Nataieri73

Siamo con voi


Donne dell'Iran noi siamo con voi. Sento di parlare a nome di tutte le donne italiane. Scolarizzate, intellettuali, semianalfambete, operaie, avvocatesse, impiegate, inprenditrici, studentesse, pornostar, magistrati, economiste, casalinghe, letterate, storiche, antropologhe, ricercatrici, fisiche, scienziate, astronome, biologhe, contadine, vigilesse, dottoresse, ministri, consiglieri comunali, assessori, guardie giurate, fattorine, postine, bancarie, fiscaliste, naturopate, matematiche, ragioniere, artiste, ballerine, cantanti, attrici, nobildonne, operatrici ecologiche, direttrici di gallerie, analiste finanziarie, broker, capitani d'azienda, insegnanti, madri, figlie, bambine, neonate e se ho dimenticato qualcuno, chiedo umilmente venia.Donne iraniane, noi vi sosteniamo, noi vi sproniamo, noi siamo con voi con il cuore e con la mente affinchè la vostra lotta per la parità dei diritti sia vinta. Siamo con voi affinchè venga riconosciuta in tutto il paese la vostra forza e la vostra importanza nella società.In questi giorni in cui in Iran vengono arrestate le donne che contestano, che chiedono diritti, picchiate e chiamate prostitute, in questi giorni in cui il minimo che esse osano chiedere è di smettere di lapidare le adultere, in questi giorni in cui il massimo che osano chiedere è di avere riconosciuta parì dignità rispetto al maschio, noi siamo con voi.Anche da noi fino a qualche anno fa l'adulterio femminile veniva considerato reato. Le donne erano uccise affinchè l'uomo lavasse l'onta del tradimento e nessun tribunale si sarebbe mai sognato di incarcerare un uomo per questo, anzi ne era legittimato. Lo stupro era prassi comune. La donna era meno che niente, un buco in mezzo ad una chioma di svariati colori. Un buco in cui inserire l'organo maschile e una schiava adibita a straccio per pavimenti.  Se in famiglia nasceva una bambina era una disgrazia. Se moriva una bambina era un sollievo. Anche noi abbiamo le nostre ferite, ancora sanguinano. Perciò vi sosteniamo. Siamo tutte sorelle.http://www.cinemah.com/editoriale/2002/0307/porto002.html