguardo del tipo "Povera paranoica"Considerando che più o meno questa e' stata la reazione di tutti i maschietti presenti nella mia vita quotidiana (alle mie rimostranze sulla paura di rientrare la sera, ho sentito da "Ma corri, esagerata, cosa vuoi che ti succeda la sera!" da "Non starai mica scherzando, cos'e',siamo nel Bronx, ti corrono dietro con la pistola?", passando per un "Però, non per allarmarti, ma una mia amica l'hanno tirata giù dalla bici e tentato di aggredire")A questi signori io dico: GRAZIE! Grazie per la considerazione, l'assoluta indifferenza con cui vivete le "paranoie" (credo un "pelino" giustificate dai recenti fatti di cronaca) di una donna costretta a percorrere con l'angoscia quel tratto di strada dalla fermata a casa, a pedalare quei 10 minuti voltandosi continuamente nella paura "di essere tirata giù", di una donna che non riesce nemmeno più a camminare tranquilla per le calli della sua città la mattina presto e tutto solo perche' non e' nata uomo! Ma che ne sanno loro della nostra vulnerabilità? Della estrema pietà per le vittime di aggressioni, perchè se ci immedesimiamo in loro, pensiamo che non riusciremmo a sopravvivere al dolore? E soprattutto... Perchè dover vivere nell'angoscia? Sono molto amareggiata e mi chiedo: devo aspettare pazientemente di essere una over 60, quando il massimo che potrà capitarmi sara' quello di essere scippata per strada? Ps. Non ho ottenuto il cambio d'orario... Quando si dice sensibilità verso le emozioni altrui!!!!