Nataieri73

Come sei bella Liv


L’occhio è ancora lì, cerca, legge i nomi sulle lapidi di un cimitero, in un prato discendente verso un fiume e lungo le sue sponde e finalmente, prova a riposarsi.Non guarda più fuori, adesso, guarda dentro, segue la mano che scrive, prende appunti, in quel momento il fiume di fronte è solo un’immagine proiettata all’interno, acquisita da tempo. L’occhio si ridesta e continua a scrutare avanti a sé, si ricongiunge di nuovo all’orizzonte e non pensa mai a Dio. Forse potrebbe essersi nascosto all’orizzonte, forse Dio è l’orizzonte. Per caso è in mezzo alle foreste, in mezzo ai prati ai laghi nel cielo viola nella luce estiva nel buio dell’inverno. Forse è ovunque ma in realtà non esiste, a meno che non si ritiene di esserne degni. Sillanpaa, Undset, il rapporto con Dio che l’occhio fissa da lontano emerge nel ricordo letterario, nella sua essenza.Dio è il caso che si fonde nella natura delle cose. Dio è nell’occhio che si perde in orizzonti lontani, fusi in un solo colore neutro, nella percezione dell’infinito.Infine, l’occhio segue gli ultimi caseggiati, scruta ancora in mezzo a pagine scritte, rincorre le radici di un popolo. Scopre lo svedese emigrante, con il suo sacco in spalla, contadino che muore di fame, assieme alla sua famiglia, in partenza per l’America. Lunghi viaggi estenuanti, costellati da indicibili sofferenze, malattie e morti ma alla fine la terra promessa arriva. Il Minnesota.Come in un film di Bergman, con la Ullman e Max Von Sydow. Su quella nave, mi pare ci fossero un prete e una prostituta, emblema dell’incontro-scontro tra due antitetiche verità e contrapposti valori.L’occhio prende la sua strada, con malinconia, scruta l’ultimo orizzonte e infine si ferma, ancora una volta, sulle pagine di un taccuino, rientra in sé e lascia che sia la mano a proseguire il viaggio, si addormenta dopo aver acquisito l’ultima immagine.